Il candidato de La France Insoumise (“Francia ribelle” o “non sottomessa”) alle presidenziali, Jean-Luc Mélenchon, con il suo programma di radicale cambiamento, sta convincendo sempre di più i cittadini francesi. Tanto che, nel giro di una settimana, nei sondaggi è passato dal 15% al 19%, alla pari con Fillon. Più che doppiato il “rivale” socialista, Benoît Hamon (8,5%). Un unico candidato di sinistra (27,5%) potrebbe raggiungere il primo posto, davanti a Le Pen e Macron (entrambi al 23%).
Uno dei punti di forza della campagna di Mélenchon, oltre alla capacità di mobilitare i suoi sostenitori (130.000 persone in piazza nell’anniversario della Comune di Parigi), è la sua comunicazione: nel primo confronto televisivo del 20 marzo – quando i sondaggi elettorali lo davano ancora al 14% – risultò il secondo più convincente tra i telespettatori (20%), dietro Macron (29%), davanti a Le Pen e Fillon (19%) e Hamon (11%); nel secondo confronto del 4 aprile è risultato invece il più convincente in assoluto (25%), superando Macron (21%), Fillon (15%), Le Pen (11%) e Hamon (9%), il quale si conferma il più debole comunicativamente.
Nei dibattiti televisivi lo stile di Mélenchon è diretto e, spesso, ironico. Utilizza un linguaggio semplice e forte, come quando parla di mettere fine a quella che lui chiama “monarchia presidenziale”. Inoltre, spesso interagisce direttamente con i candidati: nell’ultimo dibattito, ad esempio, nel momento in cui Marine Le Pen ha parlato di sostegno ai disabili, Mélenchon si è introdotto proponendo: «1000 euros?». La Le Pen ha detto di essere d’accordo e Mélenchon ha iniziato ad indicare uno alla volta i vari candidati chiedendo loro: «E tu sei d’accordo?».
L’ultima trovata comunicativa di Mélenchon e della France Insoumise è il lancio di “Fiscal Kombat”, un videogioco che fa il verso al famoso “Mortal Kombat”. In Fiscal Kombat, il giocatore impersona lo stesso Mélenchon, che attraversa la Francia combattendo i ricchi, i potenti e gli intoccabili a colpi di tasse: bisogna scuoterli utilizzando le frecce per requisire loro il denaro e scagliarli contro gli altri, prima che essi possano colpirti. Nei momenti particolari dei livelli del gioco, appaiono dei personaggi “particolari”, più forti degli altri – in pratica dei veri e propri “boss” da videogame – con dei nomi e dei volti che ricordano alcuni avversari della politica anti-liberista di Mélenchon. Troviamo: Jerome (Cahuzac, ex Ministro del Budget di Hollande, apparso tra i nomi dello scandalo dei Panama Papers) – il quale dice al leader della Francia Ribelle di voler andare in Svizzera, con quest’ultimo che gli intima di pagare le tasse in Francia –, Christine (Lagarde, del Fondo Monetario Internazionale) – che gli dirà che il programma proposto è irrealizzabile –, fino ad arrivare agli avversari più strettamente politici, come Emmanuel (Macron), Nicolas (Sarkozy), François (Hollande), ecc.
Alla fine della partita, i soldi ricavati finiscono nelle casse dello Stato – il totale è la somma di quanto ottenuto da ogni singolo giocatore – e viene indicata la percentuale di completamento degli obiettivi intermedi (pagamento dei salari, investimenti in educazione, cultura e ricerca, ecc.) e di quello finale, ovvero la copertura totale per l’intero programma di Mélenchon, “L’Avenir en Commun” (273 miliardi).
Il videogioco Fiscal Kombat è, in realtà, un’abile strategia comunicativa per divulgare la “rivoluzione fiscale”, uno dei punti fondamentali del programma di Mélenchon: nel sito, cliccando su “Simuler vos impôts” e inserendo il proprio reddito mensile netto e la propria situazione familiare, è, infatti, possibile conoscere la propria situazione fiscale in caso di vittoria del candidato della Francia Ribelle.
Se, ad esempio, avete un reddito di 2000€, siete sposati e avete un figlio a carico, il sito vi avverte che con la “rivoluzione fiscale” guadagnerete 3058€ in più all’anno. Se, invece, avete un reddito mensile netto di 10000€, siete celibi/nubili e senza figli, venite avvertiti che appartenete all’1% dei più ricchi e che, quindi, dovrete contribuire con 3846€ in più all’anno alla “solidarietà nazionale”.
Pietro Marino