La Corte Costituzionale a breve si dovrà esprimere sulla costituzionalità dell’Italicum.
La decisione arriva dal Tribunale di Messina, dove un giudice ha dichiarato “rilevanti” e “non manifestamente infondate” 6 delle 13 questioni di legittimità costituzionale presentate nella corte della città siciliana dall’ex senatore del PLI Vincenzo Palumbo, dal 1994 tornato ad esercitare l’avvocatura civile.
Palumbo fa parte di un pool di avvocati coordinati da Felice Besostri, che già si occupò di ricorrere contro il “Porcellum”, la legge elettorale scritta nel 2005 dal leghista Roberto Calderoli ed in vigore fino al 30 giugno.
I ricorsi contro la legge elettorale fortemente voluta da Matteo Renzi, pubblicata in Gazzetta Ufficiale l’8 maggio 2015, sono stati presentati in 18 tribunali italiani, tra i quali quelli di Bari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Perugia, Roma, Torino, Trieste e Venezia.
La scelta della corte messinese di investire la Corte Costituzionale del giudizio in capo alle 6 questioni riconosciute non esclude infatti la possibilità, auspicata dallo stesso Besostri – «Spero che quello di Messina sia soltanto il primo ad accogliere il ricorso tra i diversi tribunali presso i quali è stato depositato» – che anche altri tribunali rimandino alla Corte Costituzionale sia le questioni accettate in Sicilia, sia le altre 7 finora non considerate.
Non è entusiasta il ministro degli Interni Angelino Alfano, che al Corriere Live dichiara: «Non mi stupisce. Siamo in Italia… Dove una legge prima di diventare vigente è già mandata alla Consulta». L’avvocato ed ex ministro della Giustizia scivola sul fatto che la legge, come ben evidenziato qui, è già in vigore dal 23 maggio 2015: sono gli effetti relativi all’elezione della Camera dei Deputati a decorrere dal 1 luglio 2016.
La stessa testata riferisce come Pier Luigi Bersani e Angela Finocchiaro siano stati informati da Besostri, che li ha incontrati per strada: la senatrice del Partito Democratico avrebbe dato modo di intendere di non essere contenta della notizia.
Su cosa si dovrà esprimere la Corte Costituzionale?
- “vulnus al principio di rappresentanza territoriale”;
- “vulnus al principio di rappresentanza democratico”, legato al premio di maggioranza, fissato al 40% dei voti o a chi dovesse vincere il ballottaggio;
- “mancanza di soglia minima per accedere al ballottaggio”, poiché vi accedono le due liste o coalizioni più votate, che abbiano il 39,9% dei voti quanto la quota appena necessaria per superare lo sbarramento;
- “impossibilità di scegliere direttamente e liberamente i deputati”, che è questione legata ai capilista bloccati;
- “irragionevoli soglie di accesso al Senato residuate dal Porcellum”, consistente nell’8% per le singole liste e nel 20% per le coalizioni di liste;
- “irragionevole applicazione della nuova normativa limitata solo alla Camera dei Deputati, a Costituzione invariata”, perché per il Senato rimarrebbe in vigore il Porcellum come emendato dalla Corte Costituzionale, se l’Italicum dovesse entrare a pieno regime prima della riforma costituzionale.
Il neoeletto Presidente della Corte Costituzionale, il giurista fiorentino classe 1933 Paolo Grossi, in carica fino al 2018, ha dichiarato che a causa degli scarsi arretrati è probabile che la Consulta possa «giungere ad una decisione in un tempo relativamente breve»: è lecito pensare che ciò possa avvenire tra aprile e maggio, siccome «alla Corte non si hanno lunghe attese, oggi non c’è arretrato se non quello relativo all’ultimo mese, mese e mezzo».
Simone Moricca