Ridono, ballano e scherzano con il pubblico, proprio come qualche anno fa.
Nonostante il secondo posto al Festival di Sanremo con il brano “Una vita in vacanza” che gli è valso numerosi passaggi radiofonici e televisivi («Mamma Rai ormai ci ha adottato», affermano), Lo Stato Sociale continua ad esibirsi con la stessa spensieratezza e sfrontatezza di sempre.
Abbiamo incontrato il quintetto bolognese a Roma, lunedì 19 febbraio, a margine di un evento alla Feltrinelli di via Appia Nuova nell’ambito del loro tour di presentazione dell’album “Primati”«Una sorta di “Best of” più alcune cose nuove per raccontare il nostro percorso al paese reale».

Allora, cos’è cambiato tra prima e dopo Sanremo?

«Semplicemente che nessuno è ancora tornato a casa: abbiamo tre lavatrici da fare, il frigo vuoto e siamo tornati ad indossare i vestiti vecchi…
Scherzi a parte, in realtà dentro siamo sempre gli stessi, anche con un pubblico allargato ad altre fasce d’età: andiamo sempre in giro con poca moderazione, e infatti oggi siamo senza moderatore…»

Quali sono le vostre influenze musicali? Forse gli Offlaga Disco Pax?

«Certo, gli Offlaga sono un fattore comune. Poi c’è ovviamente il cantautorato italiano, anche se magari tra noi c’è chi ascolta più De Andrè, chi Rino Gaetano e chi preferisce Guccini. Uno dei gruppi che ci accomuna tutti invece sono gli LCD Soundsystem.
In generale, essere stati ventenni agli inizi degli anni duemila ci ha indirizzati anche verso tutta quell’ondata di New Wave inglese che ancora si diffondeva dai decenni precedenti.»

Quali sono gli artisti con i quali vi piacerebbe collaborare?

«Intanto in questo disco siamo riusciti a suonare con Luca Carboni, che era una cosa che volevamo fare da tempo. Di certo, un musicista con il quale piacerebbe a tutti noi collaborare è James Murphy, degli LCD Soundsystem appunto.
In Italia invece ci sentiamo molto vicini ad un’artista di livello come Willie Peyote, con il quale condividiamo anche l’attenzione verso alcune tematiche sociali.»

Qualcuno dice che la partecipazione de Lo Stato Sociale a Sanremo è stata la consacrazione dell’Indie, qualcuno dice che ne ha decretato la fine in quanto fenomeno “di nicchia”. Voi vi riconoscete in questa “macro-etichetta”? Cosa ne pensate?

«Mah, noi pensiamo che sia un bene che un gruppo come il nostro sia andato ad occupare degli spazi non solo televisivi ma anche politico-sociali che erano ancora vuoti. Speriamo che magari in futuro lo facciano anche altri rappresentanti della “scena Indie”, che rimane comunque un concetto piuttosto largo ma che si rifa all’idea di fare musica in maniera indipendente.»

Già, spazi politici come quello che avete riservato agli operai FIAT di Pomigliano D’Arco. Avrete saputo del foglio di via che hanno ricevuto dopo la loro protesta in vostro sostegno. Qual è la vostra opinione?

«Per noi il lavoro è sempre stato un tema centrale, abbiamo sempre avuto l’obiettivo di portare avanti istanze più importanti del semplice entertainment.
Abbiamo parlato quello stesso pomeriggio con gli operai, per confrontarci su quella che è una pratica barbara ma ormai molto diffusa come quella del foglio di via. E uno di loro, Mimmo, da buon campano ci ha risposto con una battuta ironica che dà l’idea della dimensione della loro lotta: “che me ne frega del foglio di via, tanto Sanremo è una città di m***a”. Fa capire che ci sono cose più importanti rispetto a non poter andare a Sanremo per tre anni.»

Oltre al lavoro musicale avete scritto anche un romanzo. Quali sono i vostri prossimi progetti?

«Intanto siamo in giro per l’Italia per presentare “Primati”. Nell’immediato, da maggio torneremo in tour per fare concerti. Più avanti uscirà anche un secondo romanzo firmato Lo Stato Sociale, e ovviamente un altro album.
Siamo sempre al lavoro…»

Simone Martuscelli

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