Quanto è passato dall’ultima volta che ci siamo divertiti guardando l’Italia? Probabilmente dobbiamo tornare con la memoria all’estate di 5 anni fa, quando Antonio Conte guidò una rosa in un momento di forte transizione fino ad un insperato quarto di finale all’Europeo 2016 contro la Germania, che ebbe ragione degli azzurri soltanto ai calci di rigori. Da quel momento in poi un enorme purgatorio sotto la guida scellerata di Giampiero Ventura, che ci ha portati alla “tragedia” di San Siro contro la Svezia e alla mancata partecipazione a Russia 2018, aprendo così una ferita davvero profonda nel cuore dei tifosi. Forse è questo il motivo per cui molti si stanno accorgendo solo ora dell’Italia di Roberto Mancini e si stanno finalmente appassionando ad essa, ma qual è il segreto di questo successo?
I numeri dell’Italia
Partiamo dai numeri: da maggio 2018 in poi, da quando l’ex tecnico di Zenit, Inter e Manchester City ha preso le redini della Nazionale, gli Azzurri hanno perso 2 partite e ne hanno pareggiate 7, a fronte di ben 23 vittorie con 79 gol fatti e solo 14 subiti. Di fatto, la squadra di Mancini non ha perso più una partita dal 10 settembre 2018, dopo la sconfitta in Nations League contro il Portogallo e non subisce più di una rete in un match dall’amichevole contro la Francia di giugno 2018, contro quelli che si sarebbero laureati campioni del mondo di lì a poco. A tutto questo va aggiunto che dal 1960 ad oggi, l’Italia non aveva mai segnato 3 reti durante la fase finale di un Europeo, mentre in questa edizione è accaduto già due volte. Basterebbe questo per far capire l’importanza del lavoro di Mancini in questi 3 anni e quanto il suo arrivo abbia non solo risollevato il morale di una squadra completamente a pezzi, ma abbia anche permesso all’Italia di ritrovare una strada che sembrava essere scomparsa nel 2017. C’è però molto più di ciò che i singoli numeri ci possono dire in questo momento.
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L’impressione che si è avuta nelle prime due partite di questo Europeo è che l’Italia non sembra mai aver avuto bisogno di schiacciare fino in fondo il pedale dell’acceleratore per aver ragione delle proprie avversarie, ed anche contro una squadra maggiormente organizzata come la Svizzera è bastato poco per trovare il ritmo adatto per guadagnarsi altri 3 punti e il passaggio agli ottavi. Ad oggi, il centrocampo azzurro – pur orfano di Verratti, Pellegrini e Sensi – è messo così bene in campo che i diretti avversari sembrano muoversi ad una velocità nettamente inferiore, impotenti di fronte alla meticolosa fase di pressing e al palleggio della linea a 3 scelta da Mancini per queste due partite. Guidati dalla sapiente regia di Jorginho, Barella e Locatelli aggrediscono con largo anticipo sia i centrocampisti che gli esterni avversari, e lo fanno con un tempismo ed una “cattiveria” che spesso porta o al recupero o all’errore del portatore di palla.
Mancini ha sempre avuto un piano B
La cosa che più impressiona degli azzurri al momento è però la velocità con cui si adattano alla pressione avversaria e spaccano in due il piano difensivo disegnato da chi si mette sulla propria strada. Durante le qualificazioni, l’Italia si trovava spesso ad impostare a 3 dalla difesa, con il lato sinistro maggiormente coinvolto nella costruzione, vista la contemporanea presenza di Verratti, Insigne e Spinazzola su quel lato. La creazione di questo triangolo offensivo (su entrambi i lati del campo) è ciò su cui Mancini ha più spinto da quando è alla guida della Nazionale, ed è il vero e proprio motore che permette all’Italia di funzionare quando attacca. Contro la Turchia, che cercava in tutti i modi di limitare il gioco di Jorginho, gli Azzurri hanno faticato nei primi 15 minuti di gioco a creare pericoli alla retroguardia turca. Questo fin quando Mancini non ha lasciato i soli Chiellini e Bonucci ad impostare il gioco da dietro, creando una sorta di pentagono con Florenzi, Jorginho e Locatelli e piazzando sulla trequarti anche Spinazzola e Barella. Questa mossa ha messo in enorme crisi la squadra di Gunes, che ha avuto il colpo di grazia con l’ingresso di Di Lorenzo all’inizio del secondo tempo. Il terzino del Napoli ha permesso a Barella di venire a giocare maggiormente il pallone tra le linee e a Berardi di stare molto più largo: da lì in poi, aver ragione della Turchia è stata una missione piuttosto facile.
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Contro la Svizzera il gioco degli azzurri poteva essere messo in maggiore difficoltà, date le caratteristiche della squadra di Petkovic che permette agli avversari di tenere poco il pallone tra i piedi. Dopo i primi minuti di assestamento, la squadra ha accettato di non poter tenere palla con lo stesso ritmo avuto nella prima partita ed ha iniziato a ricercare il passaggio in verticale per gli attaccanti immediatamente dopo l’uscita dalla difesa. Emblematico esempio di questa scelta è proprio il gol dell’1-0 di Manuel Locatelli, che prima apre il gioco per Berardi sulla destra con un passaggio (sontuoso) a scavalcare Rodriguez, e poi si butta in area per chiudere questo lunghissimo dai e vai con il compagno. Mancini ha poi testato negli ultimi 20 minuti una sorta di 3-5-2 con Chiesa largo e Immobile più centrale in attacco, Di Lorenzo e Spinazzola come esterni e Rafael Toloi come terzo difensore a destra. Un modulo simile a quello adottato dal Chelsea di Tuchel in finale di Champions League (con interpreti diversi, ovviamente) e che forse serve come preparazione ad avversari più tosti delle prime due squadre.
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I meriti di Mancini però non si limitano solo al rettangolo di gioco, ma vanno anche alla non scontata gestione del gruppo. Un gruppo sul quale non c’è mai stata pressione né dalla stampa né dai tifosi, che Mancini è riuscito a riunire dopo la terrificante batosta di Italia-Svezia e che ad oggi sembra a tutti gli effetti affiatato come una squadra di club. Nessuno si aspetta che gli Azzurri vadano a vincere la competizione, anche perché la Francia sembra giocare ad un altro sport in questo momento, e agli Azzurri potrebbe mancare sia esperienza che freddezza in determinate situazioni. Ma è impossibile non essere entusiasmati da questa squadra: non ce ne voglia Patrick Vieira. Per tutto quello che abbiamo passato nel 2017/18, per quanto ci è mancato vedere l’Italia giocarsi una competizione di questo livello, e soprattutto perché stanno giocando così bene che è un vero e proprio piacere per gli occhi, ed è giusto ringraziare Mancini per questa estate fino ad oggi stupenda per i tifosi italiani.
Andrea Esposito
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