“I kill giants” è una graphic novel realizzata con la collaborazione della fumettista Joe Kelly e il disegnatore JM Ken Nimura, prima opera lunga dopo una serie di web comic e storie brevi per Nimura, uno tra i tanti capolavori per l’autrice, membro del collettivo creativo Man of Action.
Il tratto morbido di JM Ken Nimura, riempito da chiaroscuri di una tavolozza in bianco e nero, dà vita ad una vicenda che sfiora il genere fantasy, per poi catapultarsi con prepotenza nel mondo reale, freddo, restio, dove la felicità non attecchisce.
Barbara Thompson frequenta la quinta elementare, ma in aggiunta ad una vita già abbastanza piena, tipica della gioventù, lei nasconde un segreto: può uccidere i giganti.
Coveleski è la sua arma, un martello incantato grazie al quale Barbara può allenarsi ed esercitarsi, assumendo però una serie di strambi comportamenti che l’hanno isolata dai suoi coetanei, da tutti tranne che da Sophia, una ragazza che si è appena trasferita e che ha visto in lei fin da subito qualcosa di buono e di speciale.
Questi pochi ingredienti danno inizio ad un vero romanzo di formazione: “I kill giants” è una vicenda soffocata dalle ombre, che il lettore ha il compito di spazzare via per carpirne l’intera essenza.
Barbara non ha alcuna guida.
La sua famiglia è rappresentata in poche illustrazioni in modo disordinato e, di sicuro, essa è fin troppo instabile per poter provvedere al meglio alla crescita di qualcuno. Barbara è sola e deve affrontare la vita in un mondo in cui la diversità è un reato e nessuno si interessa alle problematiche altrui.
I giganti sono il suo problema minore, l’attività che la tiene impegnata, in cui lei è brava. Uccidere i giganti le dà il controllo e la carica in una spirale di dolore che sta attraversando e che ha risucchiato ogni sua certezza.
Barbara ha creato una realtà parallela in cui rifugiarsi, un cantuccio in cui lei finalmente diventa l’eroina della storia e può dimostrare la sua forza e il suo coraggio.
Joe Kelly utilizza quindi l’espediente più antico della letteratura, la creazione di un’Arcadia su misura dell’uomo in fuga da una realtà inaccettabile.
Si tratta di una graphic novel con tematiche particolarmente attuali, ancorate alla millenaria paura della morte, al novecentesco senso di instabilità e confusione dei figli di una nuova società materialistica, al timore di apparire diversi agli occhi degli altri, una diversità che può tramutarsi in bullismo e portare alla solitudine, all’acuirsi dei propri problemi.
“I kill giants” di Joe Kelly e JM Ken Nimura risulta quindi specchio del nostro mondo, una vicenda che ha reso concrete le nostre ombre. La paura della solitudine è una delle maggiori tenebre dei nostri giorni, troppo semplice da raggiungere e troppo difficile da allontanare, perché basta un niente a distruggere quell’apparenza, quella facciata che, da buona maschera pirandelliana, contribuisce a salvaguardare la nostra persona. Il personaggio di Barbara si rintaglia precisamente in una società in cui essere diversi risulta essere una debolezza: il fatto di star scoprendo da vicino cosa significa perdere qualcuno per una grave malattia, la rende diversa, più sensibile, più introspettiva, più matura. I ragazzini però non sono così e quindi viene isolata, considerata strana, messa da parte.
É questo uno schema che si ripete tutte le volte che ci si contraddistingue per una particolarità non tipica di un determinato gruppo, che sia essa fisica, caratteriale, di ambito sessuale o religioso. Un incomprensibile regolamento da rispettare e che fa sentire gli adolescenti sempre perennemente inopportuni.
Il timore della solitudine qui si ancora a quello della perdita, perdita in questo caso dovuta alla malattia e, quindi, a una forza oscura e invisibile che ci rende piccoli ed inutili. Gli unici giganti con cui possiamo combattere, per cercare di riconoscere e metabolizzare quel dolore che non andrà mai via del tutto, sono quelli della nostra mente.
Alessia Sicuro