Oltre alle solite note, c’è una piacevole sorpresa tra le prime 6 squadre dell’attuale classifica del nostro campionato di calcio: è la Sampdoria di Marco Giampaolo. Un inizio spumeggiante da parte di una squadra condotta da un tecnico che, oltre ad essere costantemente apprezzato da illustri colleghi, è in grado di convincere sempre di più.
All’indomani della chiusura della sessione estiva di mercato, con la cessione di importanti pedine come Muriel, Schick, Skriniar e Bruno Fernandes, in molti erano pronti a scommettere sulla inevitabile decadenza della Samp, che proprio grazie ai gol dei due talentuosi centravanti e alle performance difensive del “muro slovacco” ora in forza all’Inter aveva centrato il traguardo del 10° posto nella scorsa stagione. Non era certamente facile rimpiazzare i protagonisti della annata precedente con giocatori in grado di assicurare la stessa continuità di prestazione. E invece degli acquisti mirati e delle piacevoli riscoperte stanno facendo sognare i tifosi blucerchiati, che dopo 14 giornate si ritrovano con 26 punti in classifica ed un sesto posto che, momentaneamente, vuol dire Europa League.
Gli acquisti mirati si chiamano Ivan Strinic e Duvan Zapata, “scarti” del Napoli e nuovi punti di riferimento della formazione dell’allenatore toscano, che è riuscito ad inserirli in quello che ha tutti i connotati di un meccanismo sinora perfetto. Mentre al primo è stata affidata la fascia sinistra con il compito di cavalcarla e arrivare spesso sul fondo per servire i compagni al centro dell’area, al secondo è stato assegnato quello di fare a sportellate con i difensori avversari al fine di liberare spazio per il compagno di reparto Quagliarella e di gestire i palloni più complicati favorendo, così, gli inserimenti degli abili centrocampisti. Proprio il colombiano ha avuto un impatto inaspettato, da acquisto passato quasi inosservato a beniamino della tifoseria genovese. Il merito di Giampaolo sta anche qui, nell’aver saputo valorizzare un attaccante che non ha mai avuto numeri così importanti come quelli attuali. Lo ha reso parte viva del gioco e lui ha risposto nella maniera migliore possibile, con 5 assist dai quali si evince una certa dose di altruismo e generosità spesso assente negli attaccanti moderni. Ma Zapata è andato addirittura oltre, sviluppando un ignoto senso del gol che nelle prime 10 partite con la sua nuova squadra gli ha permesso di andare a segno già 5 volte.
Le piacevoli riscoperte si chiamano Fabio Quagliarella e Gaston Ramirez. Se il primo, da molti considerato svampito e poco incisivo, sembra aver ormai ritrovato pienamente il feeling con il gol che gli era mancato nella scorsa stagione (7 reti in 12 presenze), il secondo dopo un inizio difficile sta pian piano ritrovando il passo che aveva caratterizzato le sue ottime stagioni con la maglia del Bologna. In particolare, quest’ultimo, finito nel dimenticatoio dopo l’esperienza in rossoblù, incarna il profilo ideale di “trequartista” che è più congeniale a Marco Giampaolo, noto estimatore del sistema di gioco che vede un fantasista giocare a ridosso delle due punte. Un’iniziale scarsa forma fisica non ha permesso a Ramirez di mettere in mostra tutte le sue qualità, ma Giampaolo crede in lui e dopo avergli fatto assaporare anche un po’ di panchina, gli sta dando fiducia incondizionata: ora è il collante tra centrocampo ed attacco, colui che riceve gran parte dei palloni in fase d’attacco e a cui è affidato il compito di mandare a rete gli attaccanti con passaggi corti nell’ultimo tratto del campo. A finalizzare ci pensa poi il centravanti di Castellammare di Stabia, che notoriamente preferisce le situazioni di gioco palla a terra a quelle aeree e che, allo stesso tempo, può contare sulle altrettante buone potenzialità del suo sostituto, Marco Caprari, all’occorrenza impiegato anche come trequartista.
Agli acquisti mirati ed alle piacevoli riscoperte si aggiungono, inoltre, le nuove (ma non troppo) scoperte. Oltre ai giovani centrocampisti con il vizio del gol, Praet e Linetty, e ai nuovi leader difensivi Ferrari e Berezusky, nota a parte merita Lucas Torreira. Il regista uruguayano sta incantando la Serie A prestazione dopo prestazione: tecnica, corsa, sostanza e (inaspettata) capacità realizzativa. C’è chi lo paragona a Verratti, ma la sua capacità di prendere parte in maniera così attiva ad entrambe le fasi di gioco ne fa un centrocampista che ha dei margini di crescita impressionanti. A lui Giampaolo ha affidato le chiavi del centrocampo doriano, riscoprendo nel 21enne ex Pescara un talento sconosciuto ed allo stesso tempo indispensabile per il suo sistema di gioco, dove l’azione parte e si sviluppa maggiormente nella parte centrale del campo. Adesso l’abilità di Ferrero e della dirigenza starà nel non cedere alle inevitabili offerte del mercato di gennaio che lo vedono già alla corte di qualche Big d’Europa.
Una Serie A a 18 squadre: pro e contro
Il meccanismo di Giampaolo è, infine, incorniciato dall’esperienza della, si fa per dire, “vecchia guardia”, composta dal portiere Viviano, Matias Silvestre ed Edgar Barreto, forti della loro lunga permanenza in Serie A e capaci di fornire garanzie di equilibrio a cui il tecnico ex Empoli non rinuncia mai.
Sognare è lecito. E i tifosi Doriani lo stanno facendo. Certo, non sarà la Samp di Boskov che nel 1991 riuscì nell’impresa di conquistare lo scudetto. Quagliarella e Zapata non saranno Mancini e Vialli, e Torreira non sarà Cerezo, ma le premesse per un ritorno in Europa ci sono, e sono rafforzate da alcuni dati come i 27 gol segnati (più di Inter, Roma e Milan) e le otto vittorie su otto giocate in casa, che fanno di Marassi una vera e propria fortezza impenetrabile. Dopo il triste epilogo della retrocessione in serie B e le telenovele societarie, i Doria adesso sono pronti a risorgere dalle ceneri.
Amedeo Polichetti