La stagione 2017/2018 non poteva iniziare meglio di così per Mauro Icardi, quattro reti (due doppiette) nelle prime due giornate di campionato e la – forse definitiva – consacrazione giunta dalla stampa e dal panorama calcistico italiano. Spesso criticato ingiustamente dalla tifoseria, forse più per il carattere un pò scontroso ed immaturo, quest’anno l’argentino sta dimostrando di essere la vera pedina di riferimento nell’11 nerazzurro. Adesso è a 82 reti ufficiali con la maglia dell’Inter, che farebbe bene a blindarlo per i prossimi anni, considerando che di attaccanti con le sue caratteristiche ce ne sono pochi in giro.
Sempre più leader, sempre più capace di caricarsi la squadra sulle spalle, il bomber argentino sta trascinando a suon di gol i nerazzurri verso quella che potrebbe tramutarsi in una stagione più che positiva sul piano del posizionamento finale in classifica. In effetti, erano anni che l’Inter non partiva così bene espugnando, tra l’altro, lo Stadio Olimpico di Roma e, visto l’entusiasmo generato dai risultati della macchina spallettiana, c’è già chi comincia a parlare di Champions assicurata.
Certo è che, ferma restando la concorrenza di buone squadre come Milan e Roma, con un Icardi così, sognare è lecito. Il profilo dell’argentino incarna sempre di più quello del bomber di razza di cui ogni squadra avrebbe bisogno, in grado di risolvere le partite con improvvise giocate da vero 9 e dotato di quel carisma che rende la squadra più sicura, più serena, consapevole del fatto di avere un attaccante in grado di sbloccare il gioco e la partita da un momento all’altro. Questo il motivo per cui i compagni lo cercano, lo servono il più possibile, cercando di metterlo più volte in condizioni di segnare o comunque di creare spazi per i due temibilissimi esterni d’attacco.
Non poco ha contribuito la filosofia calcistica di Spalletti alla, seppur momentanea, esplosione del capitano nerazzurro. Il tecnico toscano, che già in passato ha saputo dimostrare di avere un feeling particolare con i suoi attaccanti, ha costruito una squadra attorno a lui, esaltandone le doti tecniche e fisiche, sfruttate il più delle volte per finalizzare le azioni che partono dalla trequarti o dalle due fasce. Peraltro, l’ex allenatore della Roma vede in lui ampi margini di migliroamento, che potrebbero trasformarlo in un centravanti ancora più completo dell’uomo da area che rappresenta. Spalletti preferirebbe, infatti, che Icardi partecipasse di più alla manovra di impostazione e al palleggio sul quale si fonda il suo gioco, tale da permettere alla squadra di accompagnare l’azione offensiva con più uomini ed avere più chance di concludere a rete. Al resto penserebbe, poi, la sua forza fisica, la sua non trascurabile tecnica, il suo senso del gol e la sua bravura nel gioco aereo: la seconda rete messa a segno contro la Fiorentina nella prima di campionato parla da sé.
Ma a parlare per Maurito sono anche i numeri: Icardi possiede una media di 2,4 tiri a partita, di cui una buona parte viene trasformata in gol. Per di più, la vena realizzativa del numero 9 è indubbiamente rafforzata dalla sua capacità di trasformare in oro tutti i palloni che gli giungono, anche quelli meno o difficilmente gestibili. L’esempio perfetto si è avuto sabato sera all’Olimpico di Roma. Se in occasione del primo gol è da apprezzare la sua bravura nel rimanere sul filo del fuorigioco e nel riuscire a stoppare e successivamente a calciare in porta la non perfetta palla di Candreva, il secondo gol è da inserire nel manuale del centravanti: il pallone di Perisic è un pò arretrato rispetto alla sua posizione in area di rigore, ma Maurito, girandosi in un fazzoletto, riesce a scaraventare la palla alle spalle di Allisson, lasciando sul posto i suoi marcatori e spiazzando il portiere.
Nel percorso di crescita che ha accompagnato Icardi negli ultimi anni un ruolo importante è stato rivestito anche dalla consegna della fascia di capitano nella stagione 2015/2016, che ha contribuito alla sua crescita soprattutto dal punto di vista mentale. Tralasciando qualche piccola caduta di stile, come la pubblicazione della biografia contenente alcuni accenni al difficile rapporto con i tifosi e la consequenziale rimozione dei citati passaggi su ordine della società, il bomber sembra aver intrapreso la strada della maturità ed essersi finalmente allontanato dalle luci dei riflettori e dai pettegolezzi di gossip che nei primi tempi tanto lo riguardavano, e rivelatisi, in fin dei conti, solo meri fattori di disturbo per la sua maturazione professionale. La fascia è segno di responsabilità e di sacrificio per la propria squadra, e può generare in un calciatore degli stimoli nuovi che possono tradursi in prestazioni di alto livello. Mauro sembra averlo compreso, e sembra muoversi sempre di più nella direzione giusta.
Insomma, dopo le giocate di queste prime battute di campionato e aggiungendole a quelle delle scorse stagioni, sembra proprio che Icardi possa essere annoverato senza ombra di dubbio tra i più forti attaccanti della storia dell’Inter, tra i quali sarà sicuramente ricordato nei prossimi anni per il numero di gol che, di questo passo, raggiungerà. Oggi, Maurito da Rivero può finalmente essere considerato il condottiero dell’Armata nerazzurra, il trascinatore che mancava e che potrebbe riportare l’Inter in Champions dopo 6 anni di assenza.
C’è a chi, per il vizio del gol, per la decisione e la confidenza in area di rigore, ricorda Christian Vieri. Si, proprio lui, il centravanti storico dell’Inter, che, tuttavia, nulla è mai riuscito a vincere con la casacca nerazzura. Non c’è dubbio che a Icardi faccia piacere essere paragonato a Bobo Vieri, un pò meno piacevole sarà per lui chiudere un giorno l’esperienza all’inter senza vittorie. Pertanto, sarà il campo e i risultati a dirci se il suo nome potrà essere associato ad un importante trofeo, che in casa Inter manca da anni.
Amedeo Polichetti