Oggi su Libero Pensiero va in scena l’ultima puntata sulla guida NBA della Western Conference: vi presentiamo la Pacific Division, dove i Clippers di Los Angeles sono i netti favoriti. Procediamo in ordine come di nostro consueto.
- Los Angeles Clippers, quintetto di partenza: Paul, Redick, Barnes, Griffin, Jordan; coach: Doc Rivers.
I Clippers sono i principali favoriti per la vittoria della Division NBA nonché una delle contender ad ovest per l’anello. Dopo lo scandalo Sterling, la franchigia è passata nelle mani di Ballmer (ex CEO dimissionario di Microsoft) per la modica cifra di 2 miliardi di dollari. I miglioramenti con Doc Rivers si sono visti già l’anno passato (sconfitti nelle semifinali dagli Okc) soprattutto per quanto riguarda il reparto lunghi: i miglioramenti tecnici di Blake Griffin sono stati evidenti, ed altrettanto ci aspetta da DeAndre Jordan. Chris Paul è, attualmente, il miglior play della Lega NBA in questione ed è assetato di vittoria ma il problema della squadra è la costante propensione di giocare sopra al ferro, con giocate spettacolari. Per le partite più importanti Lob City dovrà essere abbandonata.
- Phoenix Suns, quintetto di partenza: Dragic, Bledsoe, Green, Morris, Plumlee; coach: Jeff Hornacek.
La squadra dell’Arizona l’anno scorso ha davvero stupito tutti gli appassionati di NBA, mancando d’un soffio l’accesso ai playoffs. Oggi la squadra è in gran parte la stessa, ma c’è da risolvere la questione spinosa Bledsoe: la guardia ha deciso di voler rinnovare solo se gli offrono il massimo salariale altrimenti valuterà altre offerte (attualmente Minnesota ne sta vagliando l’affare). La palla partità sempre dalle mani di Goran Dragic che al mondiale ha dimostrato di essere un giocatore di livello a tutti gli effetti (buon innesto per la pachina di Isaiah Thomas), con la stessa frontline dell’anno passato, composta da Plumlee (Miles) e Morris, che tanto ha stupito. Il problema principale per la franchigia, oltre a dover risolvere la grana Bledsoe, è la guerriglia concorrenza ad Ovest. Le altre squadre, chi più, chi meno, si sono rafforzate, mentre i Suns sembrano restare ancorati alla passata stagione stagione NBA.
- Sacramento Kings, quintetto di partenza: Collison, McLemore, Gay, Evans, Cousins; coach: Michael Malone.
I Kings si presentano, quest’anno con un quintetto certamente interessante che nella Pacific Division in NBA potrà sicuramente dire la sua. Terzultimi lo scorso anno in conference, i Kings oggi posso lambire a sogni di playoffs. In cabina di regia, via Clippers, è arrivato Collison (stanco di un ruolo da comprimario a Los Angeles) ma è stato ceduto Thomas ai Suns; su McLemore la dirigenza punta tanto ma il vero All Star che i Kings devono coccolare è DeMarcus Cousins: il pivot ha più volte mostrato di avere talento ma con evidenti problemi dal punto di vista caratteriale. Per raggiungere i Playoffs il lungo di Sacramento dovrà prendere meno tecnici dell’anno scorso e abbozzare meno risse sul parquet. Ottima la conferma, invece, di Rudy Gay che porta sicuramente esperienza e punti ad una squadra giovane e ancora poco esperta.
- Golden State Warriors, quintetto di partenza: Curry, Thompson, Iguodala, Lee, Bogut; coach: Steve Kerr.
Cambio in panchina per la squadra di San Francisco: a coach Kerr è demandato il compito di arrivare più in là del secondo turno dei playoffs. Ancora insieme gli Splash Brothers Steph Curry e Klay Thompson, che anche al mondiale in Spagna hanno mostrato un’alchimia incredibile già instauratasi nello scorso campionato in NBA. Confermato Andre Iguodala, sempre più guru della squadra, pronto a portare saggezza, determinazione, e punti, ovviamente. Interessanti sono stati anche i nuovi arrivi, con Livingstone e Leandro Barbosa che dalla panchina saranno chiamati a dare un grosso contributo. Ciò che più preoccupa per i Warriors è però il reparto lunghi: David Lee e Andrew Bogut riusciranno a fare il tanto agognato salto di livello? L’anno scorso sono entrambi mancati nel momento clou della stagione NBA (Bogut per infortunato, Lee quasi spesso assente dalle partite per eccessivo numero di falli). I sogni di vittoria passano da loro, e dal tiro divino di Step, s’intende.
- Los Angeles Lakers, quintetto di partenza: Lin, Bryant, Young, Boozer, Hill; coach: Byron Scott.
C’erano una volta i Los Angeles Lakers, una della franchigie più vincenti di sempre. Oggi a Los Angeles è rimasto solo il blasone di giocar affianco le colline di Hollywood, mentre le prestazioni sul parquet l’anno scorso sono state aberranti. Il tanking ha portato Julius Randle dal draft (chi?) mentre dal mercato è arrivato prima Jeremy Lin che proprio contro i Lakers fece scoppiare la Linsanity quando ancora era un Knicks (ora alzi la mano chi crede che il cinesino sia un play di livello), ed in secondo momento Boozer, buon sesto uomo a Chicago, ma non all’altezza per partire dal quintetto. La dirigenza ha investito tutto sul rinnovo di Kobe, a cifre esorbitanti anche per la stessa NBA già dispendiosissima, e forse ingiuste e inappropriate per i sogni di vittoria per il 24. Jeanie Buss e Mitch Kupchak non riescono a dimostrare di meritare i piani alti (terribilmente tardiva anche la scelta dell’head coach Byron Scott). I sogni di playoffs dei Lakers sono ridotti all’osso: si prospetta, quindi, un’altr’annata disastrosa, forse non come la precedente stagione, quando il tanking ha gettato tanto fango su una squadra che ha fatto appassionare milioni di tifosi in un’epoca poi non così lontana.
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Domenico Morlando