Il neopresidente americano Donald Trump ha firmato in data 24 gennaio due ordini esecutivi che autorizzano i lavori per la costruzione del gasdotto  Dakota Access e dell’oleodotto Keystone XL nelle terre sacre dei nativi Sioux in North Dakota.

Nel corso della sua campagna elettorale il tycoon aveva ripetuto più volte che progetti simili forniscono numerose opportunità lavorative al popolo americano e di essere intenzionato a favorire l’industria petrolifera e del carbone. Il suo portavoce Sean Spicer ha affermato: ‘’Negli Stati Uniti sta avvenendo una rivoluzione energetica e che progetti simili creeranno decine di migliaia di posti di lavoro mantenendo l’ambiente come priorità.’’

Più volte in passato le popolazioni indigene che vivono nella riserva di Standing Rock e gli ambientalisti si erano opposti alla costruzione dei due oleodotti. Dopo settimane di proteste, alcune delle quali molto violente contro le forze dell’ordine, l’ex presidente Barack Obama aveva bloccato la realizzazione nel novembre 2015 la realizzazione dell’oleodotto Keystone e nel 2016 l’Army Corps of Engineers aveva negato il permesso ai lavori del gasdotto Dakota Access.

Numerose le critiche degli avversari democratici tra cui spicca quella di Bernie Sanders. Il senatore democratico ha affermato che farà tutto il possibile per fermare le decisioni di Trump e ha dichiarato: “Il presidente Trump ha ignorato le voci di milioni di persone e ha messo i profitti dell’industria di combustibili fossili al primo posto rispetto alla tutela del nostro pianeta.”

 Gli attivisti e i Sioux hanno ribadito che la costruzione di un oleodotto sotto il Missouri inquinerà il fiume e di essere pronti a dare battaglia. “Una potente alleanza di comunità indigene, allevatori, agricoltori, attivisti e ambientalisti ha permesso di fermare la costruzione di Keystone e delle tubazioni del Dakota Access la volta scorsa. Le stesse alleanze si ricomporranno per fermare Trump”  ha affermato la direttrice di Greenpeace Annie Leonard.

Trump ha rispedito le critiche ai mittenti ed si è detto fortemente intenzionato a chiedere allo USACE di approvare velocemente il progetto dato che il tratto è molto corto e alla TransCanada, società canadese costruttrice, di presentare nuovamente la richiesta d’autorizzazione. Il magnate è, quindi, fermo sulle sue posizioni e nulla sembrerebbe fermarlo.

Vincenzo Nicoletti

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