Elezioni Emilia Romagna, Bonaccini, Borgonzoni
Fonte immagine: ilriformista.it

Il 26 gennaio si tengono in Emilia Romagna (come in Calabria, seppur qualcuno sembra dimenticarsene) le elezioni per rinnovare il consiglio regionale ed eleggere il nuovo Presidente. I media e i vari leader, in primis Salvini che si sta spendendo molto sul territorio, si stanno focalizzando in particolare sulla battaglia in corso nella regione rossa tra Stefano Bonaccini, Presidente uscente espressione del centrosinistra, e Lucia Borgonzoni, senatrice sostenuta dalla coalizione di centrodestra. La valenza unica che ha il risultato di questa elezione è dovuta al fatto che per la prima volta da quando sono state istituite le regioni (1970), ci sono serie possibilità che la destra prevalga sulla coalizione di sinistra (dal PCI al PD) che da 50 anni governa l’Emilia Romagna. Una possibile sconfitta può quindi far tremare un PD già in difficoltà e di conseguenza mettere a rischio la tenuta di un Governo in costante fibrillazione.

Elezioni Emilia Romagna: il contesto e i candidati Bonaccini e Borgonzoni

L’Emila Romagna arriva a questa tornata elettorale dopo 5 anni di buona amministrazione di Stefano Bonaccini, stando a molti indici di gradimento. Fu eletto Presidente nel 2014 dopo che a causa di un’inchiesta che coinvolse il precedente Presidente (Vasco Errani) si era andati ad elezioni anticipate che ebbero il record negativo di affluenza (37,71%) per un’elezione regionale in Italia. Il Presidente uscente, quindi, forte dei suoi risultati in particolare nella sanità (tra le prime 3 regioni d’Italia), sostiene molto il suo operato per cercare un appoggio trasversale, in quanto anche chi aveva votato Lega alle scorse europee non nega il buon lavoro svolto da Bonaccini. Un punto centrale della sua strategia è stata cercare di mantenere la battaglia nell’ambito locale e allo stesso tempo nominare poco il principale partito che lo appoggia, il PD, per non far associare il suo volto al governo.

La candidata del centrodestra Lucia Borgonzoni, alla sua prima legislatura da senatrice con la Lega, al contrario è quasi messa in secondo piano da Matteo Salvini. L’obiettivo è difatti far sentire la sua presenza sul territorio (che sta girando in lungo e in largo) per evidenziare l’importanza del voto al fine di nazionalizzare la battaglia elettorale e favorendo la candidata leghista. Tanto è forte la presenza di Salvini sia nelle piazze che nei social che molti elettori del centro destra sembrano votare più per quest’ultimo che per la vera candidata.

Sardine Piazza Bologna
L’ultima piazza delle sardine a Bologna.
Fonte Foto: ANSA.it

Il focus delle due campagne elettorali è, in questo caso come in altri, orientare il voto dei cittadini verso la personalità che convince più che verso il programma che si vuole proporre. Sono evidenti quindi le scelte dei due schieramenti, da un lato con la sovraesposizione di Salvini, senza ombra di dubbio uno dei leader italiani più rappresentativi e riconoscibili, rispetto a Borgonzoni; ma dall’altro anche Bonaccini che, forte dei suoi risultati, sta cercando di far valere in ogni sede (social, piazze e tv) la diffusa fiducia nei suoi confronti costruita negli anni da Presidente dell’Emilia Romagna.

In tutto questo bisognerà vedere se l’esplosione del fenomeno Sardine avrà il suo peso nelle urne, vista l’ormai evidente presa di posizione in favore di Bonaccini. Le elezioni in Emilia Romagna saranno il loro primo vero banco di prova per capire se le loro manifestazioni e rivendicazioni saranno state efficaci e soprattutto per iniziare a pensare a cosa fare da grandi o se il loro è stato solo un altro bell’esperimento che, va dato merito, è stato in grado di creare forte aggregazione ed eco in diverse parti nel Paese.

Le previsioni e le ricadute del voto sul Governo

L’Emilia Romagna al voto delle Europee del 26 maggio.
Fonte Foto: ilrestodelcarlino.it

Le elezioni europee ci hanno riconsegnato una mappa di una Emilia Romagna spostata a destra in quanto in ben 252 comuni la Lega prevalse sul PD il quale arrivò primo solo in 76; un rapporto di forza ribaltato rispetto alle politiche del 2018 quando il PD superò, seppur di poco (171 comuni a 157), il partito di Salvini. Tutto questo fa quindi domandare se ancora si può parlare dell’Emila Romagna come una delle cosiddette “regioni rosse”. Riguardo gli ultimi sondaggi pubblicabili del 9 gennaio, si registra una tendenza interessante, poiché seppur Bonaccini risulti mediamente sopra di soli 2 punti su Borgonzoni (47% vs 45%), nel computo delle coalizioni (che determina la composizione del consiglio regionale che deve dare la fiducia al Presidente eletto), quella di centro-destra risulta in vantaggio sul centro-sinistra di circa 2-3 punti (47% vs 44,5%) prospettando grande incertezza sul voto di domenica.

Stando ai numeri quindi, una possibile vittoria del centro-destra con Lucia Borgonzoni non è solo possibile, ma anche probabile in quanto il distacco è veramente minimo. Una sconfitta di Bonaccini rappresenterebbe una frattura durissima nel mondo della sinistra scacciata da una regione che è sempre stata sua; inevitabilmente aprirebbe l’ennesima crisi all’interno del PD che dovrebbe fare i conti con un’altra sconfitta che minerebbe la funzione stessa per la quale era nato quel partito. Il Governo PD-M5S ne uscirebbe molto scosso con Salvini e Meloni che avrebbero altre armi per rimarcare la distanza tra la maggioranza di governo rispetto alla maggioranza reale.

Oltre al PD anche il M5S, che già da ora possiamo definire il primo sconfitto di queste elezioni, avrà da compiere le sue riflessioni. Il loro candidato Simone Benini, consigliere comunale scelto a nemmeno 2 mesi dal voto, attestandosi sotto il 10% (stando ai sondaggi) si è ritrovato senza vere possibilità di incidere e ritagliarsi un ruolo nella campagna elettorale dominata da Bonaccini e Salvini. Di Maio avrebbe dovuto prendersi personalmente la responsabilità, invece di delegare la scelta agli iscritti sulla piattaforma Rousseau, di non presentarsi a queste elezioni (oppure appoggiare direttamente Bonaccini?) per evitare il disastroso risultato che si prospetta. Probabilmente la scelta di dimettersi da capo politico (seppur tardiva) è dovuta anche a questo ennesimo errore politico che ha portato il M5S a questa situazione critica. Nella maggioranza c’è inoltre da non dimenticare il fattore Renzi, in piena battaglia contro molte delle proposte del “suo governo” (in primis quella sulla prescrizione) in quanto una sconfitta alimenterebbe ancor più la sua narrazione riguardo la naturale fine che attende il PD.

Di Maio annuncia le sue dimissioni da capo politico il 22 gennaio, durante la presentazione dei facilitatori a Roma.
Fonte Foto: lastampa.it

Come ormai ad ogni elezione, la maggioranza si trova anche stavolta ai banchi di prova. Le elezioni in Emilia Romagna, per tutto ciò che sta accadendo intorno, sono quindi diventate uno spartiaque per l’operato stesso del Governo che ha ben pensato di rinviare a dopo queste elezioni molte delle sue scelte: dalla legge elettorale ad Alitalia alla prescrizione. Prima però è tempo di dare la parola agli italiani: vedremo se anche questa volta riusciranno a stupirci.

Davide Iannaccone

Quotidiano indipendente online di ispirazione ambientalista, femminista, non-violenta, antirazzista e antifascista.

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