Con cinque anni d’anticipo sugli Accordi di Parigi la Svezia fissa al 2045 l’obiettivo carbon neutral. Impegno ambizioso per il paese scandinavo che si conferma uno dei pochi paesi europei ad avere concrete politiche climatiche.
Gli Accordi di Parigi fissano per il 2050 l’obiettivo carbon neutral ed emissioni net-zero, ma la Svezia brucia le tappe e punta a raggiungerlo nel 2045: passa, con 241 voti a favore e 45 contrari, la nuova legge sul clima che rende il paese scandinavo, insieme a Francia e Germania, un esempio da imitare. I cinque anni d’anticipo non rappresentano però un record: la Costa Rica, se verranno rispettati i propositi, farà anche di meglio. Per il paese centroamericano la data è fissata al 2021: obiettivo estremamente ambizioso e stimolante che rende gli impegni e i dati italiani sul clima ancora più fragili e preoccupanti. La nuova Strategia energetica nazionale è lontana anni luce da ciò che è stato appena concordato in Svezia.
Innanzitutto per poter rispondere e seguire le linee dettate dagli Accordi di Parigi, la Svezia ha invertito notevolmente la produzione energetica: già negli anni ’90 una carbon tax ha favorito notevoli investimenti nell’eolico e nel solare portando la produzione svedese d’energia da combustibili fossili attorno al 25%. Dati e stime lontanissime dai parametri di molti stati europei e della stessa Italia. Meglio in Europa fanno soltanto Francia e Germania che condividono con il paese scandinavo una delicata posizione sul nucleare.
Però quando parliamo di carbon neutral ed emissioni net-zero non dobbiamo immaginare che nel 2045 la Svezia non emetterà più gas serra, bensì che nel bilancio tra ciò che viene emesso e ciò che assorbito si arrivi a una sostanziale parità. In effetti la legge sul clima impegna il Paese a ridurre le emissioni dell’85%, mentre la restante parte verrà coperta da numerosi investimenti che contribuiranno a ridurre l’inquinamento e l’impatto delle emissioni. Interventi che non si limiteranno esclusivamente all’interno dei confini svedesi. Sono in fase di studio alcuni interventi in aree problematiche (vedi India) e tecnologie carbon capture in grado di assorbire e stoccare le emissioni.
Sebbene questo aspetto incontri l’ostilità di molte associazioni ambientaliste sono piuttosto chiare le parole di Gareth Redmond-King, responsabile clima ed energia del Wwf, sulla legge svedese: «Con Donald Trump che ha intenzione di tirarsi fuori dall’accordo di Parigi, ora più che mai abbiamo bisogno che il resto del mondo faccia la sua parte nella lotta contro il cambiamento climatico».
La serietà del progetto svedese passa anche attraverso una serie di resoconti annuali che il Governo dovrà presentare all’interno della legge finanziaria. I progressi verranno poi valutati in un piano d’azione, redatto ogni quattro anni, che fisserà di volta in volta le azioni da intraprendere sulla politica climatica. La Svezia fa sul serio.
Francesco Spiedo