Quando nel 1947 il diplomatico statunitense George Kennan enunciò la dottrina Truman, diede formalmente inizio alla cosiddetta Guerra Fredda, contro qualunque aggressore della pace. In egual modo, quando Aurelio de Laurentiis il 21 luglio ha goliardicamente esclamato “Sono io il vostro Cavani”, ha dato adito a tifosi ed addetti ai lavori di riaprire l’insanabile conflitto tra il Napoli, inteso come società, e l’ambiente azzurro, ormai perennemente avverso a qualunque azione/dichiarazione e che sembra essere arrivato ad un punto di non ritorno. Ricostruire, però, l’intera estate che ci ha accompagnati fino alla prima giornata del campionato è d’obbligo per provare a capire perché si è arrivati ad un punto di non ritorno.
L’addio di Maurizio Sarri, che per 3 anni ha regalato ai tifosi spettacolo e la convinzione (ovviamente non in maniera volontaria) di avere un “Comandante” che li guidasse nella guerra contro il Palazzo e contro de Laurentiis, ha dato il via alle prime polemiche, con ovviamente il Patron al centro del ciclone, reo di aver licenziato il neo allenatore del Chelsea per un suo infantile desiderio di rimanere l’unico protagonista del Napoli. L’arrivo di Ancelotti aveva aiutato inizialmente a placare gli animi di una piazza irrequieta, nella speranza che l’ex Bayern potesse portare con sé i famosi Top Player a cui tanto ci si affeziona durante le sessioni di mercato, ma Carletto ha deluso le aspettative dell’ambiente azzurro, continuando a dichiarare di essere soddisfatto della rosa a disposizione e chiudendo la porta ai grandi nomi, inimicandosi così i tifosi ancor prima dell’esordio ufficiale. Le insistenti voci sul ritorno di Edinson Cavani (con tanto di fantomatico biglietto aereo prenotato e tifosi in attesa a Capodichino) che sono riapparse anche quest’anno, più puntuali di quelle di Lavezzi all’Inter che ormai mancano da parecchio, lo sbarco in Italia del fenomeno Cristiano Ronaldo alla rivale Juventus, e soprattutto l’acquisizione da parte di ADL del Bari hanno poi chiuso il cerchio di una campagna mediatica contro gli azzurri che ormai rasenta il limite del ridicolo.
Il Napoli sembra essere ad oggi la squadra che meno si è rinforzata rispetto alle dirette concorrenti, essendosi limitata a puntellare una rosa che lo scorso anno ha totalizzato 91 punti, senza quindi strafare alla ricerca di trattative esageratamente forzate solo per saziare la fame di nomi della tifoseria. Attenzione però: essersi rinforzati di meno non significa necessariamente limitarsi ad un campionato mediocre come molti credono nell’ambiente azzurro, accecati dall’odio verso ADL e anche verso Ancelotti, che avrebbe rovinato l’opera d’arte creata da Sarri dopo sole due sconfitte in amichevole e per il quale già si prevede un esonero ancor prima di Natale. La discussione che ha seguito la cessione di Inglese è poi una testimonianza di quanto una buona parte dell’ambiente parli solo per il piacere di fare polemica contro la società. L’ex Chievo sui social era stato massacrato dai tifosi perché ritenuto indegno della maglia azzurra nelle prime settimane di ritiro, salvo poi diventare grande rimpianto dopo l’ufficialità del suo prestito al Parma, polemizzando non solo sul mancato arrivo di Cavani (che peraltro nessuno aveva mai trattato) ma anche su quello di una punta importante.
Gli Azzurri visti in amichevole sono parsi ancora in fase di rodaggio, specialmente contro il Wolfsburg, con il fallimento del centrocampo leggero formato da Ruiz, Hamsik e Zielinski, e reparti ancora troppo ampi in fase di ripiego come contro il Liverpool. Nell’occhio del ciclone è finito anche Orestis Karnezis, autore di diversi errori piuttosto gravi che hanno ovviamente permesso di creare l’ennesima polemica sterile sul mancato rinnovo di Reina, senza nemmeno attendere il ritorno di Alex Meret ed il finale di mercato, che ha regalato ad Ancelotti il nazionale colombiano David Ospina. Capitan Hamsik non ha ancora pienamente convinto nel suo esperimento da regista in amichevole, avendo ancora una esagerata propensione offensiva e che ancora non riesce ad essere incisivo in fase difensiva, mentre Kevin Malcuit ha bisogno di tempo, anche per diventare un rincalzo affidabile. Il Napoli aveva però bisogno di ricominciare un ciclo partendo da poche certezze ed una nuova veste, dopo 3 anni di calcio spettacolare, sicuramente, ma con il numero 0 alla voce “Titoli Vinti”.
Ma il calcio estivo lascia, come al solito, il tempo che trova quando si tratta di giocare sul serio. Il Napoli visto contro la Lazio è parso solo un lontano parente della squadra che ha subito 5 reti dal Liverpool, e dopo l’iniziale vantaggio dei biancocelesti, causato più per colpa dei singoli che per il gioco di Ancelotti, gli Azzurri hanno ripreso a macinare possesso palla, dimostrando di non aver cancellato il lavoro di Sarri, come qualcuno temeva, ma anzi aggiungendo ad esso una componente importante come la verticalizzazione, con gli esterni che continuamente cercano lo spazio, anche schierandosi con il 4-4-2 in campo, come nei minuti finali.
Ci si aspettava un mercato diverso? Assolutamente sì: sembrava che il Napoli dovesse essere protagonista sul mercato almeno quanto l’Inter, e qualcuno certamente desiderava un colpo ad effetto per rispondere all’arrivo di Cristiano Ronaldo. Gli Azzurri non hanno però smantellato la squadra che ha fatto sognare lo scorso anno, cedendo solo due pezzi dei titolarissimi di Sarri (ai quali si poteva rinunciare in tranquillità) ed aggiungendo due talenti assoluti come Ruiz e Meret per sostituirli. I ragazzi di Ancelotti sono quindi più deboli o più forti delle altre compagini? Solo il campo potrà dirlo. Inter e Milan stanno provando a tornare protagoniste piazzando colpi importanti (Keita, Bakayoko, Higuain), ma non sempre cambiare tanto giova nel breve termine, e proprio i rossoneri dovrebbero saperne qualcosa, vista la faraonica e fallimentare campagna acquisti dello scorso anno che quasi stava per lasciarli fuori dall’Europa League per questioni finanziarie. La Roma sta puntando su una linea verde, con Cristante e Kluivert, ma privandosi di Alisson ha perso comunque gran parte del potenziale difensivo. Credere che gli Azzurri siano fuori da ogni discussione sia per lo Scudetto che per la Champions League vuol dire essere drogati dal calciomercato e guardare poco e male il terreno di gioco, e la vittoria dell’Olimpico ne è una dimostrazione lampante.
L’irrespirabile aria attorno agli azzurri rischia solo di nuocere a lungo andare su una squadra che ha bisogno di trovare una nuova identità il prima possibile. C’è bisogno di riabbracciarsi, come nella Berlino dell’89, per crescere non solo sul terreno di gioco, ma soprattutto fuori da esso, e tifosi ed addetti ai lavori non possono ritenersi esenti da questo processo di maturazione, dopo aver passato anni a credere e creare favole, come Cavani, e generare sterili polemiche. E questo muro, creatosi dopo anni di guerra fredda, tra Napoli e tifosi deve essere abbattuto per il bene di una squadra che ha l’obbligo di crescere ed imporsi, in Italia ed in Europa, per non rimanere solo “una bella realtà”.
Andrea Esposito
Ma sei bravissimo Andrea! E per di più sei solo un aspirante giornalista, ché dire sei molto meglio di tanti altri che invece lo fanno di professione.
Saluti e complimenti, continua così e diverrai forte