Giuseppe Milici, musicista poliedrico e cultore dell’armonica cromata, è l’autore di diverse colonne sonore, alcune delle quali fanno da cornice a pellicole di nuova pubblicazione (E’ il compositore della colonna sonora del film “La Terramadre”di Nello La Marca presentato al Festival del Cinema di Berlino del 2008), oltre agli anni passati in tv al fianco di Baudo ed in diverse trasmissioni televisive. In occasione della pubblicazione del suo ultimo album, Milici ci racconta la storia della sua formazione professionale.

Giuseppe MiliciTi hanno definito un “armonicista senza frontiere”, eppure parti da Palermo. Di quali step si compone la tua formazione?
Milici:“Mi sono appassionato all’armonica sentendo un mio compaesano camminare e suonare. Feci quello che avrebbero fatto tutti: mi iscrissi al Conservatorio. Fui accolto con molto entusiasmo: “se vuoi fare musica, questo è il posto giusto” – mi dissero. Ma quando alla domanda “quale strumento hai scelto?” risposi “l’armonica” dissero “qua insegniamo strumenti non giocattoli”. Dopo aver ascoltato Tooth Thielemans decisi che questa sarebbe dovuta essere la mia professione.”

Il tuo percorso non è stato soltanto caratterizzato da musica da camera. Hai lavorato in tv, scrivi colonne sonore cinematografiche, hai fatto parte di orchestre jazz importanti, ma quale ruolo senti di vestire meglio?
Milici:”Ho collaborato in Rai con Pippo Baudio e poi con Gino Paoli, Gianni Morandi, Antonella Ruggero.. Trovo che la musica classica abbia troppo rigore. Mi piace comporre. Non amo viaggiare, preferisco giocare a golf ed è qui che trovo il modo di riflettere e meditare su nuovi lavori.

Il lavoro del compositore richiede molta meditazione nella ricerca di sempre nuove sonorità. Da cosa trai ispirazione? 
Milici:”A meno che non si tratti i lavori commissionati (di film o altro), la mia fonte di ispirazione è la vita. Amo molto New York, che dal 1991 visito periodicamente: nello specifico mi piace osservare il dinamismo della sua Metropolitana, un luogo in cui si possono trovare razze diverse, ragazzi che studiano nei bar, dame eleganti ed il fascino della notte.

“Dimmi cos’è” è un brano frutto della collaborazione con due persone che stimi molto come Alan Scaffardi e Fabrizio Bosso. L’hai definito “un piccolo grande sogno”.
Milici:”E’ stato composto diversi anni fa. Nasce già come una canzone: è il primo brano che avesse un senso compiuto per me. Quindi, essendo incapace di scrivere, Alfonso Camarda ne ha curato il testo, utilizzando frasi molto evocative, dando valore all’intero pezzo.

“The Look of Love” è un album che racchiude diverse tipologie: l’accostamento di “Isn’t She Lovely” con “La Solitudine”, per esempio. Giuseppe MiliciMilici:”Questo è il mio 11° Cd ed è molto diverso dagli altri. Negli album che lo precedono l’armonica era il fulcro, oltre all’impianto monotematico che sceglievo ogni volta (per esempio un solo album dedicato ai Beatles, un altro a Michael Jackson, ecc..). In questo album, invece, volevo inserire il resoconto della mia vita, dei miei ultimi 50 anni di ascolto oltre ad 11 esposizioni dello stesso tema. “La solitudine” è un brano molto bello che al suo interno contiene tre temi diversi, che vanno anche oltre quello dell’amore. “Isn’t She Lovely” è un brano molto importante per me. Stevie Wonder l’ha scritto nel ’76 (lo stesso anno in cui è uscito nelle sale il film “Rocky” e la cover della sua colonna sonora, “Gonna Fly Now”, è presente nell’album), in occasione della nascita della figlia Aisha, ed è stato definito “un inno per l’armonica”.”

In passato hai collaborato anche con Romano Mussolini, che è scomparso 10 anni fa. Cosa ricordi di quel momento?
Milici:”L’ho conosciuto quando ero ragazzo e ricordo che ero molto imbarazzato. Ricordo che mi fece piacere il fatto che un musicista importante, che comunque porta con sé il peso del suo cognome, mi chiedesse di dargli del tu, istituendo fin da subito un rapporto paritario. L’incontro con Mussolini mi è servito molto per il mio futuro. Ho appreso da lui molti consigli sulla gestione dello spettacolo: era un intrattenitore, inseriva ogni volta un momento di discussione con il pubblico in cui raccontare delle cose. Anch’io faccio così: racconto l’attualità, mi emoziono, cerco di lasciare sempre qualcosa di nuovo al pubblico, che può, in questo modo, tornare a casa con un ricordo non soltanto acustico.

Sara C. Santoriello 

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