Ottanta anni dopo la sua composizione, vede la luce una raccolta frutto della penna di Francis Scott Fitzgerald, autore di opere oggi divenute fenomeni mediatici, come “Il Grande Gatsby”.

“I’d die for you” (“Morirei per te”) è il suo titolo e sarà pubblicata nell’aprile del 2017, dalla casa editrice Simon & Schuster.

Morto nel 1940, autore di 4 romanzi, tra cui “The Great Gatsby” e “Tender is the night”, Fitzgerald è noto come uno dei protagonisti dell’Età del jazz. La sua letteratura si incentra sullo scintillante mondo degli anni Venti: feste, alcool, sfrenato e lussuoso divertimento sullo sfondo di una New York ricca e spocchiosa, dove Fitzgerald trascorse gli anni dal 1921 al 1924. In compagnia di sua moglie Zelda, si immerse completamente nella mondanità, dando vita a favolose serate, identico riflesso di quelle raccontate nelle pagine dei suoi libri. Questo periodo di sperperi gli costò gravi indebitamenti. Il suo declino è quello dei suoi stessi protagonisti: geni della movida e degli eccessi che, al contempo, sono il simbolo del disastro di una generazione colpita dalla guerra.

I racconti che compongono “I’d die for you” furono scritti negli anni Trenta. Durante la loro stesura, Fitzgerald combatteva contro l’alcolismo, in Carolina del Nord. Diversi editori gli chiesero di modellare lo stile e la forma, adattandoli alle mode del momento, giudicarono banali e superficiali i suoi racconti, cosicché Fitzgerald preferì non pubblicare la raccolta, sebbene premesse il bisogno di soldi e di fama.

I temi qui trattati sono analoghi a quelli degli altri suoi romanzi: la bellezza del divertimento smodato, con il suo incantevole fascino stupido, la vuota vanità dei giovani alle prese con auto di lusso e ville fastose, sempre narrati con quell’ottica cinematografica che contraddistingue il linguaggio dell’autore. La reputazione dello scrittore statunitense peggiorò con la crisi economica del ’29. Nell’epoca della Grande Depressione, i suoi romanzi rappresentavano il ricordo degli anni d’oro dell’America, “I ruggenti anni Venti”, con le ricchezze e gli sprechi che avevano condotto al disastro.

Oggi, dopo la (presunta) fine di un epoca in cui il confine tra disapprovazione e censura era pressoché inesistente, l’arte di Fitzgerald trova espressione in un’altra dimensione. Una dimensione nuova nella quale però le sue parole sembrano apparire, ancora e quanto mai, una panoramica fotografica della realtà:

“Non si può ripetere il passato! Ma certo che si può!“.

Sonia Zeno

 

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