Cresce il numero dei migranti ambientali a causa dell’incremento dei disastri ambientali come frane, alluvioni, uragani, terremoti. Stando al recente rapporto ”Migrazione e cambiamento climatico” redatto da Mariagrazia Midulla (WWF) e Andrea Stocchiero (Focsiv e CeSPI) circa 157 milioni di persone sono costrette a spostarsi dal proprio paese natale a causa di eventi meteorologici estremi, soprattutto tempeste e alluvioni.
I movimenti migratori non sono solo la causa di guerre o la ricerca di condizioni economiche e sociali migliori. Nel nostro secolo stiamo assistendo ad una nuova ondata migratoria strettamente connessa ai cambiamenti ambientali che avvengono nel nostro pianeta.
I migranti ambientali sono molto spesso abbandonati a se stessi, vittime di una politica che non ha cuore i loro interessi e dalla scarsissima attenzione da parte dei mass media. Il problema degli ecoprofughi è da sempre stato preso sottogamba, anche se, stando ai dati, è più grave di quanto comunemente si pensa: l’ IDMC (Internal Displacement Monitoring Centre) ha calcolato che oggi le persone hanno il 60% in più di probabilità di dover abbandonare la propria terra di origine rispetto al 1975.
Le criticità ambientali come l’innalzamento dei mari, l’aumento delle temperature dell’aria e della superficie dei mari, cambiamento delle precipitazioni in frequenza e intensità, scioglimento dei ghiacciai ai giorni nostri sono, ahimè, sempre più forti. Con molta probabilità tra qualche anno esse avranno un impatto catastrofico sul nostro pianeta provocando situazioni spiacevoli tra cui la perdita della maggior parte delle città costiere, danneggiamento ai piccoli stati insulari, lo spostamento delle regioni al delta dei fiumi e l’alterazione della flora e della fauna.
Secondo un recente studio condotto da James Hansen, climatologo del Goddard Institute for Space Studies (GISS) della NASA, si prevede un possibile aumento del livello del mare di 5 metri entro 50 anni, se le temperature aumentassero di 2° Centigradi.
Questi cambiamenti, con conseguente impatto sulle condizioni ambientali, avrebbero ripercussioni sulla popolazione che sarebbe costretta a migrare per trovare situazioni di vita più sicure e favorevoli. Le conseguenze più spiacevoli vi sarebbero soprattutto per le popolazioni che si trovano in una situazione economica instabile o precaria. Non è da sottovalutare la difficoltà che si creerebbe nel soddisfare i bisogni elementari come la scarsità delle risorse e i potenziali conflitti per il controllo delle risorse.
Nicoletta Crescenzo