Poche ore all’inizio della 32° settimana internazionale della critica di Venezia 2017: tutto è pronto. I cinefili e critici hanno il compito di osservare accuratamente tutto ciò che attori, registi e produttori cinematografici hanno creato e interpretato. A concorrere a Venezia spicca il cortometraggio “MaLaMèNTI” di e con Francesco Di Leva, attore italiano noto al pubblico innanzitutto nelle vesti da protagonista de “Il sindaco del rione Sanità” e per i suoi ruoli in varie fiction di rilievo tra cui “Gomorra”, “Il clan dei camorristi” e “Tutti pazzi per amore”.
“MaLaMèNTI” nasce dalla collaborazione tra Terra Nera e Parallelo 41: entrambe sono associazioni nate sul territorio periferico del capoluogo campano. Terra Nera è una società di produzioni sita a San Giovanni a Teduccio, periferia a est di Napoli ed è coordinata da Francesco Di Leva; Parallelo 41 invece è la storica cooperativa di produzione e promozione di cinema a Ponticelli, diretta da Antonella Di Nocera.
Il cortometraggio narra la storia di Ciccio “o’ pazz” e di Ciruzzo “pesce bello”, entrambi sanguinari assassini che esercitano la violenza per prevalere sui più deboli. Assetati di potere e convinti di poter dominare il mondo con la forza, nello scenario naturale dell’isola dell‘Asinara, i due “MaLaMèNTI” si troveranno a dover avere a che fare con due animali passivi e inermi: Severino l’asinello e Piero il cinghiale.
Tematiche attualissime quelle raccontate nel cortometraggio della durata di 13 minuti, prima fra tutte la violenza, quella che per secoli ha dominato e domina un mondo in apparenza calmo e pacato, ma in realtà sconvolto e sotto pressione. Un particolare tipo di violenza: quella dei malavitosi, di quelli che non sono degni di far parte del genere umano, ossessionati dal delirio di onnipotenza e dalla voglia di schiacciare non solo i più deboli, ma anche di eliminare quelli che sono scomodi e che cercano di creare una realtà sociale pulita, limpida, onesta.
Francesco Di Leva ha realizzato tutto in massima economia e con un budget davvero ristretto: infatti, la peculiarità è che si tratta di un video selfie. In un’epoca in cui ognuno di noi vive in simbiosi con il proprio smartphone, pronto a fotografare ogni attimo, Di Leva ha ben pensato di estendere tutte le modalità del selfie al suo “MaLaMèNTI”; e poiché, come in precedenza accennato, il budget di produzione era davvero scarso, a dare alle immagini l’effetto cartoon è stata un’app che contiene l’effetto solarizzato. Infatti, per raccontare questa criminalità, il produttore si è ispirato al mondo dei fumetti, esasperando il concetto di delirio di onnipotenza.
Tutto quello che avviene esattamente nella realtà: un video selfie che è volto a immortalare alcuni dei momenti salienti della vita di due pazzi malavitosi soggiogati dalla sete di potere e di onnipotenza. Quel selfie che viene usato quotidianamente dai giovani e dagli adulti con i più strambi effetti, che fissa un outfit particolare, un bacio speciale, un sorriso raggiante, viene trasportato da Francesco Di Leva in uno scenario naturale macchiato di criminalità.
Abbiamo fatto una piacevole e intensa chiacchierata con Francesco Di Leva che ha deciso di rilasciarci alcune dichiarazioni.
Come nasce l’idea di dare vita al cortometraggio “MaLaMèNTI”? E qual è il messaggio volto al pubblico?
« Il cortometraggio nasce quando stavo girando “La stoffa dei sogni” di Gianfranco Gabbiddu sull’isola dell’Asinara in Sardegna e dormivo con Ciro Petrone, uno degli attori di Gomorra. Guardandoci mi sono chiesto cosa ci facciano sull’isola dell’Asinara due spregiudicati con la mania dell’onnipotenza e con la voglia di voler prevalere sempre sugli altri e accaparrarsi sempre tutto. Poi l’idea si è sviluppata perché sono un attento osservatore: credo che i due protagonisti, Ciccio “‘o pazz” e Ciruzzo “pesce bello” possono rappresentare Trump e Kim Joung-un i quali cercano di prendersi tutto. La vera domanda del cortometraggio è ” Se voi prendete tutto e noi cittadini del mondo vi lasciamo fare tutto, ma da soli cosa siete in grado di fare?” Tra le altre “MaLaMèNTI” si allarga su più orizzonti: nel linguaggio e nella modalità si rifà al “Calapranzi” di Pinter che è un’opera teatrale; ma comunque è un corto ad ampio respiro sulla società. Basti pensare al fatto che i due protagonisti sono soli sull’isola e pur di prevalere su qualcuno decidono di prendersela con Severino l’asinello e Piero il cinghiale che sono due animali che realmente esistono: e difatti, ho subito pensato che nel mio cortometraggio i due animali dovessero scontrarsi con i due protagonisti. Con il mio lavoro non voglio dare un messaggio al pubblico, ma voglio semplicemente offrire uno spunto di riflessione, un dibattito su tematiche odierne; voglio che la gente si ponga domande e cerchi di rispondersi ragionando su quanto ha visto. Avevo semplicemente voglia di raccontare a tutti i costi l’ostentazione di potere. »
Nella realtà odierna che viviamo, il selfie è un must per persone di tutte le età. L’originalità del suo cortometraggio è essenzialmente questa: cosa lo ha spinto a realizzarlo in questo modo?
«Nella società a noi contemporanea il selfie predomina: tutto il mondo si fa i selfie e si autoscatta. Poiché avevo il desiderio di stare in scena ho pensato di “videoselfarci”: il 70% del cortometraggio è un videoselfie, che vede protagonista me e Ciro Petrone. Tecnicamente è sempre un campo a due; sono dei piani sequenza che registro io con la mano in quanto sono contemporaneamente attore e operatore.»
Perché la scelta di usare l’effetto cartoon?
«Ho scelto questo effetto perché ho immaginato di realizzare un cortometraggio a respiro western: infatti a un certo punto viene inscenata una battaglia. Mi piaceva l’idea di mostrare dei colori caldi e forti: più che effetto cartoon, è un “effetto solarizzato” in quanto ho potuto creare immagini di tramonti bellissimi e profili simili a quelli rappresentati nei fumetti. Tutto sommato si tratta di una favola nera, rock; è un “c’era una volta”; non c’è niente di violento, non ci sono pistole e a uccidere sono solo le mani. »
Terra nera e Parallelo 41 sono due associazioni che nascono in due quartieri periferici di Napoli Est. Lei e le persone che hanno collaborato alla realizzazione di questo progetto avete duramente lavorato e ottenuto la partecipazione alla settimana internazionale della critica di Venezia: cosa significa questo per voi?
«Ho avuto modo di conoscere Antonella Di Nocera sin dall’inizio della mia adolescenza: quello che mi ha sempre colpito di lei è stato il suo perseverare nelle idee che ha sempre sostenuto; per lei l’arte prima di tutto e questa è sicuramente la sua componente più bella. Tra me e lei c’è stato un confronto di idee che ci ha permesso di realizzare “MaLaMèNTI” a cui hanno duramente lavorato anche il montatore Gianluca Paoletti, Stefano Grosso al mix audio, Francesco Forni ha realizzato le musiche originali. Quel che è certo è che io non mi aspettavo di arrivare a Venezia: questa cosa mi rende estremamente felice in quanto rappresenta un segnale per le nuove generazioni che devono mettersi in gioco anche se con risorse esigue. Il mio lavoro è un videoselfie girato con il telefonino, un cartone animato, realizzato con un budget ridotto e sovvenzionato dal MiBACT che ha creduto in me e nella mia squadra: tutto ciò dà spunto alla sperimentazione e all’esigenza di farsi avanti nel raccontare qualcosa.»
Ci sono altri progetti in cantiere?
«Voglio girare il mio prossimo cortometraggio rigorosamente con il telefonino. La storia la sto scrivendo insieme a Davide Morganti e Adriano Pantaleo e ancora una volta vuole creare domande e non è reale. Il protagonista è un bambino di 7 anni, nonché mio figlio: è ambientata tra Napoli e New York e mi immagino una Napoli nel 2050. Siamo alla ricerca di una produzione che accompagni questo progetto.»
Arianna Spezzaferro