Bologna la dotta, la grassa, la rossa. Bologna la gender equality. Il consiglio di amministrazione di Ateneo del capoluogo emiliano ha approvato, a inizio anno scolastico, il documento programmatico basato sul principio di democrazia paritaria. In pratica nei prossimi tre anni verranno pensate azioni e studiati progetti che avranno come obiettivo l’annullamento delle disparità di genere ma non solo. Valorizzare le diversità tutte sarà una prerogativa. Basti pensare alle diversità di età, cultura, orientamento sessuale.
Cos’è il Piano GEP?
Si chiama Piano GEP, Gender Equality Plan, il documento programmatico contro la disparità e per l’equità di genere che entrerà in vigore quest’anno fino 2024. Si tratta di un lavoro complesso pensato da quanti operano all’interno dell’Ateneo. Sottoposto al CDA e approvato dagli Organi, il GEP sarà adesso la base a cui far riferimento negli anni a venire.
Il documento non rappresenta soltanto una linea guida accademica. Questa è il risultato di un lavoro voluto e pensato e che rappresenta l’emblema di un progetto più grande. La Direzione Ricerca e Innovazione della Commissione Europea ha sottolineato la necessità e l’urgenza di avere un GEP. È stato chiesto un impegno reale a tutte le realtà pubbliche. La Commissione Europea lo ha fatto in vista del programma Horizon Europe.
A chiederlo è l’Europa
La parità di genere quindi non è un pensiero aleatorio ma un obiettivo da raggiungere. La parità di genere non è fatto a sé, isolato e circoscritto, ma è un domani da costruire attraverso la comunanza di valori e attraverso l’impegno nazionale e internazionale.
L’Università di Bologna, la più antica del mondo occidentale, ha dato la propria risposta.
Sono cinque le aree minime indicate dalla Commissione Europea che trovano spazio nel Piano GEP. Equilibrio tra vita privata e vita lavorativa, cultura dell’organizzazione e lotta agli stereotipi, parità di genere nelle posizioni di vertice e negli organi decisionali, uguaglianza di genere nel reclutamento e nelle progressioni di carriera, integrazione della dimensione di genere e dell’internazionalità nella ricerca, nella didattica e nella terza missione, il contrasto delle violenze di genere e delle molestie morali e sessuali.
Per raggiungere gli obiettivi prefissati sarà determinante il momento di formazione. Non solo per gli studenti: a essere coinvolti saranno anche personale docente, ricercatori e personale tecnico-amministrativo.
Disparità di genere: un primo passo ma non un arrivo
La richiesta avanzata dall’Europa e la risposta data dall’Università sono, in modo diverso, due segnali importanti, facce della stessa medaglia: da un lato, viene evidenziata una mancanza e viene richiesto di intervenire; dall’altro, si prende atto del deficit e si agisce per colmarlo.
Consapevolezza e azione sono figlie di un’urgenza che si chiama disparità di genere. Il Piano GEP adottato dall’Università di Bologna rappresenta per questo un investimento e una scommessa. Non soltanto in termini economici e di tempo, quanto di risorse umane e di impegno. Un passo fondamentale che, nel rispetto di quanto indicato dalla Commissione europea e di quanto richiesto dalla società in cui viviamo, ci dice che camminare è necessario per chi vuole imparare a correre.
Alba Dalù