In vista dell’esame alla Camera della proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis, le varie opinioni al riguardo continuano ad essere in disaccordo tra loro, lasciando trasparire la totale incertezza sull’esito di tale disegno di legge, nonostante l’imminente ripresa di settembre dopo il rinvio avvenuto lo scorso luglio.

I punti di vista differenti delineano in apparenza una distanza incolmabile. “In apparenza” perché è possibile avere una visione lucida e razionale sull’effettivo senso della proposta di legge: valutandola e analizzandola sotto ogni aspetto, tenendosi alla larga da qualche presa di posizione anacronistica.

Un esempio di opinione mutata dopo una attenta valutazione dei pro e dei contro, che inevitabilmente tale proposta comporta, è stato dato da Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione e magistrato italiano.

Durante un’intervista per l’emittente radiofonica Radio Radicale il presidente dell’ANAC ha rovesciato la sua posizione, schierandosi a favore della legalizzazione, ma in modo “intelligente”. Infatti ha dichiarato:

«Fino a poco tempo fa ero assolutamente contrario all’idea della legalizzazione perché non mi convincevano gran parte degli argomenti, che servisse cioè per sconfiggere la criminalità organizzata, perché le droghe leggere sono una parte insignificante degli utili della criminalità organizzata, o che servisse per evitare una serie di problemi di salute dei ragazzi. Adesso ho un po’ cambiato posizione. Credo soprattutto che una legalizzazione intelligente possa evitare il danno peggiore per i ragazzi, cioè entrare in contatto con ambienti della criminalità. Questo mi porta ad essere molto più laico».

Il sopracitato ha inoltre aggiunto:

«Sarei contrario a una legalizzazione totale, le droghe leggere rappresentano introiti insignificanti per la mafia, e credo che le droghe pesanti che rendono soldi non si potranno mai legalizzare. Ma c’è questo argomento, evitare contatti di giovani con ambienti della criminalità organizzata e l’altro aspetto è che droghe leggere controllate probabilmente evitano interventi chimici che stanno portando anche alla tendenza all’assuefazione o al vizio».

Alle parole di Raffaele Cantone è seguita la reazione di Enrico Costa, ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie e avvocato, a testimonianza di  quanto questa proposta sia caratterizzata da una netta contrapposizione di idee.

Il ministro Costa ha infatti espresso:

«I magistrati, dall’alto della loro esperienza e della loro conoscenza delle dinamiche legate allo spaccio della droga, non alzino bandiera bianca, ma contribuiscano a individuare innovative ed efficaci tecniche di contrasto alla criminalità organizzata. La statalizzazione dello spaccio rappresenterebbe un messaggio di debolezza nei confronti della criminalità e delle famiglie che oggi vivono un’ansia che non è solo economica, ma anche educativa. Si lavori senza indugio, piuttosto, a migliorare la lotta allo spaccio. Ogni suggerimento normativo sarà utile».

Vincenzo Molinari

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