Nel 2017 la Treccani, inserendo il termine nell’enciclopedia, definisce come “sovranisti” coloro che parteggiano per il sovranismo, ovvero quella “posizione politica che propugna la difesa o la riconquista della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in antitesi alle dinamiche della globalizzazione e in contrapposizione alle politiche sovrannazionali di concertazione”. Rileggendo l’ultima parte di questa definizione risulta difficile inserire in un ragionamento logico le posizioni tenute da Giorgia Meloni e Matteo Salvini, i leader dei due principali partiti sovranisti nel nostro paese, che nelle ultime settimane hanno alzato la voce contro l’Unione Europea e in particolare i suoi Paesi più egoisti, tirando in causa nello specifico l’Olanda. Il motivo: non aver aiutato l’Italia in questo momento di crisi. Ed è proprio l’onorevole Meloni che si è data più da fare sui social riguardo alla battuta di arresto dei Coronabond, in cui il governo olandese ha avuto un ruolo determinante.
Stallo nell’#Eurogruppo, bloccato dall’egoismo di Germania e Olanda. La posizione di @FratellidItalia è chiarissima: il Governo Conte non accetti in nessun modo il MES. Firmare il fondo ammazza Stati significherebbe tradire il popolo italiano e ipotecare il nostro futuro.#NoMES
— Giorgia Meloni ?? ن (@GiorgiaMeloni) April 8, 2020
“Stallo nell’Eurogruppo, bloccato dall’egoismo di Germania e Olanda“. È questo il messaggio che appare l’8 aprile sul profilo Twitter di Giorgia Meloni, lo stesso dal quale il 23 settembre di meno di sei mesi fa si felicitava invece della presenza ad Atreju 2019 (il festival della destra nazionalista giovanile che si tiene dal 1998 in Italia, ndr) proprio di quel Thierry Baudet, leader del partito sovranista Forum voor Democratie in Olanda.
Il cortocircuito nel quale naviga Giorgia Meloni è ormai evidente e non ha una soluzione semplice: come essere sovranisti in una situazione in cui la larga maggioranza delle problematiche emergenti hanno un carattere macro-regionale, se non globale, ma che comunque sconfina i confini classici e legali della nazione italiana? Mentre la risposta a questa contraddizione di fondo non è ancora pervenuta, la macchina del sovranismo macina voti su semplici illusioni.
Sovranisti italiani e sovranisti olandesi: le ragioni dello scontro
Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire da dove comincia questa storia. Alle 5 del mattino di martedì 7 aprile, nella stanza dell’Eurogruppo, il ministro delle finanze olandese Wopke Hoekstra dà spettacolo (si fa per dire) di fronte ai suoi colleghi, mostrandosi l’unico su tutti e 27 i partecipanti fortemente determinato a portare a casa un risultato: no ai Coronabond, sì al MES ma solo legandolo alle condizionalità già previste nella normativa europea (Reg. 472/2013). E incredibilmente l’Olanda, contando su un flebile supporto austriaco e finlandese, esce vincitrice da questo scontro impari, bloccando alle Termopili gli altri membri europei pronti a votare misure per alleviare il peso dei Paesi che stanno vivendo una crisi profonda del sistema sanitario, come il nostro.
Da un lato, come viene giustamente fatto notare dal Corriere, la fermezza del ministro democristiano olandese potrebbe essere una semplice mossa da “scaricabarile”: la questione dei finanziamenti europei è così delicata che probabilmente passerà direttamente nelle mani dei capi di governo dei diversi Paesi europei. Ciò si tradurrebbe in un altissimo rischio politico per il loro futuro, in una condizione in cui ogni minimo errore risulterebbe fatale agli occhi dell’elettorato; e questa situazione converrebbe indirettamente a Hoekstra, il ministro delle finanze olandese, il quale parrebbe determinato a prendere il posto di Rutte alla guida dell’Olanda alle nuove elezioni generali previste per il 2021.
Dall’altro lato spunta invece il ruolo di Thierry Baudet, la Meloni dei sovranisti olandesi, ad annegare ogni speranza italiana. Infatti il mandato ben preciso ricevuto da Hoekstra per mantenere una posizione austera nei confronti dei Paesi del Sud Europa è il frutto di due precedenti mozioni votate nel parlamento olandese. Una di esse era stata proposta proprio da Baudet e dal suo partito nazionalista olandese.
I casi sono due: o il leader della destra olandese non ha concesso all’Italia gli aiuti richiesti poiché non reputava serie le richieste della sua vecchia compagna in EuroParlamento, Giorgia Meloni (la posizione anti-scientifica di Baudet, infatti, sembra dirci che sarà sufficiente aspettare il miglioramento delle condizioni climatiche per liberarci dal virus); oppure, seconda ipotesi, i sovranisti hanno scoperto il fianco e mostrato un ulteriore e fatale cortocircuito. Questa volta la discussione non riguarda solo le idee, però, poiché con quei fondi europei (quali e con quali meccanismi in gran parte è ancora da stabilire) l’Italia ci salva vite umane.
Giorgia Meloni e le irresolubili contraddizioni del sovranismo
Tuttavia, mentre c’è chi critica l’Olanda e la mancanza di solidarietà europea vantando una storia politica di solidarietà tra popoli europei, vi è anche Giorgia Meloni che dall’alto del suo “sovranismo whatever it takes” si scaglia contro l’Olanda definendola “egoista”. Il problema dei sovranisti in questo frangente è allora presto detto: dov’è l’egoismo olandese? Gli interessi dei cittadini nordeuropei valgono tanto quanto quelli del Sud Europa. Impedire che i soldi guadagnati con tanto sudore dagli olandesi e pagati con altrettanto sudore nelle loro casse statali non vadano a perdersi in Paesi con un’economia quasi in rovina, tramutandosi in fondo in una condivisione del debito di noi italiani, spagnoli, portoghesi e via discorrendo, è più che lecito. Quale posizione potrebbe mai rivelarsi più sovranista di questa agli occhi dei maestri del sovranismo italiani? Insomma, la destra sovranista olandese è in perfetta sintonia con Giorgia Meloni, fin quando gli interessi tra i due paesi non divergono.
L’unica soluzione è insabbiare le contraddizioni agli occhi dell’elettorato di destra, poiché da questa impasse non si esce facilmente. Adottando una logica di ragionamento sovranista, si potrebbe però obiettare che ristabilire la sovranità nazionale non impedisce la collaborazione con altri Paesi. Peccato che tale commento, così come la sua appendice “non siamo contro l’Europa, ma contro questa Europa”, per il momento sia stato smentito sonoramente dalla storia (ciò certamente non implica che l’Unione Europea oggi come oggi vada bene, anzi). Lasciando da parte la crisi umana che stiamo vivendo in questi giorni, forse l’esempio che meglio sconfessa la possibilità di una collaborazione europea su base sovranista è la cosiddetta “crisi” dei migranti che l’Europa si trascina dietro dal 2014, a costo di tante vite umane.
Nello specifico, all’epoca fu proprio Orban a chiudere la porta in faccia a Meloni e Salvini riguardo le richieste di “redistribuzione” dei migranti sbarcati poiché (ancora una volta rispettando il massimo principio sovranista) avrebbero messo a rischio, a suo dire, l’esistenza stessa del popolo ungherese. E i migranti erano arrivati in Italia, mica in Ungheria: affari vostri. È così che un imperativo tanto caro ai sovranisti homemade, “Prima gli italiani”, altro non è che una presa in giro che non può che suonare, alla prova dei fatti, come “Solo gli italiani”.
Per concludere, è evidente che le questioni rilevanti degli ultimi anni si prendono beffe delle frontiere dei Paesi europei sulle quali si basa la rivendicazione sovranista tanto di Giorgia Meloni quanto dei suoi colleghi nel Vecchio Continente. Il livello di interdipendenza tra gli Stati europei si potrà certo modificare, ma il ritorno ad un mondo di Paesi non-comunicanti è storicamente quasi impossibile. Crisi climatica, pandemia, migrazioni, diseguaglianze economiche e sociali: tutte questioni extra-nazionali alle quali Giorgia Meloni e i sovranisti non sapranno mai fornire una risposta decisa.
Lorenzo Ghione
Sintetizzare le contraddizioni della destra italiana in poche righe non è cosa facile: complimenti!
Sovranisti versus sovranisti, il giochetto di mantenere la situazione politica e sociale in un perenne “stato di eccezione”, comodo a coloro cui interessa una condizione di campagna elettorale continua, in cerca di un consenso demagogico di tipo plebiscitario.
Ma il giochetto é pericoloso, non fa altro che alimentare un nazionalismo becero e ottuso, vero cancro del nostro tempo, sul quale ci si é troppo presto illusi di aver posto una pietra tombale….e pensavamo di avere già dato.
Ottima fotografia della triste realtà