Mercoledì 10 è stata una giornata calda per il procedere del percorso politico della nuova giunta romana targata Raggi.

Per la prima volta, nel Consiglio comunale, la sindaca si è trovata faccia a faccia con Roberto Giachetti, il suo sfidante nelle elezioni comunali di giugno.
Le opposizioni erano infatti presenti, e pronte a darle battaglia. Le interrogazioni che avrebbero provato a metterla in difficoltà erano temute e al tempo stesso aspettate: la vicenda-Muraro, ovviamente, il piatto forte imprescindibile.

Ma proprio perché ovvie, le interrogazioni hanno trovato risposte pronte, decise. La sindaca aveva studiato a tavolino con i suoi colleghi un discorso convincente e al tempo stesso velenoso, in pieno vecchio stile “tutti a casa”.
Quando una titubante Michela Di Biase, Capogruppo PD nonché moglie del Ministro dei beni culturali Franceschini, tra un congiuntivo sbagliato e l’altro ha affermato «Vorrei capire come si fosse, si sarebbe comportato il M5s, come vi sareste comportati voi se questi accadimenti avrebbero riguardato…», alla sindaca il gioco è risultato più semplice di quanto si potesse aspettare, si è difesa e ha difeso l’assessore all’Ambiente Muraro con piglio.

Perché se è vero che i nomi tirati in ballo nel caso Ama sono di quelli da far rizzare i capelli ai cittadini romani, Buzzi e Panzironi su tutti, è anche vero che da un’opposizione macchiata da Mafia Capitale, e da quegli stessi nomi, non era pensabile ipotizzare una polemica meno sterile.
La sensazione è che nel corso delle accuse si potesse al massimo solo alludere a certe personalità, senza mai citarle del tutto, per paura che tornassero poi alla memoria dei romani troppo vividamente.

Lo sa, Virginia Raggi, di avere il coltello dalla parte del manico. Nonostante le polemiche, nonostante la giunta formatasi in colpevole ritardo. Ha in mano quello stesso coltello che ha accarezzato più del 60% dei romani quando il 19 giugno ha messo una ics sul suo nome, in quell’intermezzo elettorale che fa un popolo decisore.
Per questo spesso appare in soggezione, confusa: sa che nel caso fallisse, nessuno la perdonerebbe mai.

Ma ha comunque sorpreso, Virginia Raggi.
Perché se una risposta piccata alle accuse era prevedibile, nel dimenticatoio era invece finita la sua pragmatica esposizione da avvocato, la sua straordinaria abilità nel non offrire il fianco.
L’aveva dimostrato nel corso della campagna elettorale: sfidarla verbalmente è un’impresa ardua per tutti. Il pur buon oratore Giachetti aveva dovuto soccombere in ciascuno dei confronti televisivi in cui i due erano stati chiamati a duellare, e, proprio come allora la Raggi zittì le polemiche che la volevano restia al confronto, accettando di slancio l’invito della Annunziata a In 1/2 ora, adesso non si mostra preoccupata dal fatto che «si accendano i riflettori su Ama», annunciando (minacciando): «Da settembre-ottobre inizieremo noi a convocare consigli straordinari su Atac, Risorse per Roma… Vi raccontiamo cosa avviene a Roma dal 1964».

Intanto qualcosa si muove. Non troppo, ma già è tanto rispetto all’immobilismo del nuovo esecutivo dal 19 giugno ad oggi. Un immobilismo che non ha esasperato i romani solo perché caduto a pennello nel pieno della stagione più spensierata.
La giunta venerdì ha approvato il conferimento di 18 milioni ad Atac per la manutenzione della Linea A metropolitana. Si rischiava un collasso con taglio di corse, o almeno questo era ciò che temeva e prevedeva il dg della partecipata Marco Rettighieri.
Marcello Minenna, assessore al Bilancio, ha spiegato che i 18 milioni sono stati resi disponibili grazie all’operazione di pulizia del bilancio da voci di spesa poco chiare, e che la manovra testimonia la fiducia dell’esecutivo in Rettighieri.

Sempre su Atac, e sempre nella giornata di venerdì, si è espressa Linda Meleo, Assessore alla Mobilità, facendo notare che la cifra elargita dal comune è la prova che la giunta si stia adoperando per mantenere pubblica la partecipata.
Riguardo alla mobilità è da segnalare anche l’inizio dell’iter burocratico che porterà alla costruzione del GRAB, “Grande Raccordo Anulare per Biciclette”, una pista ciclabile di 45 km che avvolgerà le zone più significative del centro romano.

Capitolo rifiuti: nei giorni scorsi la Raggi aveva paventato l’ipotesi che parte dei rifiuti romani fossero divisi con altre discariche di proprietà di Acea a S.Vittore e Aprilia-Orvieto, per ovviare al sovraccarico. Acea è al 51% di proprietà del Comune di Roma, ma per questo genere di operazioni è indispensabile il consenso degli enti locali e dei cittadini. Difficile che entrambe le parti guardino di buon grado all’arrivo di rifiuti dalla capitale, e le dichiarazioni stizzite delle ultime ore di sindaci umbri e laziali lo confermano.

Valerio Santori
(twitter: @santo_santori)

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