Il tema dell’obbligo delle vaccinazioni, che merita un’accurata disamina, ha di recente infiammato l’opinione pubblica. Il dibattito tra detrattori e sostenitori dell’importanza dei vaccini, che si lega anche all’ammissione dei bimbi a scuola, ha assunto nuova linfa negli ultimi mesi.
Il 12 gennaio scorso il premier Paolo Gentiloni ha firmato un decreto che prevede l’obbligo di un maggior numero di vaccinazioni, peraltro esentate dal pagamento del ticket. A conclusione dell’incontro con gli assessori delle Regioni e delle Province autonome – seguito alla Conferenza delle Regioni – il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha definito la necessità di una legge che renda obbligatori i vaccini per l’accesso ai nidi e alla scuola materna.
Il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Walter Ricciardi, ha parlato di un «accordo storico tra lo Stato e le Regioni per una nuova legge nazionale che renda obbligatorie tutte le vaccinazioni previste nel Piano di prevenzione vaccinale 2017-19 su tutto il territorio nazionale».
Il PNPV (Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale) 2017-19 prevede infatti l’anti pneumococco e zoster per gli anziani, l’anti meningococco B e rotavirus da espletare nel primo anno di vita e il vaccino per la varicella, il quale si compone di due dosi e si completa nel sesto anno di età. L’anti papillomavirus è ora previsto per gli adolescenti uomini, oltre che per le donne. Agli adolescenti è riservato anche il meningo tetravalente che immunizza contro i ceppi A, C, W, Y del meningococco. L’innovazione riguarda, dunque, per alcuni vaccini la fascia di età corrispondente, per altri la gratuità finora estesa talvolta solo a un numero ridotto di regioni.
La sensibilizzazione all’uso dei vaccini è un tema molto delicato a cui tutte le forze politiche sembrano interessate, non sempre concordando nei fini. Meno di un mese fa Adriano Zaccagnini di Articolo 1 MDP (prima nel M5S) ha organizzato una conferenza anti-vaccini che ha immediatamente scatenato una convulsa rete di dichiarazioni spregiative e denigratorie nei suoi confronti. Il Ministro della Salute Lorenzin ha dichiarato: «Ancora una volta i paladini dell’antiscienza tentano blitz nelle sedi istituzionali per cercare di dare visibilità a tesi anti vax basate sul nulla […]. I risultati, i danni di questa informazione fasulla purtroppo si vedono con il gravissimo ritorno di malattie che erano state debellate proprio grazie ai vaccini».
In effetti malattie che sembravano debellate mostrano un’insorgenza preoccupante. È il caso del morbillo, che registra, dal 1° gennaio al 30 aprile 2017, 1920 casi, l’88% dei quali in assenza di vaccino e 8% in presenza della sola prima dose. Sono dati allarmanti, soprattutto se si considera che nel marzo 2014 i casi di morbillo in Italia erano stati 214.
La soglia minima di vaccinazioni, raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, è pari al 95% della popolazione, ma la tendenza odierna muove notevolmente al ribasso, sicché la Regione Lombardia ha dato il sì alla mozione presentata da Lombardia Popolare, e sostenuta da PD e Patto Civico, che prevede l’obbligo – per accedere al nido privato o pubblico – dei vaccini contro tetano, difterite, poliomelite ed epatite B. Le famiglie, al momento dell’iscrizione a scuola dei propri figli, dovranno presentare necessariamente il certificato vaccinale. Tale informazione sarà ugualmente richiesta, a partire dal prossimo anno scolastico, nei nidi di Bologna. Oltre all’Emilia Romagna, però, anche il Friuli Venezia Giulia, la Toscana e il Comune di Trieste hanno varato un provvedimento analogo.
L’obbligo di vaccinazione per l’iscrizione a scuola non è una novità: esso era stato varato già nel 1967, ma decadde nel 1999, dopo poco più di un trentennio. Oggi, in Italia, le vaccinazioni obbligatorie sono quelle antidifterica, antitetanica, antipoliomelitica e antiepatite virale B.
Le restanti sono volontarie, ma l’accordo Stato-Regioni, e gli esempi appena esposti riguardo alla scuola, sembrano procedere verso l’attuazione della copertura vaccinale su tutto il territorio nazionale, secondo le direttive del PNPV 2017-19.
L’inchiesta di Alessandra Borella, andata in onda nell’ambito di Report lo scorso 17 aprile, ha scatenato un’orda di commenti infocati da buona parte della politica – preoccupata per l’eco di paura nei vaccini che, a suo dire, l’inchiesta avrebbe suscitato –, sebbene essa avesse il suo perno nella farmacovigilanza, che deve essere al centro dell’interesse pubblico, soprattutto se la ricerca indipendente sulla vaccinoterapia risulta marginale.
La decisione, da parte delle regioni sopra indicate, di ammettere i bimbi a scuola solo se in possesso delle adeguate vaccinazioni sarà attuata a partire dal prossimo anno scolastico, sicché non si può escludere che altri comuni varino leggi analoghe nei mesi a venire.
Paola Guadagno