Un’attesa troppo lunga, una presa di posizione mai arrivata ed una corda tirata fin troppo, al punto da farla spezzare. Maurizio Sarri ha ricevuto il benservito da Aurelio de Laurentiis, dopo averlo fatto attendere ulteriormente per “parlare con la sua famiglia” (o aspettando qualcuno che spendesse 8 milioni per liberarlo), rompendo definitivamente un rapporto che si era già indebolito ormai da tempo, la cui causa è da ritrovare proprio nelle dichiarazioni che il presidente ha rilasciato alla vigilia di Napoli – Torino, dove il patron aveva criticato la gestione della rosa e delle coppe europee da parte dell’ormai ex tecnico azzurro. E per dimostrare non solo a Sarri che non c’era più bisogno di lui, ma anche per far capire ai tifosi azzurri che la società ha voglia di vincere, ADL ha chiuso, ancor prima di esonerare il suo tecnico, con Carlo Ancelotti. La domanda che ci poniamo è però la seguente: è la scelta giusta?

Partiamo ovviamente col dire che il Napoli di Sarri è stato una macchina spettacolare in questi 3 anni, che si è fatta largo nel campionato italiano a suon di gol e di un gioco spettacolare (ormai diventato quasi una meme) che ha lasciato esterrefatti appassionati ed addetti ai lavori e che ha permesso agli Azzurri di riscrivere ogni possibile record della storia del Napoli, tra cui l’ultimo, quello di punti. I Partenopei in 3 anni hanno messo a segno la bellezza di 318 reti in tutte le competizioni, per una media di 106 a stagione e rendendosi protagonisti della lotta scudetto per due anni, perdendo però la sfida con la Juventus in entrambi i casi. Su 148 partite i vicecampioni d’Italia non hanno fatto bottino pieno in sole 50 occasioni, vincendo così più del 66% dei match disputati. Sarri ha dato ad una squadra senza fuoriclasse (specialmente dopo la partenza di Higuain) un’impronta che le ha permesso di sopperire ai propri limiti in più di un’occasione. Questa squadra in 3 anni non ha però mai portato a casa nessun trofeo ed è sempre venuta meno nel momento in cui serviva un ultimo sforzo, perché?

Maurizio Sarri

Riprendendo la critica mossagli da ADL, Sarri non ha mai saputo sfruttare l’intera rosa appieno, ripiegando spesso e volentieri su 13/14 interpreti e bruciando diversi giocatori nella rosa azzurra tra cui i vari GabbiadiniPavoletti e Giaccherini, tanto per citarne qualcuno. Certo, non stiamo parlando ovviamente di campioni assoluti, ma sono comunque giocatori che hanno sempre saputo ritagliarsi un posto in qualunque squadra e che in azzurro non hanno mai avuto una chance. I rapporti che Sarri ha tenuto con coloro su cui non puntava sono sempre stati quasi minimi, limitati agli schemi su allenamento, e la vicenda Maggio ne è forse la dimostrazione. L’ex Empoli è forse uno dei tecnici migliori in circolazione, ma la scarsa capacità di gestione della rosa è il motivo principale per cui non era il caso di affidargli un progetto a lungo termine, nel quale la capacità di adattarsi, lanciare giocatori non ancora affermati e trovare i giusti ricambi nella rosa è fondamentale, ed il Napoli sembra essere arrivato in quel punto in cui c’è bisogno di cambiare per riprovare l’assalto allo scudetto e Sarri non è la guida giusta per farlo.

Carlo Ancelotti è in questo senso è il profilo migliore per il Napoli: un allenatore “alla Benitez” che può attirare a sé anche quei fuoriclasse che ancora non trovano Napoli sulla cartina geografica e che sono interessati ad essere allenati da un vincente, qual è il tecnico emiliano. D’altro canto il palmarès di Carletto parla da sé: 4 campionati vinti in 4 paesi diversi (un record che condivide con altri 5 allenatori), 3 Champions League (anch’esso un record) a cui vanno aggiunte 3 Supercoppe europee e 2 Mondiali per club, assieme a svariate coppe nazionali. Ha vinto praticamente tutto ciò che si poteva vincere, ha rotto la maledizione della Decima a Madrid ed in più tutte le squadre da lui allenate non sono mai scese sotto il 5° posto in classifica (cosa avvenuta solo due volte, sulle panchine di ParmaMilan), e dire che ci è riuscito solo grazie a squadre composte da fenomeni vuol dire non conoscere il calcio. Il suo gioco è una garanzia di risultati e di spettacolo, con squadre votate ad un possesso palla molto rapido, terzini in costante sovrapposizione e cambi di gioco repentini: pragmatismo ed efficacia allo stesso tempo, che negli anni lo hanno portato a vincere praticamente tutto. Ancelotti ha sempre adattato le sue idee di gioco in base ai giocatori a disposizione e negli anni lo si è visto rinunciare al suo famoso “albero di Natale” in favore di un 4-3-3 o di un 4-2-3-1 e reinventare giocatori in ruoli che non appartenevano a loro con risultati eccellenti, come è accaduto per Di Maria, schierato interno di centrocampo anche nella finale di Champions League o con Serginho, arretrato fino al ruolo di terzino sinistro, a dimostrazione della sua capacità di utilizzare ciò che ha a disposizione.

Ancelotti con la “decima”

Ancelotti è poi la scelta perfetta per garantire al Napoli un mercato importante (con il beneplacito del presidente) ed attirare anche giocatori come Verdi, terrorizzati dall’idea di marcire in panchina sotto un allenatore capace ma che utilizzava solo pochi uomini, anche a costo di sfinirli, come accaduto con Mertens. Gettare la croce dei 3 anni senza vittorie solo su Sarri è comunque sbagliato, anche perché la cavalcata da 91 punti del Napoli è stata straordinaria e solo una Juventus in stato di grazia poteva fermarla, ma questa squadra ha bisogno di ricominciare da capo e farlo con gli stessi calciatori che in 5 anni non sono riusciti a vincere lo Scudetto, come l’ex Empoli ha chiesto più volte, non sembra la scelta migliore. Ripartire da calciatori motivati (Hamsik è avvisato), volti nuovi e con qualche esperienza vincente in più è la cosa migliore che il Napoli possa fare in questo momento della sua storia, anche cedendo qualche pezzo importante (come Mertens e Jorginho) per finanziare il mercato. A Sarri va detto grazie per i 3 anni di spettacolo offerti ma la sua rigidità di idee, le sue dichiarazioni alla stampa sempre troppo spinte e la mancanza di fiducia che dava agli uomini in rosa lo hanno condannato a non poter continuare su questa panchina. Il futuro vincente del Napoli deve quindi partire da qui, senza l’uomo del popolo ma con il sopracciglio pluridecorato di Ancelotti alla guida.

Andrea Esposito

Laureato all'Università di Napoli, L'Orientale. Attualmente studente all'Università Suor Orsola Benincasa. Nato il 30/08/1995 Aspirante giornalista.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui