Giuseppe “Pippo” Zarrella è un avvocato creativo, originario di Cava De’ Tirreni. Noti sono i suoi studi sui migranti, approfonditi attraverso una laurea in Giurisprudenza e una laurea magistrale in Scienze Politiche, a cui ha fatto seguito un master in Criminologia e Politiche di Sicurezza. A lui si deve la realizzazione del “W.O.P.” e dei video virali “‘A trivella”, in occasione del referendum 2016, e “Va’ Pensiero” del gennaio 2017. Nel tempo libero scrive romanzi: prima Avanzi, ora Sottopelle.
Sottopelle è il titolo del tuo nuovo romanzo, ma è anche il titolo di un attento lavoro di ricerca che hai curato negli ultimi mesi e che ha dato vita all’omonimo blog, dove periodicamente sono state caricate le foto dei tatuaggi e delle storie celate. In che modo le due esperienze sono correlate?
P: «Storie Sottopelle e il libro Sottopelle sono due progetti distinti che tuttavia viaggiano su binari paralleli. Il collante tra libro e progetto fotografico è dato dall’arte del tatuaggio e dalle storie incise sulla pelle. Una sintesi perfetta di qualcosa che racchiudiamo al nostro interno e che difficilmente riusciamo ad esternare. Dietro ai colori brillanti o tra le linee marcate di un tratto schiarito dal tempo, prendono forma le storie più profonde. Proprio lì, sulla terra di confine che separa ciò che è dentro di noi, le nostre esperienze, le nostre storie, da ciò che è fuori. Come un contenitore prezioso, una tela pregiata unica nel suo genere che mostra le storie sottopelle. Questo accade sia nel romanzo attraverso le esperienze del protagonista-tatuatore, Alfonso, che nel progetto, dove l’arte del tattoo narra le storie nascoste delle persone.»
Alcuni autori scelgono nomi di fantasia per indicare le città in cui decidono di ambientare le proprie storie, sebbene ogni volta ci siano dei riferimenti molto chiari. Tu hai scelto Pompei. Per quale ragione?
P: «La città di Pompei è stata scelta come teatro dell’ambientazione del romanzo per un motivo ben preciso. I riferimenti al mondo storico, all’eruzione del Vesuvio, alle ambientazioni fantastiche e leggendarie, mi hanno consentito di giocare e stuzzicare la fantasia attraverso continui incontri fantareali spalmati nei venti capitoli dell’opera, dove personaggi storici e mitologici si incontrano/scontrano con la vita quotidiana dei personaggi moderni.»
L’arrivo dei rom in città scombussola la quotidianità. Possiamo dire, anche più della presenza della criminalità organizzata, a cui tutti si sono abituati?
Pippo: «Lo “straniero”, il “diverso”, che rompe gli equilibri di una piccola cittadina di provincia, è un elemento esogeno. La criminalità invece, da elemento endogeno, non scombussola la quotidianità: è la quotidianità. Fa parte di noi, la conosciamo, ne siamo abituati. Il nostro corpo ha già sviluppato gli anticorpi, spesso inefficaci per reagire alla criminalità. Per lo straniero ancora si deve abituare del tutto. Riusciamo a guardare la pagliuzza nello straniero e non la trave nei nostri occhi, spesso chiusi.»
Lo scorso 27 ottobre hai presentato il tuo lavoro presso la Biblioteca “Marte” di Cava De’ Tirreni, la tua città natale. Una serata piena di colori e di arte, di musica e recitazione. Pensi di riproporre un’esperienza simile? Se sì, dove?
P: «Lo Spettacolo di presentazione del romanzo Sottopelle dello scorso 27 ottobre è ispirato all’opera cinematografica Freaks (1932) di Tod Browning. Il presentatore circense dello spettacolo ha esposto sotto lo sguardo incuriosito dei presenti, il “fenomeno da baraccone”, il freak della serata: un rom in gabbia. La voce del popolo e del pubblico hanno scaldato gli animi già incandescenti nel momento in cui si è proceduto a giocare alla ruota del “Non sono razzista però…”. Ad oggi sto lavorando per portare in giro lo spettacolo del libro SOTTOPELLE. A partire dagli inizi del 2018, avrò un calendario pieno con date e luoghi definiti. Basta restare aggiornati sulla pagina FB di Sottopelle o sul sito.»
Sei un avvocato ed uno scrittore pluripremiato di romanzi che non mette da parte la sua attenzione per il sociale. Quando hai scoperto questa passione per le rivendicazioni dei diritti degli ultimi?
P: «Non ricordo il momento in cui si è accesa la scintilla della necessità di aiutare gli ultimi. Ho cominciato a raccontare le loro storie. Scrivere queste storie conferisce agli ultimi la dignità perduta. Con la mia prima opera “AVANZI: storie straordinarie di ordinario disagio” (a questo link è possibile scaricare l’e-book gratis) non ho parlato del “mio ombelico”, ma delle storie degli “avanzi”, di chi resta ai margini della nostra società. Quelle persone che non riusciamo o vogliamo vedere. Un parcheggiatore abusivo, una gattara, un immigrato lavavetri etc. Con il nuovo Sottopelle, mi sono occupato di rom e del pregiudizio che si portano incollato addosso queste persone. Nella classifica dell’odio dell’italiano medio, i rom, si trovano ad una posizione ad un livello inferiore degli immigrati, chiudono la catena “alimentare”. Ora con gli studi in Giurisprudenza e Scienze politiche, oltre dare voce agli ultimi scrivendo le loro storie, provo ad aiutarli anche giuridicamente, tentando di affermare i loro diritti in tutti gli ambiti (prevalentemente lavorativi) che puntualmente sono calpestati. Come armi, utilizzo sempre la penna Bic. Una penna intinta sempre nello stesso sentimento: l’odio mosso da amore».
In realtà, Pippo trova anche il tempo per giocare a basket.
Sara C. Santoriello