«Se perdo il referendum sulle riforme costituzionali smetto di far politica», ha dichiarato pubblicamente il primo ministro, Matteo Renzi, durante l’intervista di Claudio Tito su Repubblica Tv.

Infatti, l’art. 138 della Costituzione italiana asserisce che le leggi costituzionali o di revisione costituzionale che non raggiungono il quorum della maggioranza qualificata, di cui prima, «sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione (sulla Gazzetta ufficiale, ndr), ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali». 

Ma quali sono i punti salienti della riforma Boschi, su cui, molto probabilmente, gli elettori saranno chiamati ad esprimersi? Vediamoli insieme.

IL SENATO DEI “CENTO” – L’attuale Palazzo Madama subirà un taglio dei suoi membri, da 315 a 100 senatori. Di questi: 95 saranno eletti dai Consigli Regionali (21 sindaci e 74 consiglieri), la cui durata in carica come senatori dipenderà dal proprio mandato territoriale; i restanti 5 saranno nominati dal Presidente della Repubblica e resteranno in carica per 7 anni. I senatori a vita, invece, saranno solo gli ex presidenti della Repubblica. Tuttavia, il nuovo Senato non conserverà le stesse competenze: avrà lo stesso peso sulle leggi di revisione costituzionali e per tutte quelle per cui è richiesta una lettura bicamerale; mentre vedrà ridimensionarsi l’influenza sulle leggi ordinarie, anche se esso potrà richiedere la modifica di queste alla Camera dei Deputati, la quale non sarà tenuta ad accettare obbligatoriamente. I cento nuovi senatori godranno delle stesse immunità dei deputati: non potranno essere arrestati, né sottoposti a intercettazioni, senza l’autorizzazione del Senato stesso.

FINE DEL BICAMERALISMO PERFETTO – Il Parlamento sarà sempre composto da entrambe le camere, ma solo Palazzo Montecitorio, che conserverà la sua composizione attuale di 630 membri, potrà votare o meno la fiducia al Governo. Inoltre, come abbiamo già detto, la Camera dei Deputati avrà una preminenza legislativa per quanto riguarda le leggi ordinarie e potrà rifiutare eventuali richieste di modifica da parte del Senato. Verrà eliminato, dunque, lo strumento della navetta parlamentare, che prevedeva il passaggio del disegno di legge da una camera all’altra. Ciò nonostante, se le richieste di modifica dovessero riguardare il rapporto tra Stato e Regioni, il respingimento della Camera potrà avvenire solo con maggioranza assoluta.

ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA – Con la creazione di quello che può essere definito un “Senato delle autonomie”, non sarà più necessario il voto dei grandi elettori, ossia la totale composizione del Parlamento in seduta comune, quest’ultimo formato dai membri del Parlamento, a cui si aggiungevano i 58 delegati regionali (tre per ogni Regione, eccetto la Valle d’Aosta che ne aveva soltanto uno). Attualmente il Capo dello Stato viene eletto con  la maggioranza dei due terzi dell’assemblea nei primi tre scrutini, dopo i quali è sufficiente la maggioranza assoluta (la metà più uno dei componenti). Con la nuova riforma, invece, cambiano gli elettori e il quorum: nei primi tre scrutini servirà la maggioranza dei due terzi dei componenti di entrambe le camere (formate da 730 membri), dal quarto scrutinio sarà sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei membri, dal settimo la maggioranza dei tre quinti dei votanti.

REFERENDUM E LEGGI POPOLARI – Cambiano i requisiti per la richiesta del referendum abrogativo: serviranno 800mila firme, e non più 500mila, per un quorum fissato al 50% più uno dei votanti dell’ultima tornata elettorale (e quindi non degli aventi diritto); se, invece, si raccoglieranno un numero di firme compreso tra 500mila e 800mila resta il quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto. Inoltre, vengono introdotti nuovi strumenti di democrazia diretta, come il referendum propositivo: tale istituto democratico, già presente in molti paesi europei, potrà essere utilizzato per interrogare i cittadini su temi di grande attualità. Tuttavia, anche per quanto riguarda le leggi di iniziativa popolare, salirà il numero di firme richieste: dalle attuali 50mila passerà alle 150mila.

MODIFICA DEL TITOLO V – Il titolo V è quella parte della Costituzione che riguarda gli Enti locali autonomi e il riparto delle competenze tra Stato e Regioni. Così, dopo la riforma costituzionale del 2001, anche il ddl Boschi rimescola le materie degli Enti autonomi, attribuendo molte competenze allo Stato ed eliminando le competenze concorrenti. Le competenze affidate allo Stato riguarderanno l’energia, le infrastrutture strategiche e il sistema nazionale di protezione civile. Alle Regioni restano: politiche sociali, tutela della salute e istruzione. Inoltre, saranno eliminate definitivamente le province.

ABOLIZIONE DEL CNEL – La riforma costituzionale prevede anche l’abrogazione dell’art. 99, riguardante il CNEL, ossia il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. Finora è stato un organo di consulenza del Parlamento e del Governo, godendo addirittura del potere di iniziativa legislativa. Entro 30 giorni dall’entrata in vigore della riforma, però, sarà nominato un commissario, il quale avrà il compito di sistemare i membri dell’organo presso il personale della Corte dei Conti.

RICORSO PREVENTIVO SULLE LEGGI ELETTORALI – Con la richiesta di un quarto dei componenti della Camera, il decreto Boschi prevede la possibilità di ricorrere preventivamente al giudizio della Corte Costituzionale per quanto riguarda la costituzionalità delle leggi elettorali. Tra le norme transitorie della riforma vi è anche la possibilità di impugnare il ricorso preventivo in questa legislatura e, quindi, l’Italicum potrebbe pervenire al giudizio della Corte prima della sua entrata in vigore.

La sera del 12 aprile è avvenuta l’ultima votazione alla Camera dei Deputati. La riforma è stata approvata con 361 voti a favore e solo 7 contrari, visto che l’opposizione è uscita dall’aula prima della votazione. Tuttavia, poiché non è stato raggiunto il quorum dei due terzi (richiesto dalla nostra Costituzione), il progetto di riforma verrà sicuramente sottoposto a referendum confermativo.

Stando alle parole di Renzi, il parere dei cittadini potrebbe essere richiesto a Ottobre. Il quorum necessario al referendum confermativo sul ddl Boschi, a cui potranno partecipare tutti i cittadini di maggiore età, sarà costituito dalla maggioranza dei voti validi.
“SI o NO?”, dunque. Restate aggiornati su Libero Pensiero News per saperne di più.

Andrea Palumbo

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