Quando André Miguel Valente Silva giunse a Milanello la scorsa estate dopo essere stato acquistato dal Porto per ben 40 milioni di euro, le perplessità che assalirono i tifosi rossoneri non furono poche. Un giocatore poco conosciuto, proveniente da un Campionato le cui difficoltà non sono minimamente comparabili con quelle della Serie A e, probabilmente, valutato più di ciò che realmente vale. Tanto che per tutta l’estate il suo acquisto è stato pressoché ignorato dai supporter, che continuavano a chiedere con insistenza un top player che potesse assicurare al Milan gol e trofei. Addirittura, nemmeno i mancati acquisti dei desiderati Aubameyang, Belotti, Diego Costa, hanno comportato una rivalutazione del suo profilo, con la sua figura che è rimasta nell’ombra anche in seguito all’acquisto di Nicola Kalinic. Il croato, sebbene costato molto di meno, è stato identificato come il vero acquisto tanto atteso nel reparto offensivo, mentre non si è mai pensato, nemmeno per un attimo, che un investimento del valore di 40 milioni di euro potesse rappresentare il reale profilo sul quale puntare per completare un undici che, ad agosto, appariva quasi perfetto e da qualcuno veniva chiamato “dream team”.

Gli unici indizi che facevano ben sperare nel centravanti portoghese erano le dichiarazioni rese dall’attuale compagno di Nazionale Cristiano Ronaldo, il quale rassicurò i connazionali che anche dopo il suo ritiro la Nazionale Portoghese sarebbe stata in buone mani, perché avrebbe potuto contare sul talento di André Silva.

André Silva

Ma nonostante gli elogi del quattro volte pallone d’oro, le incertezze che affliggono i pensieri e le impressioni dei tifosi e dei dirigenti del Milan sono ancora molte. I dubbi sono legati all’effettivo potenziale del centravanti ex Porto, fin qui poco impiegato e per nulla incisivo in Campionato, ma determinante sia in Europa League che nelle Qualificazioni ai Mondiali di Russia 2018. In particolare, con ben 9 reti in 10 presenze, Silva ha contribuito nettamente a garantire al Portogallo il primato nel girone e l’accesso diretto a Russia 2018, non costringendo CR7 a rimangiarsi le dichiarazioni di stima in precedenza rese; altrettanto prolifico è stato, finora, il suo impiego in Europa League, dove ha messo a segno 6 reti in 8 presenze, coronate da una tripletta in trasferta contro l’Austria Vienna nel match finito 5-1 per i rossoneri.

Tuttavia, in Serie A la casella dei gol segnati dice ancora 0, e se ne fatica a comprendere i motivi visto il suo buon rendimento nello scenario internazionale. Qualche polemista sarebbe pronto a replicare che, mentre in Nazionale la sua particolare prolificità è dovuta alle giocate ed alle assistenze di Cristiano Ronaldo, in Europa League il bottino di 6 reti collezionato contro squadre del calibro di Austria Vienna e Craiova sarebbe giustificato dal basso livello degli avversari.

La verità è che il suo impiego in campionato è ridotto ad appena 6 presenze in 12 partite, nelle quali spesso è subentrato a partita in corso, vedendosi così ridotta la possibilità di lasciare il segno. Eppure, le prestazioni rese nelle poche uscite in Serie A, sebbene non accompagnate dai gol, hanno messo in luce delle buone qualità del portoghese: nella partita casalinga contro la Roma è stato uno dei pochi a non sfigurare, mentre nel derby la gioia del gol gli è stata negata solo dal palo. André Silva ha mostrato buone doti tecniche di gestione della palla, velocità e fisicità, che fanno di lui un attaccante arruolabile sia come prima che come seconda punta, all’occorrenza, impiegabile accanto ad un opportunista come Cutrone, mentre quella con Kalinic sembra avere tutti i connotati di una alternanza forzata.

André Silva

E’ indubbio che Vincenzo Montella stia tenendo in considerazione le inevitabili e scontate difficoltà di ambientamento nel nostro campionato, che in passato hanno colpito alcuni tra i più grandi centravanti e che, verosimilmente, staranno caratterizzando anche il percorso di André Silva. La estrema (e forse eccessiva) tattica del nostro torneo impedisce ad un giocatore proveniente da campionato estero di trovarsi subito a suo agio, specie quando si tratta di un attaccante, per giunta acquistato da una squadra di alta classifica, che d’un tratto si trova a fare i conti con difese che applicano movimenti sincronizzati, studiati, tendenti a neutralizzare il centravanti avversario, spesso rinchiuso nella morsa dei due centrali. Situazioni complicate dalle quali un attaccante può uscire anche grazie all’uso dellopportunismo e della cattiveria agonistica, caratteristiche che, per la verità, sembrano mancare ad André Silva, che spesso appare troppo timido nell’attaccare il pallone. Naturalmente, maggiore sarà la fiducia che Montella gli concederà, maggiori saranno le chance di un adattamento più rapido al campionato italiano. Anche perché, nel frattempo, il torneo va avanti, il Milan continua a mostrare difficoltà evidenti e la rincorsa alla zona Champions (già distante 12 punti) si rende sempre più complicata. Kalinic non sta offrendo le garanzie che ci si attendeva e Cutrone, sebbene sia un ottimo giovane in prospettiva e un’ottima carta a disposizione di Montella (che spesso gli dà fiducia con il fine di farlo crescere), è ancora troppo giovane per possedere le caratteristiche di leader che si carica la squadra sulle spalle e la trascina a suon di gol. Né, dall’altro lato, il Milan può puntare sulle magie saltuarie di Suso per risolvere le partite e per raggiungere un quarto posto che, dato l’ingente investimento estivo, rappresenta l’obiettivo minimo stagionale. Urge, quindi, un profilo che assicuri reti e continuità in fase offensiva.

André Silva

Al di là del diffuso ottimismo sulle potenzialità inespresse del portoghese, l’unico dato che veramente terrorizza i tifosi del Milan è legato ad un incantesimo: la maledizione della maglia numero 9, storico numero appartenente a Pippo Inzaghi, che con quella casacca sulle spalle ha realizzato 126 gol in rossonero e ha sollevato ben 9 trofei, tra cui due Champions League. Dal giorno in cui Super Pippo ha lasciato il Milan, nessuno tra i centravanti che man mano si sono susseguiti negli anni a Milanello è stato in grado di onorare quel numero. Anzi, da Inzaghi in poi, hanno praticamente fallito tutti: da Matri a Torres, fino ad arrivare a Destro e Lapadula. Chissà se a fine stagione saremo pronti ad aggiungere un’altra vittima al già lungo elenco di centravanti rossoneri.

 

Amedeo Polichetti

 

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