L’NBA si sa, è uno dei campionati sportivi più all’avanguardia, non solo di basket, ma di cultura sportiva in generale. Il processo di internazionalizzazione della Lega promosso dall’ex commissioner David Stern ha abbattuto le barriere di ingresso per i giocatori cestisticamente maturati su campi non statunitensi. Tra questi, anche gli italiani stanno diventando una solida realtà all’interno della National Basketball Association.
Andrea Bargnani, Marco Belinelli, Danilo Gallinari, Gigi Datome e tra un anno al massimo, Alessandro Gentile: sono i loro i giocatori che sono sbarcati (o che sbarcheranno, in caso di Gentile) in NBA e che si apprestano ad affrontare una nuova affascinante stagione.
Oggi su Libero Pensiero parleremo della stagione che sarà dei nostri Fab Four.
Andrea Bargnani non sta affrontando un periodo cestisticamente felice: dopo gli ultimi anni passati ai Raptors con più mugugni che punti, il romano è approdato a New York, sponda Knicks. Tuttavia, l’ala grande ha deluso un po’ le aspettative di rilancio che la dirigenza newyorkese sperava si verificassero. Invece, il nostro Andrea, continua con i soliti limiti dimostrati negli ultimi anni a Toronto: poca incisività in difesa soprattutto ed, inoltre, un linguaggio del corpo che ha determinato delle scelte in attacco, a volte, incomprensibili. Con l’arrivo di Phil Jackson ai piani alti, New York punta a far meglio della scorsa stagione: l’accesso ai playoffs passa anche dalle mani di Andrea, che dovrà migliorare innanzitutto 3.6 rimbalzi difensivi ottenuti in media nei 42 incontri disputati (per 29.9 minuti per partita) e portare più decisione e cattiveria anche sotto canestro. Forza Mago!
Ben altro discorso invece per Marco Belinelli, lo sportivo italiano al mondo più chiacchierato del momento. Dopo varie scoppole e batoste, il talento di San Giovanni in Persiceto ha finalmente portato a casa due importanti trofeo: prima il Foot Locker Three Point Contest all’ASG di New Orleans, e poi la magnifica vittoria dell’anello contro i Miami Heat di Lebron. Più volte accusato di non essere in grado di far parte del parco divertimenti NBA, Marco alla corte di Popovich ha mostrato tutto il suo talento in una regular season disputata sempre al massimo. L’obiettivo di Belinelli è di confermare quanto buono di fatto nella scorsa stagione (gli Spurs puntano a bissare il successo di quest’anno) e, soprattutto, cercare di strappare un minutaggio più elevato nei playoffs (impiegato solo 11.8 minuti per partita alle Finals e 15.5 complessivi) e mostrare la stessa sicurezza e personalità evidenziata nelle simifinali di Conference contro i Trail Blazers di Portland (battutti con 9.8 punti in media nelle 5 partite disputate con 21.2 minuti passati sul parquet).
Torna, finalmente, sul parquet anche Danilo Gallinari, fermo ai box da Aprile 2013. L’ala dei Denver Nuggets è completamente recuperata dall’infortunio al ginocchio sinistro che l’ha costretto a saltare tutta la scorsa stagione e a mancare il raduno con la Nazionale per le qualificazioni europee, nonché lo stesso Europeo dello scorso anno. Oltre alle varie difficoltà atletiche che Danilo riscontrerà nei primi tempi, dall’ex Olimpia ci si aspetta molto: a Denver è considerata una star e la brutta stagione che lo scorso anno han disputato i Nuggets fa capire quanto è importante l’apporto dell’ala scelta alla numero 6 da New York nell’estate 2008 nei meccanismi della franchigia del Colorado.
Chi si gioca tanto, invece, è Luigi Gigi Datome: l’ex talento della Virtus Roma l’anno scorso è approdato ai Pistons della Motor City ma ha trovato davvero uno scarso, a tratti inspiegabile, minutaggio. Di talento il giocatore sardo ne ha a bizzeffe: l’arrivo di Sten Van Gundy in panchina è un bene per il capitano azzurro, (che, a differenza di alcuni suoi colleghi, alla nazionale non rinuncia mai: chapeau) che dovrà ricominciare da capo per conquistar la fiducia del coach ed addentrarsi ancor di più al mondo NBA. Gigi, che in estate è stato vicino al Barcellona (caparbiamente rifiutata l’offerta dei catalani), in estate ha dichiarato di vagliare la possibilità di ritornare in Europa il prossimo anno se le cose non dovessero funzionare: in effetti, i 6 minuti di media che Datome ha disputato nelle 34 partite giocate (su 82 complessive) sono davvero pochi, per un giocatore che più volte, in Italia e in Europa, ha dimostrato di essere un top player. Rock‘n roll Gigi!
Una menzione va anche ad Alessandro Gentile. I Minnesota Timberwolves l’hanno scelto al draft con la 53 quest’estate (poi girato ai Rockets, che ora ne possiede i diritti), ma il figlio di Nando ha optato per restare almeno un altro anno a Milano, per maturare ancor di più sul parquet e provar a fare qualcosa di buono in Eurolega dopo lo Scudetto vinto da protagonista contro Siena lo scorso anno. Una scelta da rispettare per il talento dell’Armani, che quasi sicuramente ce lo ritroveremo l’anno prossimo sui parquet statunitensi, per completare un quintetto oltre oceano di tutto rispetto, con la speranza di vederli insieme anche in azzurro per tentare di conquistare l’accesso alle Olimpiadi di Rio 2016.
Fonti statistiche: nba.com
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Domenico Morlando