I ministri Calenda e Galletti hanno presentato alle Commissioni ambiente e attività produttive di Camera e Senato la nuova Strategia energetica nazionale: proposta una road map per la conversione al rinnovabile che passa attraverso l’addio al carbone entro il 2025.
Le parole del ministro Calenda sembrano non lasciare spazio ad equivoci: la nuova Strategia energetica nazionale (Sen) fissa come obiettivo per l’Italia la rinuncia al carbone entro il 2025, nell’ottica di una progressiva conversione al rinnovabile. Il 2050 era stato fissato dai ricercatori di Stanford come l’anno zero della produzione energetica per circa 150 stati tra cui l’Italia: la prospettiva proposta era quella di una totale dipendenza dal rinnovabile, con una capacità tale da soddisfare le richieste non solo delle utenze civili ma anche di quelle industriali.
In tale ottica quello che emerso dal rapporto GreenItaly 2017 è promettente: «L’abbandono del carbone permetterà un miglioramento dello qualità della vita, ma è necessario – afferma lo stesso ministro allo Sviluppo Economico, Calenda – garantire la produzione d’energia elettrica.» Nelle ultime settimane la posizione a favore di una nuova gassificazione con aumento della produzione e la creazione di nuovi impianti sembra essersi raffreddata, ma è certo che il gas rappresenterà un sostegno durante la lunga e complessa fase di transizione.
Sebbene la Sen tracci dei chiari punti strategici per il raggiungimento di un’economia finalmente green è chiaro che non sarà un percorso semplice. A giocare un ruolo fondamentale sarà il contributo di altri ministeri, come spiega il ministro dell’ambiente Galletti: «Il tema della governance sarà determinante ai fini degli effetti che potrà produrre la Sen. La Sen oltre ad interessare i ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico interagisce con altri ministeri come agricoltura, trasporti ed economia. Per questo è indispensabile una cabina di regia. Tutte le varie strategie si dovranno parlare insieme e alla fine dovranno dar luogo al piano strategico industriale del Paese».
La Sen verrà ultimata entro la prima settimana di novembre, quindi presentata in Parlamento e il decreto emanato e firmato dal ministro Galletti sarà soltanto il primo passo di un processo lungo e articolato. I primi dissidi sono legati proprio alla possibile nuova accelerata sul gas: si tratta comunque di un combustibile fossile di certo meno inquinante del carbone, ma come fa notare il Wwf Italia appare strano puntare su una fonte energetica che, almeno nei piani, dovrebbe poi essere soppiantata dal rinnovabile. La fase di transizione prevede una creazione di infrastrutture che garantiscano la possibilità di avere in ogni caso una fornitura energetica e appare poco pratico continuare ad alimentare un settore, quello del gas – legato ad esempio agli autoveicoli – che nel giro di qualche anno dovrò poi lasciar posto alle rinnovabili. Perché non puntare direttamente su queste ultime?
La Sen appare in ogni caso un primo forte segnale dell’Italia per trasformare in realtà le promesse degli Accordi di Parigi: Greenpeace ha accolto con favore le nuove dichiarazioni del ministro Calenda che parlavano di un periodo di riflessione sul tema del gas. In effetti l’abbandono del carbone entro il 2025 può avere un reale e concreto impatto se inserito in un contesto più ampio che porterebbe, e gli studi di Stanford ne dimostrano la fattibilità, a un totale distacco da fonti energetiche inquinanti. Un notevole investimento nel rinnovabile appare non più rinviabile, si prospetta altrimenti, ed è questo il timore di molti, una situazione al 2025 simile a quella di oggi con l’Italia priva di carbone, ma dipendente dal gas e con degli impianti delle energie rinnovabili non in grado di assorbire il carico energetico necessario obbligandoci ad un ulteriore fase di transizione che allungherebbe notevolmente i tempi di una concreta phase out.
Chiaro che una posizione decisa sulla decarbonizzazione s’attende in sede di presentazione del Bilancio: una scelta forte e chiara potrebbe avere certamente un effetto domino, una corsa virtuosa, anche sui paesi europei maggiormente dipendenti dai combustibili. L’addio al carbone di Francia (2022) e Gran Bretagna (che nonostante la Brexit parla del 2025) sono già messaggi che lasciano ben sperare sopratutto in virtù del peso che ha il carbone nella produzione energetica in quei paesi. In Italia l’alternativa al gas, secondo uno studio commissionato dal Wwf all’istituto di ricerche di economia e regolazione dell’energia Ref-E di Milano, esiste ed è possibile entro il 2025 a patto di investire notevolmente e immediatamente nel rinnovabile.
Secondo lo studio il carbone, che in termini energetici vale circa il 12% della produzione energetica,è la causa di quasi il 40% delle emissioni inquinanti legate all’elettrico: raggiungere l’obiettivo 100% rinnovabile nell’elettrico potrebbe per l’Italia rappresentare la scelta migliore, sia dal punto di vista ambientale sia dal punto di vista economico.
Francesco Spiedo