Forlì è la città dove ho studiato. Forlì è la città dove ho trascorso gli anni più belli della mia vita, quella città che mi ha accolto ragazzo e mi ha lasciato andare, se non da uomo, quantomeno con gli strumenti per affrontare il mondo là fuori. Forlì e i forlivesi, con quel calore umano e accogliente che solo chi ha avuto la fortuna di vivere in Romagna conosce bene. Se ne parla poco, forse, rispetto alle altre città della stessa Regione, eppure Forlì è un simbolo per tutti noi italiani. Oserei anche dire del mondo intero, se è vero che i concetti di pace, giustizia, uguaglianza e antifascismo sono – o dovrebbero essere – valori universali. Non per un consigliere leghista, a quanto pare.
Forlì si trova a una manciata di chilometri dal comune di Predappio, paese natale di Mussolini. Basta fare una passeggiata in centro per vedere gli esempi architettonici di quel passato che la città non ha mai voluto dimenticare. Il quartiere razionalista, i fasci littori scolpiti sui lampioni, rivestimenti in lastre di marmo, colonnati, archi simmetrici. Avrebbe dovuto essere la città fascista per eccellenza, l’unica che potesse vantare le natali origini del Duce. Invece la storia, come sempre accade quando la si vuole piegare al proprio volere, ha preso una strada diversa.
Gli ultimi due anni del conflitto, quando l’Italia era ormai spaccata in due, sono stati i più difficili per Forlì. Situata ai piedi dell’Appennino tosco-emiliano, la città non era molto distante dalla Linea Gotica dove si erano fortificati i nazisti. Ma non solo: in quella città e nelle zone circostanti si sono formate diverse brigate di partigiani, che hanno però pagato un conto salatissimo in termini di vite umane per la loro scelta.
In Piazza Saffi, il cuore pulsante della città, una targa ricorda ancora oggi Adriano Casadei, Arturo Spazzoli, Silvio Corbari e Iris Versari. Si dice che gli eroi siano tutti giovani e belli. Loro lo erano davvero. Poco più che ventenni, avevano deciso di imbracciare il fucile e combattere nella Brigata Corbari. Furono catturati dai nazifascisti a Ca’ Cornio, nelle colline di Modigliana, e successivamente uccisi. Il 18 agosto 1944 i loro corpi furono appesi ai lampioni di Piazza Saffi come monito alla popolazione forlivese, affinché rinunciasse alla lotta di liberazione e tornasse a chinare la testa.
Fa rabbia adesso venire a sapere che a soli due giorni dalla festa della Liberazione proprio in quella città il consigliere leghista Francesco Lasaponara abbia avuto l’indecenza di scrivere un post su Facebook denigratorio nei confronti della Resistenza e del 25 aprile, e la codardia di rimuoverlo poco dopo. “Io onestamente non comprendo tutta questa polemica sul 25 aprile. Se anziani partigiani (più anziani sono e meglio è) ed altri esponenti anpi vogliono radunarsi per celebrare nonostante il virus perché fermarli? Anzi andrebbero incoraggiati a farlo, magari in qualche città con un sindaco dal cuore partigiANO tipo ad esempio Milano. Ed è giusto che celebrino spalla a spalla con i propri compagni. Ovviamente se poi dovessero ammalarsi dispiacerebbe molto a tutti ma è un rischio che va corso per un qualcosa di più importante. È un rischio che dobbiamo assolutamente correre. Ne va del bene della nostra gente. Come i cani che abbaiano… vittoriosi sui cadaveri dei Leoni… ma i cani restano cani e i Leoni sono leoni!!”.
Fa rabbia, tanta. E fa male, perché queste sono le parole di una persona che siede tra i banchi del Comune di Forlì che si trova proprio in Piazza Saffi, quella piazza che ancora oggi piange i suoi morti e che tra l’altro ospita anche il Sacrario dei caduti per la libertà. No, non qui, non in questa piazza, non in questa città.
E allora vengono in mente un sacco di considerazioni. Ma i sovranisti non sono quelli che incitano alla difesa o alla riconquista della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato? E cos’è stata la Resistenza se non un movimento di lotta per la riconquista della sovranità nazionale di un popolo, per vent’anni costretto al silenzio e alle catene? Come si può parlare di “popolo sovrano” se si denigra costantemente chi è morto affinché quel popolo fosse veramente sovrano? E ancora, come è possibile che tra i rappresentanti delle istituzioni ci possano essere individui, come appunto il consigliere leghista, che non si fanno a problemi a stuprare quella Costituzione che dovrebbero invece proteggere e rappresentare? Potete provare a giustificarvi, a nascondervi dietro inutili giri di parole, potete persino fingere di prendere le distanze da un simile gesto o espellere il responsabile – il consigliere ha appunto rassegnato in serata le sue dimissioni dalla Lega -, ma il vostro è e rimane fascismo.
Tra l’altro, quello del consigliere leghista non è nemmeno il primo caso in cui la storia della città romagnola e i suoi simboli vengono strumentalizzati per strizzare l’occhio al fascismo. Il 3 maggio 2019, infatti, lo stesso Salvini ha concluso a Forlì il tour elettorale in Emilia-Romagna a sostegno dei candidati delle liste di centrodestra, e in quell’occasione il leader leghista ha deciso di parlare al suo elettorato affacciandosi dal balcone del Municipio, lo stesso utilizzato da Mussolini per le sue adunate. Anche quella leghista sembrava una vera adunata fascista, ma con una differenza: quella sera, anziché una folla festante, ad accogliere Salvini si erano presentati una manciata di suoi sostenitori. La vera festa era dall’altra parte della piazza, quella che non si vede nelle foto postate dall’ex ministro dell’Interno, dove centinaia di contestatori si erano riuniti nonostante la pioggia per cantare e ballare sulle note di Bella Ciao.
A questo punto non capisco nemmeno per quale motivo non vi dichiariate apertamente fascisti. La vostra retorica, il vostro uso del linguaggio, la vostra costante ricerca di un nemico, il vostro gradimento per l’uomo forte. Siete voi ad aver condiviso diverse volte il palco con CasaPound. Siete voi ad aver applaudito Orban per i pieni poteri. Siete voi quelli del “prima gli italiani”. Non sarà forse che siete fascisti ma vi vergognate di dirlo? E se davvero non riuscite a comprendere il valore della Resistenza, se pensate davvero che l’antifascismo sia ormai inutile perché il fascismo è finito nel 1945, allora vi sbagliate di grosso. Come a Forlì, noi continueremo a cantare Bella Ciao e voi a cancellare i vostri post.
Edoardo Venditti