In data 6 dicembre 2016 è stata approvato dal Consiglio regionale il progetto di legge 116, che vede il popolo veneto come minoranza nazionale. La legge è passata con 27 voti a favore, 16 contrari e 5 astenuti. Tra i sostenitori, primi fra tutti, spuntano i consiglieri della Lega, facendo richiamo alla Convenzione quadro europea varata dal Consiglio d’Europa per tutelare le minoranze storiche.
Proprio come il Sudtirolo, il Veneto apre le porte alla dichiarazione di appartenenza etnica, all’insegnamento del veneto nelle scuole, al patentino di bilinguismo e all’uso del dialetto negli uffici pubblici e nella toponomastica.
La cosiddetta Venexit contribuisce a creare diversi disordini soprattutto in ambito lavorativo.
Difatti, i dipendenti pubblici, soprattutto quelli non nati in Veneto, dovranno ottenere una “patente di veneticità” e dimostrare di conoscere la “lingua veneta” per poter ottenere il lavoro. Riccardo Barbisan (Lega) ha così spiegato: «Si tratta di un passo importante per dare maggior forza alla richiesta di autonomia speciale del Veneto e ora vogliamo gli stessi diritti e le stesse risorse finanziarie che lo Stato riconosce a Sudtirolo e Trentino».
Secondo l’opposizione (PD e M5S), ma anche secondo illustri giuristi, la legge approvata è «chiaramente incostituzionale e verrà bocciata dalla Consulta».
L’ipotesi di Venexit andrebbe contro la volontà di coloro che nel 1866 hanno votato per l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, il cosiddetto Plebiscito Veneto. La votazione ebbe luogo nei giorni 21 e 22 ottobre e al popolo veniva proposto questo quesito: «Dichiariamo la nostra unione al Regno d’Italia sotto il Governo monarchico-costituzionale del re Vittorio Emanuele II e de’ suoi successori.». Era possibile votare consegnando un qualsiasi foglio contenente il testo del quesito, aggiungendo Sì oppure No.
Fu un successo assoluto del Sì, che vinse con il 99,99% dei votanti.
Intanto su Facebook iniziano a comparire le prime pagine a favore della Venexit. Tra vocabolari veneto-italiano, corsi accelerati di lingua veneta e di storia veneta spuntano anche immagini che ritraggono un leone in catene che viene consegnato dagli austriaci al re d’Italia con la dicitura “Per non dimenticare che noi non siamo italiani” (un richiamo al 1866), ma c’è anche chi sogna un Veneto federale indipendente.
Nicola Capussela
“L’ipotesi di Venexit andrebbe contro la volontà di coloro che nel 1866 hanno votato per l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, il cosiddetto Plebiscito Veneto.”
Era ora!
“Fu un successo assoluto del Sì, che vinse con il 99,99% dei votanti.”
Non sono favorevole al bilinguismo veneto, anche perchè ci vivo e la lingua veneta varia molto da paese a paese. Sono sicuramente per la tutela delle lingue locali, ma credo sia un altro discorso. Ho un paio di dubbi:
– Ma un referendum in cui il 99,99% dei votanti ha votato in un certo modo, dopo la conclusione di una guerra di invasione/liberazione (scegli tu), non ti fa venire certe domande?
– Ammettendo che la “votazione” sia regolare, è irrevocabile per sempre? Oppure si può cambiare?