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Lupin Netflix ©

Netflix comincia col piede giusto il nascente 2021 con la co-produzione e distribuzione della nuova serie televisiva francese Lupin, ideata e sceneggiata da George Kay e diretta da Louis Leterrier (L’incredibile Hulk, Now You See Me), Marcela Said, Ludovic Bernard. Tra la detective story e il caper movie la serie si ispira all’iconico Arsenio Lupen, il ladro gentiluomo protagonista dei feulleton scritti da Maurice Leblanc durante il primo trentennio del XX secolo. Tale Sherlock Holmes à la française, ritenuto già un classico nel Novecento, ha segnato l’immaginario collettivo degli ultimi decenni soprattutto grazie alla sua trasposizione animata giapponese Arsenio Lupin III, diretta da Monkey Punch (a sua volta disegnatore del manga omonimo), in cui il protagonista dalle basette lunghe viene presentato come nipote del celebre Arsène. Il protagonista di Lupin è interpretato dal talentuosissimo Omar Sy, noto al grande pubblico grazie al successo di Quasi amici – Intouchables (2012). Forse l’idea del parigino-bianco, forse la sua versione nipponica hanno influenzato il parere di critici e non sulla fedeltà del personaggio interpretato da un attore nero. Ma è appunto un pregiudizio d’immagine e non di spirito dell’opera originaria, la cui matrice è ottimamente tangibile all’interno della serie. Idealismi a parte, il protagonista non è Arsenio Lupin o un suo lontano parente dell’Africa occidentale o dell’Estremo Oriente, ma è un personaggio che, così come la serie televisiva in sé, trae insegnamento da un anti-eroe moderno della cultura occidentale.

Un Lupin di Netflix tra verità e denuncia

Parigi, 2020. Assane Diop è un ladro, ma non un ladro qualunque: è un ladro gentiluomo che compie grossi furti a discapito di ricche personalità dell’alta società parigina. La sua abilità trae ispirazione dalle avventure del suo idolo letterario, Arsenio Lupin: trasformismo, gadget, ingegno e seduzione. La passione per la lettura del personaggio di Leblanc gli viene dal padre, vedovo e immigrato senegalese il quale prima di morire gli ha regalato Arsenio Lupin, il ladro gentiluomo. Risoluto nel voler abbandonare per sempre il crimine e dedicarsi alla ex-moglie Claire e il figlio Raul, Assane organizza il furto del Collier della regina, conservato nel Museo del Louvre: prima appartenuto ai Pellegrini, famiglia presso cui il padre lavorava come autista e dalla quale fu incastrato per il suo presunto furto, sarà il mezzo vendicativo attraverso il quale ristabilire la verità e la giustizia.

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fonte: bfmtv.com

Il Lupin di Netflix è un continuo viaggio nella memoria di Assane dal 1995 al presente, un continuo alternarsi in un tempo misto tra quell’annus terribilis del suicidio del padre e l’hic et nunc della Parigi del 2020. Una Parigi “di contorno”, lievemente tratteggiata nell’atmosfera della difficile integrazione sociale degli immigrati e del razzismo prima (non è un caso che l’unico ad accorgersi di un nesso Assane-Lupin sia il poliziotto di origini mediorientali Youssef), e del sopruso dei potenti e dei ricchi poi. Un’interpretazione ed al tempo attualizzazione dell’opera novecentesca che dà colore ad una narrazione che fa il suo lavoro, ma non eccede, non brilla; forse in alcuni momenti diluisce giocando sulla suspense e sui colpi di scena spesso prevedibili che rompono il patto narrativo della sospensione dell’incredulità (Assane fai più attenzione!). Eppure la regia è studiata (con errori tecnici di scavalcamento qua e là) e le scene d’azione son costruite al dettaglio, facendo di Lupin un’esperienza simile a quella dei romanzi d’appendice di Leblanc: un’occasione di puro intrattenimento che si avvale di elementi tanto positivi da scavalcare di gran lunga altri prodotti della piattaforma (tra cui la sopravvalutata Casa di Carta). Il positivissimo espediente narrativo del tempo misto è ben congegnato e permette la riuscita costruzione di un protagonista con cui il pubblico può facilmente empatizzare: punto di forza della serie televisiva che punta tutto (e forse troppo) su quel talento poliedrico di Omar Sy. La caratterizzazione degli altri personaggi, con i relativi dialoghi, è pressoché scarna, funzionale ad illuminare un personaggio così potente come quello dell’Arsenio Lupin contemporaneo. D’altronde come si fa a non amare un personaggio letterario tanto potente interpretato da un attore così ironico?

La Parte 1 del Lupin di Netflix lascia spazio ad altre stagioni in cui l’équipe può sicuramente catalizzare i punti di forza e migliorare quelli negativi. All’interno di una prima prova non si possono “consumare troppe munizioni”!

Luca Longo

5 Commenti

  1. Pezzo di merda.. La tua presentazione di antirazzista traditore e servo(oltre al cognome che appartiene a una ben nota categoria..) la dice lunga, come il naso.. Se a te un’icona come Lupin sta bene negro affari tuoi di servo antifascista, tanto sei protetto dalla mancino caro il mio servo.. E nessuno può ribattere.. Ma ricordati che di gente non in malafede e serva come te ce n’è ancora tanta, che ragiona con la propria testa e che a pelle aborrisce e sempre lo farà un Lupin negro contro natura e contro la propria razza d’appartenenza, servo traditore

    • Non serve che ti scaldi… il giornale si dice “femminista, ecc”
      Ci sono persone con il feticcio razziale dei neri. Parlo di alcune donne ed alcuni gay. Loro, ossessionati, considerano i maschi neri un feticcio. Ma non potendolo ammettere si coprono dietro alla giustizia sociale e l’antirazzismo. Ma tranquillo che sono loro i primi razzisti. Quanto entri in confidenza se gli chiedi le vere ragioni perché gli piacciono i neri, ti confesseranno: “perche sono animali”. Capito? Fanno gli antirazzisti ma sotto sotto li considerano animali. Quindi il marketing le sa ste cose. Attore con maschio nero e donna bianca, vende di più…. turismo sessuale femminile in Africa docet.

  2. Ma andate dritti (e spediti) A FARE IN CULO! Buonisti, sessisti, lgtbcazzchevesepija, redical chic, razzisti e politically correct, siete la rovina di questa epoca, speriamo finisca presto questa moda del cazzo (ATTENZIONE: i pensieri sono giusti, è l’esasperazione degli stessi fino alla nausea, fino all’ossessione, fino a cadere nel ridicolo) e speriamo che presto vi spazzino via come hanno eradicato la peste nel medioevo.

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