Anonymous, l’associazione di hacktivisti (ovverosia attivisti che usano gli strumenti di hacking) più famosa al mondo, attraverso uno dei suoi account twitter ha dichiarato una cyber guerra contro la Russia, schierandosi dalla parte dell’Ucraina nel conflitto che si protrae già da svariati giorni e sta mietendo molte vittime innocenti.
Il 16 febbraio Anonymous aveva già avvisato che se si fosse intrapresa l’invasione dell’Ucraina avrebbero dato inizio ad una guerra informatica. E così è stato. Nella notte del 24 febbraio scorso Putin diede ufficialmente il via all’invasione. Solo pochi giorni prima si parlava di alcune truppe russe entrate nelle regioni del Donbass in funzione di pace, ma alla fine ciò che è avvenuto è stato tutt’altro che pacifico. Alla notizia, Anonymous, come preannunciato, dichiara subito guerra alla Russia.
Non si tratta della prima azione informatica che Anonymous attua contro un Paese forte, lavorando dal 2008 ha sempre sferrato attacchi informatici ad aziende e governi. Il fine degli attacchi informatici è quello di indebolire la comunicazione, impossessarsi di dati di grandi rilievo da utilizzare contro il nemico fino ad arrivare alla distruzione di dati o trafugare informazioni.
In soli due giorni, quando le prime notizie sulle azioni della Russia in Ucraina, sono stati sabotati i siti governativi e istituzionali, le homepage dei principali media vicini a Putin, come il sito di RT News, e gli hacker sono riusciti anche ad avere accesso a documenti dell’Istituto di Sicurezza Nucleare di Mosca. Sono seguiti il blocco delle ferrovie bielorusse, con la minaccia che sarebbero rimaste ferme fin quando le forze armate russe non avessero lasciato la Bielorussia, e sono state intercettate anche le comunicazioni tra i militari russi.
Anonymous ha inoltre compiuto azioni particolarmente eclatanti da un punto di vista mediatico: hackerando le televisioni russe, gli attivisti sono riusciti a mandare in onda un servizio dove viene mostrato alla popolazione cosa sta accadendo davvero in Ucraina. Hanno modificato la posizione satellitare dello yacht di Putin, Graceful, sull’Isola dei Serpenti nel Mar Nero facendo credere si fosse schiantato, modificando la posizione della localizzazione geografica con “inferno”, mentre sul portale di navigazione Vesseltracker il nome dello yacht è diventato “FCKPTN“, insulto diretto al presidente russo. Dopo poco è tornato al suo nome originale, ma l’ID è diventato “Anonymo”.
Le azioni di sabotaggio sono continuati prendendo il possesso dell’agenzia spaziale russa Roscosmos: l’agenzia ha smentito di aver perso il controllo dei suoi satelliti e di aver solo rimandato il lancio di 36 satelliti della costellazione OneWeb per le connessioni internet. Successivamente arriva la rivendicazione dell’attacco sui canali di Anonymous dichiarando che «la Russia non ha più il controllo sui propri satelliti-spia» anche se l’agenzia Roscosmos ha prontamente smentito che il blocco è avvenuto a causa del sistema automatico di protezione e non grazie ad Anonymous.
Gli hacker di Anonymous sono riusciti anche a sventare un attacco al presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy programmato per il 2 marzo pubblicando sui social «informazioni trapelate dall’Fsb russo hanno allertato l’Ucraina di un complotto per l’omicidio del presidente Zelenskyy. Ora, possiamo aspettarci una lotta di potere interna al Cremlino per rovesciare il regime di Putin. Nel frattempo, continuiamo con gli attacchi». Insomma, il gruppo degli hacktivisti si sta dimostrando più efficace delle nazioni Occidentali nel supporto pragmatico alla lotta dell’Ucraina e degli ucraini. Che le azioni di cyber-guerra di Anonymous possano influire sulle sorti del conflitto in modo determinante?
Gaia Russo