La lotta contro la violenza di genere non è mai stata così centrale nel dibattito pubblico. Prima del 25 novembre si contavano un centinaio di vittime di femminicidio, ma i numeri continuano a salire. Un caso che ha destato interesse è quello di una ragazza che è riuscita a salvarsi grazie al gesto antiviolenza.
Uno alleato contro la violenza
Il gesto antiviolenza è una semplice mossa ideata dalla Canadian’s Women Foundation, diventata internazionale grazie alla sua utilità.
Per eseguirla basta semplicemente mostrare il palmo della mano con il pollice piegato su di esso, abbassare le dita formando un pugno e ripetere (immagine a seguire).
L’episodio avvenuto a Milano
Questo gesto si è mostrato particolarmente utile a Milano la sera dello scorso 21 novembre quando una 19enne è stata aggredita da un ragazzo di 23 anni nei pressi del Duomo.
La giovane residente a Bergamo si trovava a Milano per assistere ad un concerto e, siccome la serata era finita presto, aveva deciso di fare una passeggiata in centro prima di rientrare in albergo.
Qui ha conosciuto un gruppo di giovani, tra cui l’aggressore, che si è mosso subito per cercare di rimanere da solo con lei. Con il passare delle ore il gruppo poi si sarebbe assottigliato fino a quando la vittima è rimasta sola con il 23enne. L’aggressore, ritrovatosi solo con lei, ha subito tentato un approccio fisico violento e, al rifiuto della ragazza, si è alterato ed ha cominciato ad avere atteggiamenti violenti e minatori nei suoi confronti. Da quel momento la 19enne è entrata nel panico ed ha passato lunghe ed interminabili ore fino a quando, con la scusa di dover usare il bagno, è entrata in un fast food nei pressi di Piazza Scala ed ha eseguito davanti alla commessa del locale il gesto antiviolenza accompagnato dalla parola “Help” pronunciata con il labiale. La cameriera, visto il terrore nel viso della giovane, si è subito attivata per chiamare il 112 che è intervenuto poco dopo riuscendo a bloccare l’aggressore e a portarlo in questura.
Educare ed informare è la base
Questo episodio, dall’epilogo fortunatamente lieto, ci deve far riflettere su molti aspetti che riguardano la violenza di genere presente nella nostra società e di quanto la violenza di genere sia insita dentro di essa. Un aspetto di questa vicenda dovrebbe servire a farci pensare a quanto l’educazione e l’informazione nel campo della lotta alla violenza contro le donne siano importanti. Se la giovane e la commessa del locale non avessero avuto a disposizione questo strumento, o semplicemente se non ne fossero state a conoscenza dell’esistenza del gesto antiviolenza, l’epilogo della storia sarebbe stato ben più triste di quello effettivo.
Un secondo punto su cui riflettere riguarda il brillante lavoro che associazioni come quella canadese svolgono ogni giorno per contrastare episodi di violenza contro le donne come questo ma anche di episodi ben più gravi. È, infatti, grazie alla rete di informazione e di strumenti come il gesto antiviolenza, il numero 1522 e tanti altri che riusciamo ogni tanto a leggere di una storia che finisce in maniera diversa da quella che tutti immaginiamo quando la vittima è una donna.
La consapevolezza che si tratti di una vera e propria emergenza ha spinto a “fare squadra” contro la violenza, creando strumenti utili per le persone che si sentono in pericolo. Un esempio è il numero 1522 a cui chiunque sia o sia statə vittima di violenza o stalking può chiamare per ricevere supporto sia legale che psicologico. O, in tempi più recenti, l’associazione DONNEXSTRADA con Violawalkhome accompagna attraverso dirette instagram tutte quellǝ che non si sentono al sicuro mentre tornano a casa a piedi. Infine c’è il Violentometro, una scala che misura la pericolosità dei comportamenti violenti nelle relazioni, ideata dall’Instituto Politécnico Nacional del Messico nel 2009.
Benedetta Gravina