Trattare un argomento come quello dello spreco alimentare vuol dire trovarsi di fronte a uno dei paradossi più grandi della nostra epoca.
La Fao, organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura stima che ogni anno si sprechino 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, ovvero un terzo della produzione totale destinata al consumo umano. Paradosso dicevamo poiché non c’è nulla di logico in tutto questo se pensiamo che nel mondo più di 795 milioni di persone soffrono la fame. Basti sapere che nei paesi industrializzati sono 222 i milioni di tonnellate di cibo sprecato, una cifra enorme quasi alla pari dell’intera produzione alimentare dell’Africa Subsahariana (230 milioni di tonnellate).
In Europa i paesi che noi italiani consideriamo come i più avanzati e i più civilizzati, paradossalmente, risultano essere i maggior “spreconi”. Finlandia, Regno Unito, Germania, Paesi Bassi, Danimarca e Norvegia sono le nazioni in cui la quantità di cibo che va a finire nella pattumiera supera spesso i 500 Kg a persona all’anno. In Italia invece sono “soltanto”, passateci il termine, 149 i Kg di prodotti alimentari pro capite sprecati.
Paragonata ai paesi nord europei l’Italia, grazie anche alla recente Legge Gadda che incentiva l’uso consapevole delle risorse e la sostenibilità ambientale, è una delle nazioni che spreca meno cibo. Ciononostante, analizzando i dati forniti da Last Minute Market in collaborazione con l’Università di Bologna, scopriamo che nel Bel Paese sono 15,5 i miliardi di euro spesi per il cibo sprecato, pari allo 0,94% del Pil.
I quattro quinti di questa perdita (12 miliardi di euro) avviene dentro le mura domestiche, mentre nella sola filiera (dai campi alla produzione industriale) sono 3,5 i miliardi di euro sperperati. Certo è che gli italiani sono molto sensibili ai problemi legati al cibo e lo si può capire dai dati forniti dall’Osservatorio Waste Watcher: 7 persone su 10 conoscono la legge Gadda, il 91% degli italiani reputa molto grave la questione legata allo spreco alimentare e infine l’81% è consapevole del fatto che il cambiamento deve avvenire nelle proprie famiglie.
Oltre all’impatto negativo sull’economia lo spreco di cibo presenta gravi conseguenze anche a livello ambientale. Secondo il rapporto Food Wastage Footprint: Impact on Natural Resources della Fao per produrre il cibo poi non consumato sprechiamo un volume d’acqua pari al flusso annuo del fiume russo Volga e utilizziamo 1,4 miliardi di ettari di terreno disperdendo nell’atmosfera qualcosa come 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra. Tutto questo ovviamente ha anche delle ripercussioni economiche dirette che si quantificano in 750 miliardi di dollari l’anno.
Ridurre lo spreco di cibo quindi vuol dire anche e soprattutto salvaguardare l’ambiente. C’è una soluzione a tutto questo? Cosa possiamo fare nel nostro piccolo per cambiare questa situazione? L’Adoc, Associazione Difesa Orientamento Consumatori, ha pubblicato 10 semplici regola da poter seguire per ridurre lo spreco di cibo nelle nostre abitazioni. Eccole di seguito:
- Compra solo l’essenziale preferendo la qualità alla quantità. Meglio una tavola meno imbandita, ma più saporita!
- Se hai avanzi nel frigo cerca di riutilizzarli nella preparazione di altri piatti.
- Utilizza al meglio il congelatore. Se ne possiedi uno surgela i tuoi avanzi di cibo e utilizzali come porzioni monoposto.
- Prova ad acquistare meno e più spesso ciò di cui hai bisogno.
- Gli avanzi, se in buone condizioni, possono essere donati alle associazioni di assistenza per i più bisognosi.
- Al momento dell’acquisto evita le offerte promozionali illusorie come i 3×2. In questo modo si acquista e si spende più del necessario.
- Riponi le verdure nella parte bassa del frigo per evitare che ammuffiscano. Per la frutta il metodo migliore di conservazione è a temperatura ambiente. E’ sempre opportuno mantenere separata la frutta e verdura che si intende consumare a breve da quella che si intende conservare più a lungo.
- Il pesce, se fresco, si può conservare in frigorifero per un paio di giorni al massimo oppure può essere anche congelato. Esso deve essere sistemato in posizione intermedia nel frigo opportunamente avvolto in pellicola trasparente o in contenitori chiusi. I molluschi devono essere riposti in un piano intermedio in contenitori che ne garantiscano l’isolamento dagli altri cibi per evitare eventuali scambi di batteri.
- Ridurre o moderare le porzioni da servire.
- Mangiare lentamente permette una migliore digestione e rende possibile gustare più portate.
Questi sono solo alcuni dei numerosi consigli che possiamo trovare in rete. Prima di tutto, però, crediamo che la cosa più importante da fare per affrontare questo annoso e dannoso problema sia diventare consapevoli del fatto che le risorse naturali da cui traiamo il nostro cibo non sono infinite.
Con la popolazione mondiale in continuo aumento, con i sistemi di agricoltura industrializzata che distruggono la fertilità dei terreni e che stanno facendo esaurire le riserve d’acqua dolce e con le enormi quantità di cibo sprecato suddette, abbiamo pochissimo tempo per cercare di cambiare rotta.
Vero è che la legge Gadda sopracitata rappresenta un passo importante per l’Italia ma, come di fronte a qualsiasi problema, sono la coscienza del popolo e il buon senso accompagnato dalla conoscenza ad essere le vere armi per il cambiamento.
Marco Pisano
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