Ecce Agnus Silvii, ecce qui tollis peccata mundi. Silvio Berlusconi, l’uomo che si autodefinì “unto dal Signore” e che a Porta a porta una volta dichiarò di essere ammantato di “odore di santità”, potrebbe aver interpretato in senso stretto la metafora biblica.
L’agnello di Silvio può togliere i peccati dall’immagine del fu Cavaliere? Per la strategia di uno dei più grandi comunicatori italiani sì.
Silvio Berlusconi è un uomo di ottant’anni che tenta di giocarsi tutte le carte a sua disposizione per apparire — e nella logica che ci ha inculcato apparire equivale ad essere — il leader del quale abbiamo ancora bisogno. Le foto con gli agnelli sono l’ultimo tassello di una precisa e studiata strategia comunicativa: si tratta di scatti con l’intento implicito di essere virali, di diventare meme, di essere rielaborati e fatti circolare.
No, Silvio non è diventato vegano, nonostante l’approccio più vicino ai giovani: ritratto in maglione, uno stile molto più pop, che innova i pullover di Marchionne prima e Renzi poi, e che allontana l’idea delle felpe targate con il nome di città o regioni à la Salvini. Meno ingessato, più “uomo del popolo”, più giovane e giovanile: per Pasqua Silvio risorge, dopo la Passione dell’uomo (quasi) solo che ordina una spremuta da McDonald, altra intuizione di geniale viralità che in parte si ispira alle opere del pittore americano Hopper ed in parte mette in risalto negativo l’immagine di Bersani al bar con una birra.
Ed ecco la forza comunicativa di Silvio Berlusconi: tenere in braccio l’agnello, in modo affettuoso, da buon padre di famiglia, lo allontana dall’uomo accusato di aver fruito di prostituzione anche minorile e lo avvicina alla figura di un altro eroe-meme dell’Internet, il suo amico Vladimir Putin che tiene in braccio un cucciolo di cane – e sì che il repertorio di Putin con gli animali è vasto, dall’intrepido zar che cavalca a torso nudo, nella realtà un cavallo, nei fotomontaggi delfini, orsi, draghi e chi più ne ha più ne metta, per giungere al cane con il quale ha terrorizzato Angela Merkel.
Parlando di Putin, come non ricordare il momento in cui il nostro Silvio si propone come statista ed eroe al servizio della pace, quando al vertice di Pratica di Mare è lui l’artefice della stretta di mano – forzata, ma d’effetto – tra l’amico Vladimir e l’amico George Bush.
Il buon vecchio Silvio sta compiendo scelte pubblicitarie, rassicuranti, che strizzano l’occhio a vegani, animalisti e giovani, che vanno a riscattare la sua immagine di leader giovane dentro – come tiene a rimarcare spesso, e chi scrive ricorda una foto con dedica “Come eravamo siamo giovani” appesa nello studio di Mike Bongiorno a Mediaset – e bomber tra i giovani, un uomo che cerca di riguadagnare consensi tra chi è abbagliato da grillini e sovranisti. Con le elezioni in vista tra non più di dieci mesi, dare Silvio per morto sarebbe un errore colossale per qualsiasi esponente politico.
Quanti di voi, in questo momento, sarebbero disposti a scommettere un euro — o a puntare il proprio voto — sulle possibilità di Silvio Berlusconi di tornare ad occupare un posto importante nel panorama politico italiano? Può essere Silvio l’uomo del riscatto?
Simone Moricca