Il Violentometro è una scala che misura la pericolosità dei comportamenti violenti nelle relazioni, ideata dall’Instituto Politécnico Nacional del Messico nel 2009. La sua origine rispecchia l’esigenza di fornire alle vittime di violenza di genere gli strumenti necessari per identificare i fattori di rischio nelle dinamiche relazionali.
Il Violentometro individua 30 comportamenti pericolosi, elencati in ordine crescente in base alla gravità: si passa dagli insulti, alle minacce, allo stalking e all’isolamento fino ad arrivare alle violenze fisiche e, nel caso più estremo, all’omicidio.
Riconoscere i segnali della violenza
Riconoscere i segnali di un potenziale abuso è il primo passo per interrompere il ciclo della violenza prima che sia troppo tardi. Uno dei fattori chiave del Violentometro è proprio la sua capacità di evidenziare comportamenti pericolosi spesso ignorati o sottovalutati.
La normalizzazione della gelosia e della possessione all’interno delle relazioni può essere una delle barriere più insidiose nel riconoscimento della violenza. Infatti, la nostra società tende a minimizzare o addirittura giustificare tali comportamenti, contribuendo così al perpetuarsi di dinamiche relazionali tossiche. Tali sentimenti, spesso travestiti da manifestazioni di amore profondo e apprensione, possono in realtà tradursi nella limitazione della libertà individuale e nell’instaurazione di una dipendenza emotiva. Questi non sono segni di un amore sano.
Il femminicidio, purtroppo, è soltanto la tragica “punta dell’iceberg” in un panorama più ampio di violenza di genere. È essenziale riconoscere che i comportamenti considerati “meno gravi” siano in realtà i primi segnali di un problema radicato nel profondo della nostra società. Le molestie verbali (il cosiddetto “catcalling”), ad esempio, sono spesso considerate innocue, ma di fatto riflettono una cultura basata sull’oggettificazione del corpo femminile. Questi atteggiamenti contribuiscono ad alimentare il clima di paura e insicurezza che le donne devono affrontare ogni giorno.
Bisogna tenere a mente che la violenza di genere è un continuum: il passo successivo al catcalling potrebbe essere una forma più grave di aggressione. La società dovrebbe smettere di giustificare o ignorare questi comportamenti e, al contrario, riconoscerli come segnali di una mentalità che non rispetta l’uguaglianza e la dignità di ciascun individuo.
Il Violentometro in un contesto di emergenza nazionale
Per capire perché è così importante avere degli strumenti come il Violentometro bisogna innanzitutto comprendere l’entità del problema. I dati riguardanti la violenza sulle donne sono sconcertanti e rivelano una triste realtà presente in molte società nel mondo: secondo le statistiche dell’ISTAT, ogni anno milioni di donne sono vittime di violenza, sia fisica sia psicologica. Questi numeri allarmanti sottolineano l’urgente necessità di affrontare la questione con un approccio mirato ed efficace.
Il Violentometro si presenta come uno strumento prezioso, poiché offre la possibilità di rompere quel silenzio che spesso circonda la violenza di genere. Molte vittime esitano a denunciare gli abusi subiti perché non sono in grado di valutare l’entità del problema o per paura dei giudizi sociali. Il Violentometro fornisce un valido aiuto, permettendo alle donne di auto-valutare la propria situazione. Questa autonomia decisionale è fondamentale per incoraggiare le vittime a intraprendere azioni concrete per proteggere se stesse.
L’importanza del chiedere aiuto
Il Violentometro non è rivolto solo alle vittime di violenza, ma anche a coloro che le circondano. Riconoscere i segnali di pericolo è fondamentale per interrompere in modo tempestivo il ciclo degli abusi. Il supporto di amici, familiari e colleghi è essenziale affinché la vittima decida di chiedere aiuto.
Chiunque voglia fornire il proprio supporto deve saper ascoltare con empatia e offrire un sostegno incondizionato. In alcuni casi, potrebbe essere necessario persuadere la vittima a rivolgersi a professionisti specializzati per ricevere assistenza, perché non sempre chi subisce un abuso ne è consapevole. Inoltre, è importante sottolineare che la violenza di genere non riguarda solo le donne, ma può colpire chiunque. Gli uomini che subiscono violenza devono sentirsi liberi di cercare aiuto senza il timore di essere giudicati.
Una risorsa importante sul territorio italiano è il 1522, un numero di emergenza che fornisce supporto alle vittime di violenza. Questo servizio è gestito dal Dipartimento per le Pari Opportunità e offre consulenza telefonica, gratuita e anonima, e aiuto psicologico. Rivolgersi al 1522 può essere il primo passo verso un percorso di protezione e guarigione.
In conclusione, è imperativo ribadire che chiedere aiuto in situazioni di violenza non è affatto motivo di vergogna, bensì un atto di straordinario coraggio. La responsabilità di contrastare la violenza non ricade solo sulle vittime, ma su tutta la comunità. Solo attraverso una collaborazione attiva si può sperare di porre fine a questo grave problema e costruire una società in cui ogni individuo possa sentirsi davvero libero e al sicuro.
Matthew Andrea D’Alessio