Per comprendere quanto la campagna elettorale per le Elezioni Liguria 2020 si sia infittita, basterebbe prendere in considerazione una foto. Solo una foto. Una foto che non riguarda Ferruccio Sansa, Giovanni Toti o gli altri candidati bensì dei bambini. Una classe di bambini di una scuola di Genova che disegna su delle sedie. A pubblicarla sui social è stato il Presidente uscente, sicuro del fatto che l’immagine avrebbe suscitato una profonda indignazione contro il governo, e quindi contro l’alleanza giallo-rossa che si presenta unita anche alle elezioni regionali liguri, poiché non in grado di fornire dei banchi.
Le cose stanno diversamente. Il dirigente scolastico è intervenuto spiegando che i nuovi banchi sarebbero arrivati il giorno successivo. Nel frattempo, trattandosi del primo giorno di scuola, quelli vecchi sono stati rimossi in favore di qualche attività ricreativa e festeggiamenti. Infine, lo stesso dirigente ha condannato la strumentalizzazione politica dei bambini per fini elettorali. Chiamato a rispondere delle parola del preside, Giovanni Toti ha risposto che la responsabilità di quanto accaduto appartiene agli uffici scolastici, di estrazione ministeriale. Il classico gioco di chi “tira la pietra e nasconde la mano“.
Questo è il clima che si respira a Genova. Le Elezioni Liguria 2020 saranno una lotta senza esclusione di colpi tra il Presidente uscente Giovanni Toti e la strana alleanza tra i partiti di governo, PD e M5S, che hanno trovato in Ferruccio Sansa il proprio candidato. Gli osservatori nazionali seguiranno molto da vicino l’evolversi della tornata regionale, soprattutto in ottica futura, dato che si tratta della seconda volta in cui i grillini e i democratici hanno deciso di correre assieme.
La Liguria, il feudo di Giovanni Toti
Toti si presenta a queste elezioni come grandissimo favorito, tanto che il suo atteggiamento in campagna elettorale è molto simile a quello di una squadra che ha vinto 4-0 la partita di andata. Non fa comizi, declina i confronti televisivi, è attivo solo sui social. Ogni tanto si fa vedere alla presentazione delle liste in suo sostegno, fa davvero il minimo sindacale. Sembrano lontani i tempi in cui il suo potere vacillava: nell’autunno del 2019 l’ex forzista sembrava davvero in difficoltà. Il primo agosto era uscito, sbattendo la porta, da Forza Italia con l’ambizione di fondare un suo partito (Cambiamo!) e di giocare un ruolo anche sullo scenario nazionale vicino alla Lega. Pochi giorni dopo, Matteo Salvini tenne una conferenza stampa al Papeete per chiedere pieni poteri, e il cambiamento politico che ne scaturì compromise e soffocò le ambizioni di Toti. Ci è voluta l’inaugurazione del Ponte di Genova, il mese scorso, per fornire un pretesto per tornare a farsi sentire sulla scena politica italiana.
Ex giornalista Mediaset, Giovanni Toti si candida alle regionali in Liguria nel 2015, vincendo contro Raffaella Paita del centrosinistra e Alice Salvatore del Movimento Cinque Stelle. Grazie al sostegno decisivo del centrodestra unito, si assicurò la vittoria con il 36% dei voti. In questi cinque anni di reggenza, la sua popolarità è notevolmente aumentata, grazie soprattutto alla gestione di due grandi emergenze che hanno scosso il territorio ligure: il crollo del Ponte Morandi e la pandemia da coronavirus.
Nominato commissario delegato alla gestione dell’emergenza seguita al crollo del viadotto di San Giorgio, la figura di Toti non venne considerata “colpevole” dall’opinione pubblica, concentrata più sulle colpe dei Benetton che su quelle della regione. Una volta ricevuti, in tempo record, i fondi del Decreto Genova, il Presidente è stato in grado di intestarsi i meriti della ricostruzione del ponte, conclusosi in tempo record e proprio in campagna elettorale l’agosto scorso.
Parimenti, Toti è riuscito a pubblicizzare la gestione della tragedia sanitaria come un grande successo, nonostante alcuni abbiano sollevato dei dubbi sulla reale consistenza dei numeri. Infatti, nonostante la regione abbia registrato un esiguo numero di contagi (11mila) e di decessi (1500), la Liguria mostra uno degli indici di contagio (RT) tra i più alti d’Italia. Una situazione che avrebbe dovuto indurre la regione a fare più tamponi, anche a giudicare da dato che i 200mila effettuati non appaiono in linea con le altre regioni settentrionali.
Altri interventi degni di nota del suo mandato sono il controverso piano di privatizzazione delle numerose strutture ospedaliere presenti sul territorio, il quale ha causato un lungo iter di revisione al TAR, e il “Piano Casa“, inaugurato poco dopo la sua elezione e tramite il quale si proponevano ampi progetti di espansione edilizia nei dieci parchi nazionali liguri. Un altro successo della giunta è stato quell’avviamento della parte finale dello scolmatore del torrente Bisagno, responsabile delle grandi alluvioni che hanno caratterizzato il capoluogo ligure. Una risposta al dissesto idrogeologico causato soprattutto dalla “cementificazione selvaggia” dell’entroterra ligure.
Ferruccio Sansa e la “strana alleanza”
Il principale avversario di Toti soffre di un deficit non solo elettorale, ma anche politico: le elezioni Liguria 2020 sono le uniche in cui i due partiti di governo, PD e M5S, hanno deciso di unire le proprie forze e concorrere in un’unica coalizione (con la partecipazione di Europa Verde-DemoS-Centro Demicratico), che esprime come candidato unitario Ferruccio Sansa, inviso a Luigi Di Maio ma imposto da Vito Crimi e Andrea Orlando. La conseguenza di questa scelta travagliata (e anche tardiva) avrebbe causato la totale assenza di supporto partitico alla candidatura di Sansa da parte dei grillini, i quali lo hanno provato di ogni tipo di presenza pentastellata agli eventi organizzati dallo stesso candidato, e anche i democratici sono stati abbastanza tiepidi nei suoi confronti.
Laureato in Giurisprudenza, Ferruccio Sansa è una delle firme più importanti de Il Fatto Quotidiano e vanta nel suo curriculum collaborazioni importanti con giornali stranieri del calibro di “The Guardian“. Nel luglio 2020 ha annunciato la sua interruzione dell’attività giornalistica per il quotidiano di Marco Travaglio per scendere in campo per la sua regione. Figlio di Adriano Sansa, sindaco di Genova dal 1993 al 1997, il giornalista ha preso il posto di Aristide Massardo, preside della Facoltà di Ingegneria di Genova, e prima scelta dei grillini alle regionali. Il professore ha deciso di proseguire comunque la sua strada verso la presidenza affidandosi anima e corpo ai voti di Italia Viva, +Europa e PSI. Dunque la compagine governativa sembra essere divisa, almeno in parte.
Sono noti da subito anche i temi su cui entrambi i partiti stanno spingendo per puntare a indebolire la posizione del Presidente uscente. Dalla sanità pre e post Covid, facendo leva soprattutto sulle terapie intensive e le privatizzazioni, all’ambiente, al cemento e all’emergenza delle infrastrutture. Dalla sua, Giovanni Toti può millantare i risultati positivi della sua amministrazione e soprattutto può contare sulla compattezza della coalizione di centro-destra Lega-FdI-FI.
Una storia già scritta? Sondaggi e previsioni
Nonostante gli sforzi, numeri alla mano il vantaggio del centrodestra su centrosinistra e M5S appare ancora netto. Il Presidente uscente sarebbe in vantaggio di oltre dieci punti percentuali sullo sfidante. Nella rilevazione più recente la percentuale di consensi dei Toti oscilla tra il 53% e il 57%, mentre Sansa si attesta attorno al 40%. Molto più lontano Aristide Massaro, che si attesta attorno al 5%. Praticamente non pervenuti gli altri candidati: le ex-pentastellate Marika Cassimatis di “Base Costituzionale” e Alice Salvatore per “Il Buonsenso”, Davide Visigalli con “Riconquistare l’Italia”, Gaetano Russo con “Il Popolo della Famiglia-Democrazia Cristiana”, Giacomo Chiappori con “Grande Liguria” e Carlo Carpi con la lista omonima.
Le Elezioni Liguria 2020 appaiono come una vera e propria “mission impossibile” per i giallorossi che, per evitare una compromissione troppo evidente, hanno evitato di esporsi troppo in favore di Ferruccio Sansa. Due vasi non comunicanti che agiscono all’insegna dell’ognuno per sé. Sansa sta facendo una campagna elettorale generosa, ingenua, delicata. Ai social affida le sue riflessioni intime, nella vita vera ha fatto più di duemila chilometri in furgone, incontrando i giovani e visitando borghi abbandonati. Insomma, Sansa ha deciso di “battere” strade non ancora considerate dalla politica tradizionale. Un investimento politico in ottica futura.
Alla base del dibattito che si è creato tra i contendenti alle regionali si trova quello dell’identità economica della regione. Piccola, isolata dal resto del Paese e con infrastrutture deficitarie, gli elettori liguri chiedono risposte soprattutto su questo fronte. Le grandi opere, ideate per implementare le comunicazioni, restano in attesa di fondi o di un politico che se ne interessi. Il commercio portuale resta nullo, tra un porto inadeguato per i grandi traffici e il rischio di perdere il predominio economico in favore del terziario avanzato e del turismo.
Il controverso progetto cinese della Nuova Via della Seta potrebbe rappresentare un’opportunità per la città e la regione per riaffermare la propria identità economica e commerciale, anche di fronte a una delle crisi più difficili degli ultimi decenni.
Per quanto riguarda la legge elettorale, in Liguria si vota dal 1995 in unico turno a maggioranza relativa. È sufficiente ottenere un voto in più del secondo candidato per ottenere la presidenza. I trenta seggi del Consiglio Regionale si assegnano per l’80% con un proporzionale dove si esprimono le preferenze per i candidati consiglieri. Il resto è assegnato in maniera variabile: come premio di maggioranza se il candidato che vince ha ottenuto meno di 18 seggi, altrimenti viene ripartito tra le liste non collegate nel caso in cui il vincitore abbia ottenuto più di 18 seggi.
Le Elezioni Liguria 2020 rappresentano un test fin troppo impegnativo per la maggioranza di governo, chiamata a compiere un’impresa quasi impossibile. Strappare a Giovanni Toti il suo feudo inespugnabile è troppo, anche per un ottimo candidato come il giornalista d’inchiesta Ferruccio Sansa. Le due forze di governo lo sanno benissimo, ed è per questo che la tornata elettorale non è tanto una sfida da vincere a tutti i costi, ma un banco di prova per il laboratorio politico giallo-rosso, purtroppo destinato al fallimento, almeno per queste elezioni regionali.
Donatello D’Andrea