Italia maglia verde
fonte: raisport.rai.it

La vittoria per 2-0 contro la Grecia ha permesso all’Italia di qualificarsi con tre giornate di anticipo ad Euro 2020, due anni dopo il dramma sportivo consumatosi nella notte di San Siro contro la Svezia, ma prima del fischio d’inizio l’attenzione rivolta al match e alla qualificazione era pari a zero. L’attenzione dei “tifosi” era totalmente rivolta alla nuova maglia verde che Puma ha disegnato in occasione di questo match, e che verrà riutilizzata anche contro l’Armenia, che per quanto riguarda gli Azzurri vale più per le statistiche che per il risultato finale del girone.

fonte: calciomercato.com

L’azienda tedesca ha voluto dedicare la terza maglia dell’Italia al periodo del Rinascimento, con dettagli in oro su una base di colore verde, e con lo stemma della FIGC anch’esso in oro. Quella che però è stata una scelta puramente di marketing è stata interpretata da tifosi e addetti ai lavori come un insulto. Un insulto alla nostra identità di italiani, in quanto il tricolore della nostra bandiera è trasformato in un semplice logo in oro e la maglia verde è quanto di più lontano ci sia dai nostri colori, che da sempre sono l’azzurro e il bianco. Una difesa ossessiva di una tradizione che secondo molti era stata distrutta da una semplice terza divisa, che verrà utilizzata sicuramente in quantità minore rispetto ai due storici colori dell’Italia e che già durante Euro 2020 non potremo rivedere.

Il gusto per l’inutile polemica è passato in primo piano nel momento in cui Puma ha deciso di presentare la divisa, e l’Italia di utilizzarla nella giornata di ieri. Il grave oltraggio a cui i tifosi hanno gridato è proseguito fino al fischio d’inizio della notte dell’Olimpico, come dimostrato dai commenti sui profili social, dove ancora si farneticava di attaccamento al tricolore, e per qualcuno è andato avanti anche dopo il match, quando c’era solo voglia di festeggiare il ritorno ad una grande competizione dopo la sciagurata notte contro la Svezia. Anche l’onnipresente Giorgia Meloni ha avvertito l’irrefrenabile impulso di polemizzare sulla maglietta tramite Twitter, mentre altri, accecati da un qualcosa di molto lontano da questo sport hanno chiesto il boicottaggio di Puma per via di questa imposizione della maglia verde Islam, con un animo battagliero che probabilmente (e per fortuna) lascia il tempo che trova.

Lo spirito patriottico e l’attaccamento all’identità di italiani non è qualcosa di errato di per sé, e lungi da noi criticare la passione che si nutre per il proprio Paese; ma come in ogni ambito sarebbe meglio porre un limite razionale, che in questi giorni è stato superato in maniera esagitata ed esagerata per una semplice divisa di calcio – che tra l’altro all’estero sembra molto apprezzata come si è potuto leggere su alcuni quotidiani (Daily Mail, per dirne uno).

fonte: tg24.sky.it

Risulta sorprendente vedere come un colore della nostra bandiera possa essere visto come un insulto alla nostra identità di italiani, così come il logo in oro dell’Italia, certamente diverso dal tricolore ma comunque in bella mostra sul petto dei nostri giocatori e al quale va aggiunto anche il tricolore classico dietro il collo della maglietta. Volendo poi tralasciare che il verde è un colore che è stato già usato per le nostre divise, la polemica è a dir poco incredibile. Gli appassionati di calcio sanno bene che le terze divise sono spesso diverse dai colori tradizionali, che mai vengono toccati o variati nella sostanza, e che queste magliette sono spesso utilizzate solo in rare occasioni. La scelta di marketing compiuta dall’Italia e dalla Puma è da vedere solo in una mera ottica commerciale, contestabile in quanto tale ma non certo in chiave nazionalista.

Tuttavia, gli stessi appassionati che ormai conoscono più che bene queste dinamiche sono stati i primi a porre in secondo piano la qualificazione anticipata per puntare il dito su un prodotto figlio della necessità di vendere e che in nessuna forma o misura svilisce la nostra identità. Ci sono Nazionali come l’Olanda sulle cui maglie difficilmente si fa riferimento alla bandiera, ma non per questo i propri giocatori o i propri tifosi sono meno fieri di indossare la maglia Orange sul terreno di gioco per dimostrare la propria appartenenza.

Viceversa, mettere in secondo piano la Nazionale per attaccare una maglietta a ridosso di un match importante, il primo da quel maledetto play-off, non è stato per nulla una dimostrazione di “patriottismo”. Il tricolore si onora sostenendolo in qualunque forma e in qualunque ambito, la terza divisa può piacere o non piacere ma non è un insulto, scegliere la polemica anziché l’Italia quello sì, è un vero insulto.

Andrea Esposito

Laureato all'Università di Napoli, L'Orientale. Attualmente studente all'Università Suor Orsola Benincasa. Nato il 30/08/1995 Aspirante giornalista.

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