È sotto gli occhi di tutti: l’Inter sta affrontando il periodo sinora più difficile della stagione. Appena 3 punti raccolti nelle ultime 5 di campionato; 2 soli gol all’attivo nelle ultime 7 partite, Coppa Italia compresa. Solo un mese fa raccontavamo dello straordinario percorso seguito sino a quel momento dal team guidato da Luciano Spalletti, con la sua difesa impenetrabile e la sua consistenza offensiva. Ma in un mese tutto è cambiato. Giocatori stremati, qualità di gioco molto bassa e lenta, certezze che, inevitabilmente, cominciano a diminuire. L’equilibrio tattico di inizio campionato sembra svanito e qualcuno, addirittura, arriva a mettere in dubbio il raggiungimento del minimo obiettivo stagionale rappresentato dalla qualificazione alla prossima Champions League.
Tutto ciò dopo che per tre mesi consecutivi si era parlato di Inter da scudetto, alla pari di Juventus e Napoli. Ebbene, dopo aver assistito al tracollo (seppur temporaneo), mentale e fisico, dei nerazzurri, si può dire che non sono stati tenuti in conto alcuni aspetti determinanti. Il primo tassello da considerare è costituito dalle energie degli uomini utilizzati: Spalletti, sin dal debutto in campionato, ha impiegato pressoché sempre gli stessi giocatori. Guardando le formazioni dell’Inter da inizio stagione si intuisce come l’allenatore toscano abbia cambiato ben poco. L’unico ruolo più interessato da cambi è stato quello di terzino sinistro, dove il tecnico, deluso dall’impatto negativo di Dalbert (che avrebbe dovuto essere il titolare), ha alternato i vari Nagatomo e Santon, peraltro, con risultati non proprio incoraggianti. Per il resto, a parte una breve e saltuaria rotazione tra Gagiardini, Vecino, Brozovic e il recente inserimento di João Cancelo, il tecnico ex Roma non ha voluto rinunciare ad impiegare i suoi uomini più fidati. Ciò ha comportato un inevitabile calo fisico per i nerazzurri, specie in quel reparto offensivo, dove intoccabili come Candreva e Perisic, chiamati a percorrere la loro fascia di appartenenza per un’intera partita, sembrano aver esaurito le batterie. Stesso discorso per altre pedine fondamentali come Skriniar che, dopo un inizio formidabile, comincia a dare segnali di cedimento, e Borja Valero, vero e proprio perno del centrocampo dell’Inter, ma che un po’ per l’età, un po’ per il dicembre colmo di impegni, non sembra agire con la lucidità di inizio campionato. A ciò si aggiunge il fallimento totale dell’investimento João Mario, sul quale Spalletti puntava molto, vedendolo come collante ideale tra centrocampo e attacco, capace di saltare l’uomo e di creare superiorità nella fase offensiva. Inutile sottolineare che le aspettative sul brasiliano sono state deluse.
Insomma, quando a rompersi sono i giocattoli più importanti, il gioco ne risente e comincia a diventare sterile e noioso. È ciò che sta succedendo all’Inter dell’ultimo mese, una squadra prevedibile, che sfrutta unicamente la corsa e i cross dei suoi esterni e la rapacità del suo attaccante (autore, guarda caso, degli unici 2 gol del periodo nero). Le partite contro Sassuolo, Milan, Lazio e Fiorentina rappresentano la fotografia attuale dell’Inter: squadra incapace di costruire azioni di gioco in verticale o che passino per le vie centrali, sfruttando il ruolo del trequartista e del centravanti, né in grado di sviluppare azioni che non passino per i piedi di Candreva o Perisic. E con questi ultimi due non nelle migliori condizioni, persino l’unica arma a disposizione diventa inefficace.
A questo punto, data l’evidente situazione di emergenza, ci si chiede se l’Inter non avrebbe fatto meglio a dotarsi, già nel mercato estivo, di ricambi adeguati per ogni ruolo. Il momento di flessione dei menzionati calciatori e l’infortunio di Ranocchia hanno fatto nuovamente affiorare la questione. Lo stesso Spalletti, nel respingere le ormai continue insinuazioni dei giornalisti e quasi a voler evitare attacchi diretti alla società, ha dichiarato: «È sotto gli occhi di tutti che non abbiamo completato la rosa .. lo sanno tutti che ci manca un centrale difensivo».
Ma allora perché Suning non è intervenuta e non interviene? Non si era a conoscenza già in estate del fatto che il solo Ranocchia non sarebbe bastato a sostituire Skriniar e Miranda in un sistema di gioco con la linea difensiva a quattro? Non si sapeva già da luglio che, sebbene l’Inter non partecipasse alle coppe, i due esterni non sarebbero stati in grado di giocare al 100% tutte le partite? Non si era già consapevoli del fatto che Borja Valero e Vecino avrebbero dovuto avere un adeguato ricambio con le stesse caratteristiche di gioco?
Il problema è che dal giugno 2016, data di insediamento della nuova compagine cinese, qualcosa a livello societario è cambiato. E non stiamo parlando di cambi di vertici o di posizioni, ma di diverse consapevolezze e diversi atteggiamenti sul mercato in entrata. La sessione estiva di quest’anno non ha registrato cifre esorbitanti in uscita, né ha condotto a Milano il tanto atteso top player. Nulla da dire sulla qualità di buona parte degli acquisti estivi, rivelatisi fondamentali per la marcia dell’Inter in campionato. Tuttavia, la sensazione era che qualcosa a fine mercato mancava, ed oggi continua a mancare. E Suning lo ha sempre saputo. Una delle cause dell’inerzia si chiama Fair Play Finanziario, insieme al correlato Settlment Agreement stipulato con la Uefa nel maggio 2015, con il quale l’Inter si è impegnata, per le tre stagioni successive, a rientrare nei parametri stabiliti dalla UEFA attraverso l’ottemperanza di alcune condizioni di carattere finanziario. A ciò si aggiunge un verosimile quanto preoccupante controllo esercitato dal Governo di Pechino sui capitali esportati all’estero, con limiti particolari imposti agli investimenti nel mondo del Calcio. Si vocifera che la stessa società nerazzurra abbia comunicato, attraverso un documento ufficiale dello scorso dicembre, ai propri azionisti i rischi connessi alle nuove direttive provenienti dal Governo cinese (fonte: calcioefinanza.it).
Quel che è certo è che, mentre nelle sessioni estive 2016 e 2017 si facevano i nomi di Pastore, Nainggolan, Di Maria, oggi Suning non è in grado di garantire a Spalletti nemmeno un buon difensore centrale, che a questo punto è imprescindibile, viste le condizioni precarie di Miranda e Skriniar. L’attuale situazione di immobilismo sul mercato preoccupa i tifosi, consapevoli che al termine del campionato mancano ancora 18 partite e che non sarà possibile continuare a puntare ancora sugli stessi uomini, gran parte dei quali stremati. A preoccuparli ancor di più sarebbe l’eventuale mancata qualificazione alla Champions, che già in passato ha comportato il parziale passo di lato di Erick Tohir. Una mancata partecipazione al maggiore palcoscenico europeo diminuirebbe le entrate, non ammortizzerebbe l’ingente situazione debitoria nerazzurra (si stima, 700 milioni) e, conseguentemente, spingerebbe i vertici societari a rivedere ulteriormente i propri investimenti, con qualche cessione importante che a quel punto diventerebbe inevitabile (Icardi?).
Insomma, la strategia di Zhang e soci non appare del tutto chiara. Né è dato sapere quali siano le loro reali prospettive future. Si sa, le dinamiche che si svolgono all’interno di importanti gruppi societari, italiani o stranieri che siano, difficilmente emergono nella loro totalità. Ma siamo sicuri che la corrente sessione di mercato potrà dirci qualcosa sulle reali intenzioni del gruppo cinese.
Amedeo Polichetti