Con l’arrivo del Carnevale, i più piccoli ma anche gli adulti, sono alla ricerca di una maschera o di un costume che tenda ad essere originale e simpatico. Le idee in questi casi non sono mai troppe, ma indubbiamente si fa ricorso a personaggi più o meno noti che siano rappresentativi della festa. A Napoli, la maschera-simbolo del Carnevale è Pulcinella.
Pulcinella e l’evoluzione dai latini alla Commedia dell’Arte
Il personaggio di Pulcinella ha origini molto antiche e controverse: alcuni sostengono che la celebre maschera partenopea sia nata intorno al IV secolo e che discenda da Maccus, che nelle Atellane romane rappresentava un servo dal naso lungo e dal ventre largo, tutto di bianco vestito. Altri associano il nome al lemma napoletano “pulciniello”, cioè un piccolo pulcino dal becco curvo. Infine, altri ancora, sostengono che la maschera sia nata nelle campagne di Acerra e che fosse in passato un contadino che si improvvisava comico e buffone in svariate occasioni.
La maschera di Pulcinella così come è nota a tutti oggi, è però il frutto dell’attore Silvio Fiorillo: accodandosi alle origini acerrane del personaggio, sostiene di ispirarsi a Puccio d’Aniello che a sua volta divenne famoso dopo essere stato raffigurato da Ludovico Carracci in un suo dipinto. Per quel che invece riguarda il costume moderno del personaggio, il merito va ad Antonio Petito.
Fiorillo, nel XVII secolo, dà origine al personaggio di Pulcinella e che diventerà una delle maschere tipiche del teatro della Commedia dell’Arte: antagonista e acerrimo nemico di Arlecchino, il burlone appare come un morto di fame che è pronto a rubare del cibo anche a costo di imbrogliare e dire bugie.
Caratteristiche della maschera
Silvio Fiorillo tratteggiava Pulcinella come un uomo gobbo, grosso e panciuto. Abbigliato di calzoni bianchi e larghi e camiciola altrettanto bianca e dalle maniche ampie, il volto è coperto per metà da una maschera totalmente nera con un incavo curvo e lungo che è pronto a contenere il naso del buffone.
Oggi Pulcinella incarna il simbolo della tradizione partenopea in quanto la sua voracità, l’opportunismo, la fame e la pigrizia sono spesso ed erroneamente associate al popolo napoletano. Pulcinella è uno sfrontato, un tipo vivace e chiacchierone e rappresenta la personificazione comica dell’abbandono popolaresco a tutti gli istinti.
Nel passaggio dal teatro della Commedia dell’Arte al teatro di marionette e burattini, la maschera subisce comunque delle variazioni: non è più un servo o un contadino, ma si tratta soltanto di un uomo che si eleva ad anti-eroe che nella sua goffaggine tenta di contrastare le beghe del quotidiano. La marionetta mette in pratica ogni tipo di espediente per sfuggire all’avarizia dei nobili e dei potenti: è il protagonista assoluto delle “guarattelle”.
Napoli e il segreto di Pulcinella
Ogni buon napoletano, almeno una volta nella propria vita, ha pronunciato l’espressione “il segreto di Pulcinella”: l’idioma si usa per indicare un segreto che non è più tale e che di conseguenza tutti conoscono .
Le origini di questo proverbio risalgono alla Commedia dell’Arte: la maschera di Pulcinella agiva in ogni commedia sempre allo stesso modo seguendo un canovaccio che era già stato fissato in precedenza. Il canovaccio di Pulcinella prevedeva sempre la rivelazione di un segreto da parte di un altro personaggio al nostro buffone il quale non riusciva a mantenere la bocca chiusa e andava a sbandierarlo ai quattro venti, privando così il segreto della sua natura reale.
Arianna Spezzaferro