“BASTA FALSE PROMESSE”. Con questo slogan, venerdì 19 marzo, nonostante le limitazioni imposte dal Governo per ridurre i contagi da coronavirus, gli attivisti di Fridays For Future sono tornati nelle strade delle città italiane, da nord a sud per far sentire, ancora una volta, la loro voce in favore della tutela dell’ambiente e contro l’immobilismo politico inerente le misure atte ad affrontare il cambiamento climatico. In molti però hanno preferito seguire “a distanza” (dalle proprie abitazioni) l’andamento delle manifestazioni.
«Abbiamo bisogno di azioni immediate e concrete in linea con il principio di giustizia climatica e con la scienza. Bisogna agire ora prima che sia troppo tardi. Non c’è un pianeta B» affermano alcuni attivisti.
In realtà la protesta degli attivisti FFF non si è mai fermata, neanche nei due mesi di lockdown del 2020, anno in cui, grazie alle dirette social e webinar sulle piattaforme digitali, le manifestazioni si sono spostate dalle piazze fisiche a quelle virtuali. Date le limitazioni e le regole del distanziamento fisco per il contenimento del Covid-19, posizionando numerosi cartelli a terra, i ragazzi e le ragazze di Fridays For Future hanno simulato la presenza fisica umana.
Cosa chiedono gli attivisti di Fridays For Future
Gli attivisti dei “venerdì per il futuro”, movimento nato grazie alle proteste dell’attivista svedese Greta Thunberg, chiedono un cambio di passo alla politica mondiale sulla produzione dell’energia. Rimarcano con forza l’abbandono delle fonti fossili in favore delle fonti rinnovabili per ridurre la quantità di Co2 responsabile della crisi climatica. Fridays For Future chiede inoltre maggiori investimenti nel trasporto pubblico locale che, soprattutto nell’anno del Covid, si è mostrato inefficiente in molte città rispetto alle reali esigenze dei cittadini. Last but not least gli attivisti premono affinché venga approvata definitivamente l’ora di educazione ambientale settimanale annunciata nel 2019 dall’ex Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti.
Il Ministro Cingolani non convince gli ambientalisti
Il Ministro alla Transizione Ecologica dell’attuale Governo Draghi, che ha prestato giuramento lo scorso 13 febbraio, non convince gli ambientalisti di tutta Italia. Secondo questi ultimi cambiare nome al Ministero dell’Ambiente potrebbe non bastare se a tale azione non seguiranno azioni politiche davvero “green”.
Gli attivisti di Fridays For Future hanno inoltre espresso paure e perplessità riguardo la “visione di transizione ecologica” che ha in mente l’attuale Ministro e che prevede l’uso dell’idrogeno e dalla fusione nucleare. Per la realizzazione di entrambi i progetti serviranno infatti molti anni, se non decenni. Gli Accordi di Parigi però parlano chiaro: il tempo a disposizione per mettere in atto strategie utili alla mitigazione degli effetti catastrofici dei cambiamenti climatici sta per scadere.
Giornate di grandi mobilitazioni come quella avvenuta venerdì 19 marzo sono utili nel mantenere alta l’attenzione inerente il tema ambientale. Da Torino a Palermo, da Bari a Trieste, con tutti i limiti imposti dalla pandemia, i ragazzi di Fridays For Future continuano la loro (la nostra) battaglia per la sostenibilità ambientale. Citando Greta Thunberg «Non dobbiamo pensare all’ottimismo o al pessimismo quanto piuttosto a essere realisti. Bisogna dire la verità, qual è la situazione e cosa dobbiamo fare per prevenire una catastrofe, dire le cose come stanno. […] Credo che le generazioni passate abbiano fallito nell’affrontare il problema. Perciò noi, le nuove generazioni, dobbiamo farli rispondere delle loro azioni».
Ottavio Currà
ottimo articolo,Ottavio!