il rumore dei tuoi passi storia di due anime
Fonte immagine di copertina: casa editrice Longanesi

Il rumore dei tuoi passi è la storia di due anime gemelle e fragili, Bea e Alfredo. Nati e cresciuti nello stesso quartiere denominato la Fortezza sono per tutti i fratelli gemelli. I due però non hanno in comune il sangue, ma qualcosa di più profondo: a legarli è un’amicizia ruvida “come l’intonaco sbrecciato dei palazzi in cui abitano”, un amore selvaggio e graffiante “come un vetro spezzato”, una vita che sembra essere già scritta. Ma alle soglie dei vent’anni qualcosa cambia: la voce di Beatrice diventa stanca e strozzata e il cuore di Alfredo debole e senza più colore. Un testo che con durezza, amore e rabbia racconta la vita aldilà delle periferie, in un’Italia tra la fine degli anni sessanta e gli inizi degli anni ottanta, dove l’ascesa sociale è un miraggio lontano. Il rumore dei tuoi passi è il primo romanzo di Valentina D’Urbano edito da Longanesi nel 2012. La storia di due anime gemelle, ben presto conquista sia critica, con tre premi ufficiali: loScrittore, Città penna, Cultura mediterranea, che mercato, rientrando nella categoria bestseller. Tradotto prima in Francia con il titolo Le Bruit de tes pas, e poi in Germania, il rumore dei tuoi passi è un romanzo che, inevitabilmente, colpisce, segna e insegna.

Il rumore dei tuoi passi, la storia di due anime gemelle

I gemelli, ci chiamavano. Dicevano che eravamo uguali, anche se non ci somigliavamo per niente. Dicevano che a forza di stare insieme eravamo diventati identici, sputati, come due gocce d’acqua”. Beatrice e Alfredo, i “gemelli” de Il rumore dei tuoi passi, non sono in realtà fratelli di sangue, ma due amici, accomunati da un destino simile, incapaci di stare insieme, ma neanche lontani. Il loro è un rapporto pieno di contraddizioni, sereno e dannato allo stesso tempo: la violenza nei gesti e nel linguaggio si alterna a una strana forma di protezione reciproca, di amore incondizionato, sincero e fraterno. A fare da sfondo alla storia di due anime gemelle e fragili c’è la Fortezza: un quartiere di case occupate, posizionato alla periferia della città. Qui vivere non è semplice, soprattutto se fin da piccolo perdi i punti di riferimento, le coordinate che ti servono per non smarrirti. E questo lo sa bene Alfredo, che si ritrova in piena preadolescenza senza madre e con un padre alcolista, incapace anche solo di sognare un futuro nuovo e diverso, dalle prospettive incoraggianti. La casa di Bea diventa quindi il rifugio ideale in cui rintanarsi: qui, insieme ai suoi due fratelli, viene accolto come un figlio.

In un quartiere malfamato, macchiato di violenza e soprusi, i due ragazzi si ritrovano così a vivere insieme una crescita lunga e travagliata. Bea sarà sempre “quella più forte”, che con un padre e una madre alle spalle, una famiglia umile ma dai sani principi, riesce a non perdersi nei meandri della Fortezza. Alfredo invece è l’anima più fragile, vittima costante della violenza del padre sin dall’infanzia: è dominato da un senso di sotterranea inquietudine che lo spinge a cercare nella droga, in particolare l’eroina, l’unica forma di consolazione. Ecco allora che lo sfondo de Il rumore dei tuoi passi si trasforma in soggettivo attivo della narrazione: il ghetto è emblema di negatività. Chi è dentro è incapace di uscire. E chi tenta di opporsi e cambiare, rimane schiacciato dal peso delle mura. Da un lato Alfredo, simbolo di fragilità, rassegnazione, abbandono, sconfitta, abbandonato al proprio destino, senza più forza di lottare. Dall’altro Beatrice, che è forza, grinta e ostinazione, in cerca di una via di fuga.

Con una scrittura tagliente, essenziale e ruvida, che sembra ricordare la voce di Michele in Io non ho paura di Nicolò Ammaniti, o di Francesca e Anna in Acciaio di Silvia Avallone, la D’Urbano attraverso la voce di Beatrice ripercorre l’infanzia e parte dell’adolescenza di due anime scorticate dal dolore, erose dal peso di una Fortezza incubatrice di morte e ingiustizie. Una realtà-verità a cui è difficile rimanere indifferenti. Già dalla premessa dell’autrice “anche l’ultimo dei poveracci ha bisogno di una storia”, si evince la forza e il sentimento della narrazione.

Un amore contornato da contraddizioni, prima preteso, donato, e poi custodito, che pervade le pagine de Il rumore dei tuoi passi e arriva dritto al cuore del lettore. “Avevo sedici anni e non riuscivo a capirlo. Non capivo nemmeno il dolore che gli provocavo. Stava malissimo, soffriva come una bestia, eppure continuava a perdonare, perdonava tutti. Le cose che amava di più al mondo, me e suo padre, erano anche quelle che lo divoravano. Ma io non volevo che amasse nessun altro, volevo averlo tutto per me. Io credevo che il suo amore mi fosse dovuto. L’avevo difeso, l’avevo sopportato. Avevamo dormito insieme, ci eravamo svegliati insieme, erano anni che condividevamo tutto, mentre suo padre non gli aveva mai dato nulla di simile a quello che lui aveva preso da me. Se c’era qualcuno che il suo amore se lo meritava appieno ero io. Nessun altro”.

L’autrice Valentina D’Urbano

Valentina D’urbano nasce a Roma nel 1985. Si diploma alla IED in illustrazione e animazione e multimediale. Nel 2010 i primi passi nel mondo della scrittura: vince la prima edizione del torneo letterario loScrittore organizzato dal gruppo editoriale Mauri Spagnol e getta le basi del primo testo per il grande pubblico. Due anni dopo, nel 2012, Longanesi pubblica Il rumore dei tuoi passi, la storia di Bea e Alfredo diventata bestseller nazionale. Sulla scia del successo, nel 2015 segue Alfredo: il testo trova una nuova veste, questa volta è Alfredo, in prima persona, a dare voce al suo malessere. Nel settembre 2013 sempre per Longanesi esce Acquanera, nel 2013 Quella vita che ci manca, nel 2016 Non aspettare la notte, e a settembre 2018 Isole di Neve. Nel 2021 è la volta di Mondadori con Tre Gocce d’acqua, la storia di tre fratelli (non di sangue), Celeste, Nadir e Pietro, e due famiglie. Con rinnovata consapevolezza d’Urbano torna così a parlare di legami fragili e dolori tangibili, indagando i confini dell’amore ruvido “come l’intonaco sbrecciato dei palazzi di periferia”.

Marta Barbera

Marta Barbera
Classe 1997, nata e cresciuta a Monza, ma milanese per necessità. Laureata in Scienze Umanistiche per la Comunicazione, attualmente studentessa del corso magistrale in Editoria, Culture della Comunicazione e della Moda presso l'Università degli Studi di Milano. Amante delle lingue, dell'arte e della letteratura. Correre è la mia valvola di sfogo, scrivere il luogo dove trovo pace.

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