“La storia che vogliamo” è la mostra che ci racconta il sogno di un passato diverso, che ci ricorda che un’altra via percorribile esisteva, sebbene noi l’abbiamo ignorata. È la mostra che insinua nell’animo di chi la guarda non solo il rimpianto di aver contribuito nella costruzione delle fondamenta di un secolo fallimentare, ma anche il desiderio di poter trasformare il sogno evanescente di un passato diverso in una realtà concreta per il nostro domani.
Inaugurata il 26 maggio presso via San Pasquale (Benevento), la mostra resterà aperta gratuitamente fino al 30 giugno. Gli ideatori di quest’evento che coraggiosamente ambisce a parlare alle coscienze di tutti sono i ragazzi del servizio civile della Cittadella della Carità di Benevento insieme a Caterina, Nunzia, Rita e Stefano. Sarà possibile, inoltre, effettuare una visita guidata a titolo gratuito tramite appuntamento telefonico, chiamando la segreteria della Cittadella della Carità (0824 2558).
Quando pensiamo alla storia, possiamo farlo sulla base di due concezioni. Potremmo infatti parlare della storia come di un movimento rettilineo, che guarda avanti, tendendo verso il futuro, senza che vi siano possibilità di ritorcersi su se stesso, in linea con quell’idea positivista (o menefreghista?) sulla quale si erge la cultura contemporanea. Oppure scegliere di guardare lo scorrere del tempo come un movimento ciclico: un eterno ritorno degli eventi che insinua la possibilità di un capovolgimento della storia, di un progresso che, giunto al culmine, precipiti vertiginosamente verso il suo punto più basso.
Se osserviamo il corso della storia, uno sguardo superficiale sarà sufficiente a smentire quella concezione positivistica del tempo basato sulla sistematicità, sulla regolare progressione degli eventi.
Papa Francesco, a proposito della 51esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni, sostiene che “la vita dell’uomo non è solo una cronaca asettica di avvenimenti, ma è storia, una storia che attende di essere raccontata attraverso la scelta di una chiave interpretativa in grado di selezionare e raccogliere i dati più importanti. La realtà, in se stessa, non ha un significato univoco. Tutto dipende dallo sguardo con cui viene colta, dagli ‘occhiali’ con cui scegliamo di guardarla: cambiando le lenti, anche la realtà appare diversa. Da dove dunque possiamo partire per leggere la realtà con occhiali giusti? Per noi cristiani, l’occhiale adeguato per decifrare la realtà non può che essere quello della buona notizia”.
Così, i ragazzi del servizio civile della Cittadella della Carità di Benevento, insoddisfatti di questa storia che non gli appartiene, hanno indossato le lenti della pace e allestito una mostra che, oltre ad essere un’indagine storiografica, è anche un mezzo “per promuovere nuove strategie d’intervento, impegno sociale e politico, incentrate non sulla guerra, la violenza e l’esclusione (parole e concetti ridondanti nella nostra epoca) ma sull’idea della Pace e di tutte le sue sfumature pratiche”.
I ragazzi del servizio civile, assurgendo al loro compito di servire lo Stato all’insegna della non-violenza, hanno costruito una sezione della mostra in cui è possibile trovare notizie inventate che raccontano una realtà mai esistita, ma che avrebbe potuto esistere se le azioni degli uomini del XXI secolo fossero state diverse da quelle effettivamente compiute. Notizie che avremmo voluto leggere sui giornali, sentire al telegiornale, tutte orientate verso la pace, la fratellanza, la solidarietà, per la salvaguardia di ciò che ci rende uomini: un’umanità che sembra essere sempre più seriamente compromessa. In queste notizie, leggiamo la responsabilità che cade sopra di noi, sopra le nostre piccole scelte quotidiane, scelte che siamo chiamati a compiere per decidere da che parte della storia stare, quale parte del mondo salvare.
Continuare a sognare un passato diverso o costruire oggi un futuro migliore?
“Gli studiosi la chiamano storia controfattuale, perché siamo noi ad immaginare come sarebbe andata la storia prendendo scelte diverse. Solitamente non si impara a scuola, eppure noi operatori di pace la riteniamo una lezione importante! Un racconto inventato di come ‹poteva andare› ci aiuta a dire meglio il nostro ‹può andare diversamente› d’ora in poi,
Oggi, con i migranti di tutto il mondo, abbiamo scelto di essere welcome, perché non si ripeta una Norimberga per tutti i morti del Mediterraneo e del deserto e non ci si chieda dove fosse l’umanità nel 2017. Un’umanità c’era, era quella che lottava in modo non-violento per affermare il suo welcome contro ogni muro.”
Sonia Zeno