Un gioco in cui la bellezza del male si fa forza e diventa un’arma vincente, bramata da tutti e temuta dai più: “Finché il male non ci separi” è un romanzo di Andrea H. Japp, un thriller con turpi sfumature di oscure, l’incubo ad occhi aperti che tutti almeno una volta nella vita abbiamo scongiurato.
Helen Baron era solo una ragazza innamorata dell’amore, una Madame Bovary sognante che ha cercato di coronare il suo sogno sposando Cornell, un uomo meraviglioso che l’avrebbe resa felice finché morte non li separi, sarebbe stato il suo punto fermo, l’ancora che l’avrebbe stabilizzata, il salvagente che l’avrebbe tenuta sempre lontana dall’abisso.
Il matrimonio però ha saputo mostrarle lati di lui che se ne erano stati nascosti, gli ha strappato via la maschera e messo in luce la realtà tragica dei fatti: Cornell è un assassino.
Fa del male per il solo gusto di veder soffrire gli altri, ha ucciso la famiglia di Helen per isolarla, renderla debole e orfana al mondo. Ma questo non gli basta, ora vuole anche lei.
Andrea H. Japp cede la parola a Cornell e il lettore viene brutalmente proiettato nella mente di un uomo malato che gode nel far del male e che insegue e pedina la moglie che si è affidata all’FBI pur di riuscire a sopravvivere. Helen cambia identità e paese ogni qual volta che il marito riesce a raggiungerla, ormai non ha più una vita, è ridotta alla fuga continua per garantirsi una parvenza di sopravvivenza. É ingrassata di 60 kg per rendersi irriconoscibile e per distruggere quel corpo che ha gradito ogni carezza e ogni bacio di quel marito che non riconosce più. Helen si trasforma in una tela con su un dipinto di un amore sbagliato, una donna distrutta dalla violenza, dalla paura e dall’ossessione.
Cordell non si accontenta di questo malato inseguimento e, non riuscendo a tenere a bada i suoi istinti, crea una rete di omicidi con un gioco di seduzione e morte atto ad eliminare tutte quelle donne che per un motivo o per un altro attirano la sua attenzione. Il piano perfetto inizia a vacillare a causa di un piccolo indizio: un minuscolo frammento con il DNA di un rarissimo insetto notturno che feconda un solo e unico tipo di orchidea.
Andrea H. Japp entra nella mente di una donna maltrattata, violentata e distrutta, si fa fragile insieme a lei per poi mostrare quel coraggio e quella forza che solo chi vuole sopravvivere è capace di tirar fuori. Tutto, pur di sopravvivere al male.
Helen diventa esempio ed emblema per tutte quelle donne che lottano con le unghie e con i denti contro un male improvviso, che prima distrugge le speranze ed i sogni di una vita, poi risucchia ogni cosa di te, distruggendo tutte le cose belle.
Si tratta purtroppo di un tema da sempre attuale, perché i secoli passano, le culture cambiano e si evolvono, ma la storia di Lucrezia, che per la violenza è divenuta una delle ragioni della caduta della monarchia romana, non ha mai insegnato nulla a nessuno.
Helen è una donna emancipata di una cultura post novecentesca, gode dei diritti per cui le suffragette hanno combattuto, vive in una società in cui gli uomini si professano essere al pari delle donne, ma ancora una volta diventa stereotipo di un mero oggetto sessuale. La donna ancora una volta incarna un qualcosa di piccolo e fragile, che non riesce a sostentarsi da sola e che deve sottostare a chi è dotato di una maggiore forza bruta. Ancora una volta la donna è vittima di una perversione, di una mente capace solo di far del male che infanga il genere maschile, perché nessuno gli ha mai insegnato cosa significhi essere uomo, marito, fratello, confidente o padre.
Sono storie di tutti i giorni, le brutte vicende che il telegiornale manda in onda ma che “sono troppo brutte, non possono capitare a noi”, storie di ragazzine violentate per strada, in discoteca, a scuola, perché un “no” sembra non valere nulla, perché le parole di una donna per un uomo così malato sembrano essere inudibili. Proprio tra i più recenti scoop, quello di Harvey Weinstein, che ha creato un mondo fatto di molestie e ricatti sessuali in una Holliwood che probabilmente ha tanto da raccontare a riguardo, ma che per timore, per arrivismo o per reputazione, tende ad infangare notizie del genere, voci di donne perdute ed isolate che abbandonano (le più forti e decise) o continuano (le più deboli o semplicemente morte dentro) una carriera tra ricatti e perversioni di chi è più in alto di loro.
Alessia Sicuro