Da sempre le canzoni sono quel pretesto per sentirci al sicuro, per evadere, per fantasticare, per sognare, insomma sono le nostre accompagnatrici di vita. Spesso però, questo riflesso di vita è anche troppo eccessivo tant’è che alcune canzoni possono davvero risultare senza controllo. 

In particolare, sempre di più sono i brani che fanno rabbrividire dati i loro testi altamente questionabili, soprattutto in materia di violenza e maschilismo.

Purtroppo gli esempi sono davvero tanti, ma ci teniamo a riportare i più significativi e soprattutto le canzoni più celebri, affinché possa essere prestata più attenzione nella scrittura, nella produzione e nella pubblicazione dei testi. Ad un brano lavorano sempre in tantissime persone, possibile che davvero nessuno vi si opponga?

Nei brani che proponiamo di seguito, concretamente, ricorre spesso la donna vista come oggetto, utilizzata a piacimento, o ancora schiava di un uomo, sempre obbediente altrimenti vittima di minacce. La donna insomma violata e maltrattata anche nei testi delle canzoni. 

Il 17 novembre 2023, Sfera Ebbasta pubblica con Elodie il brano Anche Stasera. In un primo momento, l’orecchiabile melodia sembra essere accompagnata da un testo romantico che racconta di un amore appassionato sebbene tumultuoso. In realtà per quanto possa sembrare sdolcinato, cela atti di possessione dell’uomo verso la donna, troppo spesso primi campanelli di allarme di una relazione “tossica”, in particolare quanto Sfera Ebbasta canta “sei soltanto mia, mai più di nessuno”. Insomma è chiaro il riferimento alla visione della donna come mera conquista, como oggetto che appartiene ad un uomo (chiaro dato l’utilizzo del pronome possessivo), la soprattutto la minaccia (e non la promessa, attenti/e) di non essere mai più di nessun altro, quindi esclusività ed eventualmente pericolo in un’eventuale rottura della relazione. Tra l’altro, che triste che Elodie, una donna in prima linea contro la violenza sulle donne, autrice di un monologo da brividi a Le Iene circa il tema, acconsenta alla pubblicazione e alla partecipazione in una canzone simile.

Ma andiamo avanti, perché le canzoni da brividi (e non per l’emozione) sono tante. Nel 1994 Gigi D’Alessio pubblica Comm si fragile, un brano che poi nel 2020 riprende e rinnova con Geolier, ma il testo era problematico già nel 1994.  D’Alessio canta “si pure tu ce tiene a vivere 
nun te fermà a parlà cu ll’uommene
” (se anche tu ci tieni a vivere, non fermarti a parlare con gli uomini). Chiarissima la minaccia qualora la donna dovesse intrattenere una chiacchiera con un uomo, dunque, evidenziando ancora una volta la chiusura a cui è costretta la donna vittima di un uomo possessivamente geloso.

Ma ancora, possiamo citare Emis Killa, al quale è stato annullato il concerto di Capodanno a Ladispoli per la sua canzone sul femminicidio 3 messaggi in segreteria. Per quanto lui si sia difeso affermando di aver semplicemente fatto story-telling non è comunque giustificabile il testo della sua canzone né tantomeno la pubblicazione, dato il pericolo di una probabile istigazione alla violenza. Egli canta:

“Non è che per caso hai trovato chiamate da un numero anonimo
Anche ‘sta volta ero io, con un buco allo stomaco
Qui è sempre il solito dramma
E solamente un altro déjà vu
Tu ti allontani un po’ di più
E il tuo telefono fa “tu-tu”
Chiamo e butti giù
La segreteria dice “In questo momento sono via ma se sei tu non chiamare più”
Ma son sempre io che anche oggi lascio il cuore nella tua segreteria. Ennesimo messaggio dopo il bip
Ho provato a contattarti mercoledì
Perché ho un amico che ti ha vista in centro
Che parlavi con uno e io non ci sto dentro”

È palese la presenza di uno stalker che nonostante il rifiuto della ex fidanzata continua ripetutamente a chiamarla. E poi subito dopo torna il tema del “o con me o con nessuno” tipica dell’uomo artefice di femminicidio.

“Lo so sono egoista, un bastardo, ma preferisco saperti morta che con un altro” continua il rapper nella stessa canzone e conclude con una frase che rimanda esattamente alle stragi compiute “voglio vedere la vita fuggire dai tuoi occhi”, quindi con mancanza di pudore, con vanto, con piena coscienza ammette il desiderio che ha.

Insomma elencare tutte le canzoni sarebbe ridondante giacché i temi che ricorrono sono gli stessi, come se si trattasse di un qualcosa di normale e naturale. Bisognerebbe comprendere davvero il valore che la musica ha, da sempre ispiratrice di generazioni, tendenza che accomuna soprattutto i giovani. Ed effettivamente pensare che i giovani ascoltino canzoni del genere non fa ben sperare, così come non fa ben sperare sapere che dietro ad un brano ci siano decine e decine di persone coinvolte, ed è raccapricciante rendersi conto che nessuna di queste persone spenda un secondo a ragionare sul significato e sull’impatto che potrebbe avere.

Il mondo della musica deve guadagnare, è vero, dunque bisogna scrivere canzoni che possano avere audience, ma davvero l’amore, quello puro, genuino, quello di “quando sei qui con me questa stanza non ha più pareti” o quello di “mi sei scoppiato dentro al cuore” non riesce più a colpire delle generazioni al punto da evitare l’ascolto di questa musica pericolosa?

Basta con il sessismo sfacciato, figlio del patriarcato e dell’arretratezza, basta con la mercificazione della donna (che come se non bastasse è oggetto anche in questa musica), basta alla cultura arretrata. Il fatto che una canzone sia orecchiabile data la sua melodia non è detto che sia giusta, impariamo a soffermarci sui testi e riflettiamo sui significati. Ricordiamo che una società fallisce nel momento in cui l’umanità manca, e dunque nel momento in cui, in questo caso, i femminicidi aumentano, e con essi le barbarie musicali. Basta davvero poco per cambiare una mentalità, e si potrebbe partire anche da qua. 

Annamaria Biancardi

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