Mario Riso è il fondatore di RockTv, un vero insider della musica rock. Ha lavorato come batterista in più di 150 dischi italiani e si è esibito in oltre 2000 eventi tra concerti live e performance televisive. “Passaporto” è il suo primo album da solita, per raccontare 50 anni di storia nella musica.
La storia è piena di esempi di batteristi che, ad un certo punto, hanno iniziato ad seguire la vocazione canora: Neffa, Paul McCarteney, Tullio De Piscopo. Ora, a questi, si aggiunge Mario Riso.
Riso: «Ti ringrazio per questa domanda. Mi dai l’opportunità di fare qualche accenno importante. Il batterista popolare in Italia è Tullio De Piscopo, che ha raggiunto una popolarità maggiore quando ha iniziato a cantare. Lo stesso Phil Collins viene considerato prima un cantante e poi un batterista. Ho sempre pensato che i batteristi fossero “come i cani”, cioè che mancasse loro soltanto la parola. Per me questa nuova esperienza è complementare e mi dà la possibilità di di raccontare questi primi 50 anni di esperienza attraverso la voce.»
Il 13 ottobre è stato pubblicato il tuo nuovo singolo “Un Temporale“, estratto dall’album Passaporto, che comprende al suo interno diverse sonorità.
Riso: «Il passaporto è un documento di viaggio con dei timbri, il mio Passaporto riporta il mio viaggio nel mondo della musica attraverso delle canzoni. Riporta i periodo attraverso cui ho viaggiato, fino ad oggi. Per esempio c’è un brano che rimanda alle mie origini argentine. E’ chiaramente un rimando ad influenze diverse per creare un coinvolgimento. “Un temporale” è un brano che mi ha colpito fin da subito, dal suo primo provino.»
Passaporto è un album che comprende al suo interno diverse collaborazioni: Danti, Rise, Cristina Scabbia, Tullio De Piscopo, Giuliano Sangiorgi, Movida e Rezophonic. Rezophonic (il cui IV volume è in fase di realizzazione) è un progetto decennale, non soltanto musicale ma anche sociale, i cui proventi vengono destinati all’African Medical and Research Foundation. Con “Nell’Acqua”, incentrato sul tema dello spreco nelle società occidentali, hai anche collaborato con Caparezza.
Riso: «Questo progetto è molto importante per me, avendo conosciuto la sete durante un viaggio in Kenya. Tutti gli artisti con cui collaboro sono persone che stimo e che considero amici. “Nell’acqua” è una canzone che coinvolge tutti. Molto spesso c’è diffidenza nei confronti della charity, perché non è sempre chiaro dove vengono destinati i fondi. Avendo la paternità del soggetto ho ovviato a questo problema: le persone possono seguire sul nostro sito i vari traguardi che abbiamo raggiunto, che si traducono in 170 pozzi d’acqua, cisterne scuole, ecc..»
Essendo anche un talent scount, considerato lo scenario musicale attuale: su chi punteresti?
Riso: «Guarda, devo essere sincero: penso che viviamo in un periodo di decadenza morale. Si è abbassato tanto il livello. Tanti anni fa vi era una sorta di selezione naturale: il disco era il risultato di un lavoro, anche di anni, non un prodotto di lancio, anche per i costi che bisognava sostenere. Apparire non significa essere.»
Qual è il ricordo più intenso della tua esperienza come direttore artistico dell’Heineken Jammin’ Festival Contest?
Riso: «Il concorso è dedicato ai nuovi volti della musica emergente. Per me ha significato molto poter dare voce ai giovani, su un palco prestigioso.. Le facce emozionate dei ragazzi sono state motivo di gioia per me».
Sara C. Santoriello