Ridurre l’impatto sull’ambiente e migliorare la qualità dell’aria è un percorso che può iniziare, o comunque proseguire, soltanto dall’efficientamento e dal miglioramento di tutto ciò che l’uomo produce. In primis gli edifici, la componente della nostra espansione che più sottrae al pianeta. La vernice AirLite prodotto italiano e da poco fresco di brevetto, si muove esattamente in questa direzione.
Negli ultimi tempi la questione della qualità dell’aria, in particolare nelle grandi metropoli, è salita alla ribalta nei notiziari, sui giornali e in tutti i mezzi d’informazione. Qualità dell’aria pessima, che riduce drasticamente la qualità della vita e comporta l’aumento esponenziale di una ampia varietà di patologie, soprattutto riguardanti l’apparato respiratorio. La domanda, in questa situazione, è se innovazioni come AirLite possono dare un contributo nel migliorare una situazione obiettivamente prossima al punto di non ritorno.
Cos’è AirLite?
AirLite è una vernice, utilizzabile in particolare per esterni di edifici, la cui formulazione chimica induce processi in grado di fissare e neutralizzare una vasta gamma di inquinanti presenti nell’aria.
Gli inquinanti presenti nell’aria, provenienti da diverse fonti ma in particolare dal riscaldamento degli edifici (target primario di AirLite), sono di vario tipo e fra loro diversi. Quelli più diffusi, e conosciuti, sono l’So2 (biossido di zolfo), i cosiddetti NOx (ossidi di Azoto), benzene, idrocarburi di vario genere, polveri sottili e particolati, come il Pm10.
Il funzionamento di AirLite è piuttosto complesso e si basa su una reazione parallela alla fotosintesi clorofilliana, la fotocatalisi, un processo innescato dai fotoni luminosi e basato su composti come i TiO2.
Stando a quanto dichiarato dal produttore i ‘numeri’ di AirLite sono impressionanti, soprattutto il fatto che essa sembra in grado di agire su circa l’88% degli inquinanti atmosferici e la sua azione pressoché infinita, essendo le molecole che la compongono non direttamente coinvolte nella reazione ma agenti come catalizzatori.
Anche l’effetto a medio termine, considerando un anno di tempo, sembra eccezionale. Basti pensare che, sempre dati forniti alla mano, una superficie di 10.000 m2 trattata con AirLite rimuove nel periodo in esame circa 250 kg di Nox, mentre 10.000 m2 di alberi di alto fusto ne riducono la quantità di circa 230 mg.
Ovvio che l’applicabilità di un’ innovazione come AirLite va poi vagliata nella realtà quotidiana, considerando costi, fattibilità dell’opera, altre tecnologie concorrenti e soprattutto riduzione delle emissioni.
Il punto però è la risposta alla domanda posta all’inizio, se AirLite (ed altre tecnologie simili che arriveranno) possa realmente contribuire al miglioramento della qualità dell’aria e della vita.
Possono farlo, queste nuove e rivoluzionarie tecnologie, se e solo se inserite in un contesto ampio, fatto da tanti elementi diversi che tutti insieme guardano all’obiettivo finale della salvaguardia ambientale. Un contesto al cui interno ci sono l’efficientamento energetico, la diffusione delle energie alternative, la riduzione, più veloce possibile, della dipendenza dai combustibili fossili, lo stop al consumo di suolo e, non ultimo, il ritorno ad uno stile di vita sostenibile.
L’errore più grande, fatto nel corso degli anni, è stato pensare che una tecnologia piuttosto che un’altra potessero sostituire nell’immediato quello che non era più sostenibile, fallendo miseramente. Se AirLite sarà parte di un processo ampio e consapevole allora sarà utile, e quello che abbiamo costruito nelle nostre città potrà addirittura aiutarci a salvaguardare l’ambiente.
Mauro Presciutti