Sette scudetti consecutivi, una striscia di vittorie cominciata nel 2012 e che continua a non trovare ostacoli sul proprio cammino. Un record che va ad eguagliare quello dell’Olympique Lione dal 2002 al 2008, unica striscia di 7 successi nei 5 maggiori campionati d’Europa, e che va a riscrivere anche quello stabilito la passata stagione. Leggere “7 scudetti di fila” sembra però quasi minimizzare il campionato della Juventus di questa stagione, che mai come in questa occasione ha dovuto sudare e non poco per arrivare a questo punto.
Nelle prime 13 giornate di questa Serie A i bianconeri si trovavano a -4 dal Napoli capolista, e con non pochi rammarichi per i due rigori sbagliati da Dybala contro l’Atalanta e contro la Lazio che potevano colmare la distanza dagli azzurri. Dalla rovinosa sconfitta di Marassi contro una Sampdoria in stato grazia qualcosa è però scattato nelle teste dei bianconeri, che hanno deciso di ingranare finalmente le marce alte per riacciuffare la squadra di Sarri, intanto laureatasi “campione d’inverno”. Nel periodo che va da Sampdoria – Juventus terminata 3-2, a Juventus – Sampdoria 3-0, i bianconeri hanno vinto 17 partite e ne hanno pareggiate solamente 2 contro Inter e SPAL. Un ruolino di marcia che è valso un momentaneo +6 nei confronti del Napoli e che è arrivato nonostante il contraccolpo psicologico delle polemiche di Madrid, ancora fresco nelle teste dei bianconeri. Ma come abbiamo già detto la squadra di Allegri, mai come quest’anno, ha dovuto sudare lo scudetto, ed è così che nel giro di una settimana i bianconeri hanno bruciato 5 punti di vantaggio prima con il pareggio di Crotone e poi con la sconfitta dell’Allianz Stadium proprio contro il Napoli, che restituiva così lo 0-1 di Higuain dell’andata nel momento più importante della stagione.
Con il coltello ancora dalla parte del manico ma con la consapevolezza di non poter mollare il colpo, la Juventus è andata a giocarsi la prima fetta di scudetto contro l’Inter, in una partita folle e che verrà ricordata più per le polemiche arbitrali che per la capacità di ribaltare un’inerzia che sembrava totalmente a favore degli uomini di Spalletti, autore di errori non meno gravi di quelli dell’arbitro. Certo è che i bianconeri sono scesi in campo a San Siro con la fame di voler vincere ancora, e dopo 6 scudetti non è assolutamente facile. La sconfitta di Firenze del giorno dopo di un Napoli senz’anima ed il successivo pareggio casalingo con il Torino sembravano aver già regalato alla Juventus lo scudetto. Un trionfo che ha dovuto attendere il pareggio a reti bianche con la Roma ed il +6 ad una giornata dalla fine per trovare l’ufficialità, in una settimana che ha regalato ai bianconeri anche la quarta Coppa Italia consecutiva, sempre all’Olimpico di Roma, diventato quasi sede ufficiale dei festeggiamenti bianconeri.
La passerella finale contro il Verona sarà solo una grande festa per una Juventus che ha sfatato di nuovo il mito del “campione d’inverno” che diventa Campione d’Italia, sempre ai danni del Napoli. Sarà un modo per concedere una passerella al capitano Gianluigi Buffon, al suo 9° scudetto in carriera e salvo sorprese alla sua ultima partita di una carriera che lo ha visto vincere praticamente tutto e che lo ha consacrato forse come miglior portiere della storia del calcio. Il nuovo capitano bianconero sarà quasi certamente Giorgio Chiellini, autore assieme a Benatia e Barzagli dell’ennesima stagione solida di quel blocco difensivo che ha saputo sopperire anche alla partenza di Leonardo Bonucci. Sarà un occasione per premiare Douglas Costa con il titolo di giocatore più decisivo della stagione bianconera, se non di quello di miglior giocatore, dopo anni di anonimato in casa Bayern, anche più di Paulo Dybala, che nella stagione in cui ha raggiunto i numeri più importanti (22 gol in campionato) è apparso meno brillante e decisivo delle passate stagioni. Mentre il gioco della Juventus e di Allegri ha continuato a convincere poco o niente, la fame di vittorie dei bianconeri è bastata a sbaragliare la concorrenza e le giocate dei singoli hanno fatto il resto (come il gol di Dybala all’Olimpico o i lampi di Douglas contro il Bologna).
L’ambiente juventino sa che però bisogna di nuovo ripartire da zero per rimanere in vetta e magari portare a casa anche la tanto agognata Champions League, sfuggita due volte per soli 90′. Ripartire senza Buffon, Asamoah e Lichtsteiner, magari ancora con Allegri e con Szczesny tra i pali, puntando su Dybala, Douglas e Bernardeschi, portando a casa Emre Can, Mattia Caldara e Leonardo Spinazzola, tutti colpi “low cost” a testimonianza di una preparazione del mercato eccezionale, e magari aggiungendo un altro top player al puzzle bianconero. Al di là delle polemiche sugli arbitri e sulle uscite dei giocatori sui propri social che lasciano il tempo che trovano, lo scudetto della Juventus è fatto di grinta, di fame e di programmazione. È lo scudetto di chi non ha smesso di vincere e di riscrivere i record, e come direbbero negli Stati Uniti “34 and counting“.
Andrea Esposito
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