La disoccupazione nazionale mostra dei segnali leggermente positivi nonostante il momento negativo che vive l’economia mondiale. È quanto presentato dall’ISTAT nel corso dell’audizione sulla Nadef dinanzi alle Commissioni Bilancio di Senato e Camera. Aumentano gli occupati ma è il tempo parziale a guidare la crescita (+97 mila), con un incremento notevole del part-time involontario. Le situazioni più critiche riguardano il Mezzogiorno, le donne e i giovani.
I numeri sulla disoccupazione sono positivi, ma ecco perché non si può esultare
La disoccupazione in Italia è, secondo i numeri, in ribasso ma non ovunque, e in particolare non nel Mezzogiorno. Emerge dai dati una frattura ancora più acuita tra Nord e Sud: all’aumento dell’occupazione nel Nord (0.7%), corrisponde un calo – per il terzo trimestre consecutivo – nel Mezzogiorno (-0.3%).
È un po’ come la storia di Trilussa e i polli: se uno mangia due polli e un altro no, in media ognuno ha mangiato un pollo, ma di fatto uno ha mangiato e l’altro ha ancora fame. La stessa storia accade nel mondo dell’occupazione in Italia: si può esultare, e anche relativamente, ma di fatto una parte del Paese ha ancora fame. Nel Mezzogiorno, alla desertificazione industriale fa eco l’incolmabile dissesto economico che si traduce poi in calo demografico e sociale.
Lo scenario che si presenta è una doppia rincorsa
L’Italia insegue il sogno di porsi alla pari delle grandi realtà economiche europee in quanto a occupazione, mentre una parte del belpaese insegue il sogno di porsi alla pari delle realtà delle regioni settentrionali. Rincorse e sogni, la frattura si acuisce anche così.
Il Mezzogiorno è la terra delle belle spiagge e del bel mare, impossibile però da raggiungere con il trasporto pubblico, vittima e colpevole dei traffici immondi, mostra a cielo aperto di rifiuti. Il Sud è la zona più fragile del Paese in cui «ormai non scappa più soltanto chi cerca una speranza nell’emigrazione. Dal Sud stanno scappando perfino le mafie: che qui non “investono” ma depredano solo» (Caro Presidente, di Roberto Saviano).
Occupati, disoccupati e inattivi
L’audizione va letta nel profondo. La disoccupazione è diminuita ma sono aumentati in modo consistente gli inattivi – coloro che hanno smesso di cercare un lavoro –, come dire che la medicina è amara ma il miele è dolce e aiuta a ingoiarla. Il reddito di cittadinanza, che dovrebbe far diminuire gli inattivi e aumentare il numero di coloro in cerca di lavoro, è una misura ancora troppo recente per trarne delle somme. Di certo sarà interessante osservarne gli effetti sulla disoccupazione, soprattutto nel Mezzogiorno, dove si è verificato il boom delle domande di fronte alle esigue offerte di posti di lavoro.
Disoccupazione: più vulnerabili i giovani e le donne
In Italia soltanto il 56,2% delle donne è attivo nel mondo del lavoro. È uno dei valori più bassi in quanto a occupazione in tutta Europa insieme alla Grecia. Varie le ragioni. Si tratta di mogli e madri ancora discriminate nel contesto lavorativo e per questo più fragili. L’assenza ad esempio di asili nido e di un adeguato sistema di sostegno determinano le scelte di chi non lavora. A influire sono poi il titolo di studio e la regione di residenza.
Una piccola nota positiva in tanto grigiore: l’imprenditoria femminile potrebbe, e si spera, rappresentare un trampolino di lancio per il futuro, ma solo con politiche attive e di supporto. Secondo Unioncamere infatti in notevole aumento è il numero di donne che guidano le aziende, soprattutto nel Mezzogiorno.
Ultimi ma non ultimi i giovani, la cui incidenza sulla disoccupazione in Italia è alta. Si è abbassato il numero della popolazione giovanile, i percorsi di studio sono più lunghi e maggiori sono le difficoltà di inserirsi nel mondo del lavoro. Osservando i giovani occupati emerge poi che la percentuale degli impiegati a tempo indeterminato si è abbassata. Critiche restano le condizioni dei giovani del Mezzogiorno secondo l’Eurostat. Campania, Sicilia e Calabria sono le regioni con più disoccupati tra i 15 e i 24 anni.
Disoccupazione e divario non saranno sanati nel 2020
Siamo lontani dal porre fine alla parola disoccupazione tanto quanto siamo lontani dal vedere risanare il divario tra Nord e Sud. Certo è che servono risposte concrete, non misure esclusivamente di sussistenza quanto reali investimenti a lungo termine, una maggiore e costante presenza statale sul territorio e un constante monito: il Mezzogiorno, i giovani e le donne sono parte di questo Paese, e non possono essere dimenticati.
Alba Dalù