Per la prima volta, grazie alla ricerca condotta dall’Agi tramite gli studi del professor Alessandro Lenci dell’Università di Pisa, viene analizzato il linguaggio di Matteo Renzi a partire dal 2012 fino ad oggi. Parole come gufi e rottamazione sono scomparse per dar spazio a cambiamento e referendum.
Sono finiti sotto analisi 1.836 documenti di Matteo Renzi dalla quale sono stati estratti 281.650 elementi significativi. Non è un caso che lui abbia scelto Firenze per chiudere la campagna referendaria, quattro anni fa da Firenze ammise la sua sconfitta alle primarie e si complimentò con Bersani utilizzando un linguaggio molto umile. Quel discorso venne apprezzato da molti, alcuni giornalisti lo definirono un elogio alla politica di grande qualità.
L’analisi si basa prendendo in esame il linguaggio e nello specifico alcune delle parole più utilizzate da Renzi relazionandole al periodo in cui sono state pronunciate con maggior frequenza. Le tre parole sono:
- Rottamazione: utilizzata con maggior frequenza dal 2012 al 2013
- Governo: pronunciata dal 2014 fino a maggio 2016
- Referendum: utilizzata da giugno fino ad oggi
Attraverso il calcolo delle probabilità è stato possibile individuare quante volte viene pronunciata una data parola in un certo termine di tempo. In questo modo, il professor Alessandro Lenci con il suo team, è riuscito ad individuare l’importanza di un di un termine rispetto al periodo preso in esame.
Grazie ad un’immagine che rappresenta l’uso delle parole (Wordle) possiamo vedere nell’immediato come il suo linguaggio varia a seconda delle tre fasi.
Prendiamo in esame quindi il “Renzi rottamatore” cioè quello che dal periodo 2012/2013 dove sfida l’ex leadership del Partito Democratico. Notiamo subito che parole come: “Cambiare”, “Nuovo”, “Vecchio” erano le sue parole d’ordine.
La fase successiva è stata quella di Renzi capo del Governo che va dal 2014 fino a Maggio 2016 dove le parole più utilizzate erano: “Riforma” “Lavoro” “Europa” .
Infine dopo il periodo delle riforme arriviamo all’ultimo periodo quello che va da giugno 2016 fino ad oggi, dove lo vediamo parlare quasi solamente della riforma costituzionale aprendo così la stagione referendaria.
Secondo questo algoritmo quindi vediamo come dalla Leopolda del 2012 il linguaggio utilizzato dal premier dimissionario ha subito variazioni sostanziali, notiamo come per esempio la parola ” Rottamazione” sia del tutto scomparsa dopo che Renzi è entrato a palazzo Chigi per essere sostituita dalla parola riforma. Il termine “sinistra” in un elenco di 150 parole viene utilizzato solamente 45 volte, al contrario di altre parole. Per esempio le parole “paese” e “cambiamento” sono state pronunciate circa 450 volte. Possiamo pensare anche che questo sostanziale cambio di registro linguistico abbia portato Matteo Renzi a perdere la partita del referendum spostando certamente il suo elettorato a destra.
Leonardo Lauria