disturbo quarantena
Fonte: https://psiche.cmsantagostino.it/2018/09/21/cosa-fare-disturbi-alimentari/

L’emergenza globale nata per la diffusione della Covid 19 ci ha costretti a delle limitazioni così drastiche da ridisegnare ex novo i confini della nostra libertà. La Fase 1 ci ha costretti a 56 giorni di quarantena ed è stata dura per tutti: per chi ha dovuto combattere in prima linea contro un nemico sconosciuto; per chi ha continuato a lavorare (pur timoroso del contagio) per assicurare la fruibilità dei beni di prima necessità; per chi era a casa, con i soldi che intanto diventavano sempre meno e con l’ansia del futuro. Tutti gli altri? Anche loro a casa, chiusi in quattro mura, a fare i conti con sé stessi.

Se un po’ tutti hanno notato (tra i sintomi più comuni) un aumento di ansia e ipocondria, il sopraggiungere di strani sogni o un grande senso di frustrazione, chi già da prima doveva fare i conti con un disturbo psichico non se l’è passata di certo meglio.

Le confortevoli mura domestiche possono tramutarsi in una prigione, una vera trappola mortale per chi è costretto alla quarantena con i pensieri intrusivi di un disturbo del comportamento alimentare. Per comprendere la quotidianità di una persona affetta da un DCA basta immaginare la sua testa come divisa in due parti: nella prima c’è il suo vero “io” con tutta la sua complessità emotiva, con tutti i drammi, le speranze, le gioie e i tormenti che ogni giorno le offre. Nella seconda invece si è rintanata una pulce che le sussurra di continuo che forse, senza di lei, il mondo potrebbe girare meglio. Ogni giorno si trasforma in una lotta che ha come obiettivo l’evitare di soccombere alle negatività, il rendere sempre più evanescenti le ossessioni proprie del disturbo e il cercare di rafforzare la propria voce. La solitudine e l’isolamento sono gli ambienti fertili per il progredire della malattia, non-luoghi in cui l’io galleggia senza armi a sua disposizione; e la quarantena ha offerto proprio questo.

Iniziamo a sfatare qualche mito: l’anoressia non è la dieta estrema di chi, da grande, vuole fare la modella; l’anoressia è il disturbo alimentare che promette il controllo. Quando tutto cade a pezzi, quando niente sembra avere senso o semplicemente quando si ha troppa paura di affrontare un ostacolo, lei è lì e offre un grande senso di calore e di accoglienza. Dà l’illusione di essere un pilastro ben saldo che permette al resto del corpo di non cadere a pezzi, frantumato dalle oppressioni della vita esterna, e lo fa radicandosi nel profondo, fino a confondere la sua identità con quella di chi la sta ospitando. Questo senso di conforto è paradossale e pericoloso poiché si genera da una serie di ossessioni atte al controllo del proprio fisico e della propria vita privata, seppur sia questo illusorio e fallace. Se normalmente una passeggiata all’aria aperta, un’uscita con gli amici, un confronto con un proprio caro o con uno specialista poteva sminuire e ridurre la portata della voce anoressica, in quarantena tutto questo è venuto meno, lasciando da solo chi è affetto da questo disturbo, con la sua testa affollata.

Le ansie e le insicurezze nate dalla pandemia confluiscono in quelle della vita quotidiana, fino a straripare e schiacciare il pensiero razionale. Quale, se non questo, è il momento migliore per ricominciare (in caso di miglioramento) o acuire (se nel pieno della malattia) le solite ossessioni? E rieccole lì: il conteggio delle calorie, la continua sfida sulla bilancia, le restrizioni alimentari.

Tra tutte, l’iperattività è stato il sintomo più invadente. Chi soffre di un disturbo alimentare difficilmente si rilassa, perché non sente di meritare del riposo quale forma di piacere. Pretende di essere produttivo continuamente e con risultati eccezionali, pena l’autoderisione che grava sul desiderio di annullarsi. La quarantena, dal canto suo, ci ha letteralmente bloccati, dando un improvviso punto alle nostre vite frenetiche. L’ansia che ne deriva ha abbracciato tutti e ci ha fatto mettere in discussione. Nel mondo dei social sono spopolati i meme su quanto, a fine quarantena, ci saremmo ritrovati tutti ingrassati sia per la vita sedentaria che per la classica fame nervosa. Un soggetto affetto da anoressia (e anche chi soffre di vigoressia) reagisce in modo irrazionale alla paura di poter prendere peso. Vista la privazione della consueta attività fisica, il pensiero va a cadere sempre lì, fisso: come brucio quelle poche calorie che ho ingerito? Come posso continuare a mantenere la mia forma fisica atletica? Il risultato sono ore e ore di esercizi, sicuramente non indicati, dato il quadro clinico.

La bulimia e il binge eating mostrano un’altra faccia della medaglia. Qui a diventare opprimente è la fame nervosa che non presenta alcuna via d’uscita. Questi DCA spezzano e fanno a brandelli la forza di volontà ancora una volta tramite false promesse: in cambio di uno stomaco pieno regaleranno una soave pace interiore. Il problema è che non è mai così, perché a seguire ci saranno sempre quei fortissimi sensi di colpa che scavano l’anima e lasciano solo un grande senso di fallimento. Il disturbo dell’alimentazione legato alla fame vorace è approssimativamente comparabile (e spesso accompagnato) alla dipendenza da alcol e droga e proprio tutte queste piaghe hanno luogo fertile in quarantena, nel sicuro nascondiglio della propria abitazione. Mentre gli italiani panificavano continuamente saccheggiando i lieviti al supermercato, c’era chi, tra le mura domestiche, si ingozzava di cibo spazzatura o faceva uso di stupefacenti, perdendo completamente la bussola e qualsiasi rapporto con la realtà. La quarantena ha contribuito a sfasare le giornate e il loro ordine, ha confuso le ore e le settimane dando quindi un contributo alla creazione di una realtà “altra”, un’appendice alla vita quotidiana in cui poter dar foga agli impulsi.

La Fase 2 è una ritrovata boccata d’aria, ma anche il momento in cui dover affrontare tutti i problemi emersi in isolamento. La quarantena ci ha permesso di comunicare con noi stessi, ci ha spiattellato la nostra essenza e la nostra consistenza, senza distrazioni né la possibilità di rintanarci in una comune routine frenetica che ci riempie la mente di pensieri nati da stimoli esterni. L’isolamento genera il desiderio di isolamento e chi soffre di un disturbo dell’alimentazione deve ora ritrovare la forza di ritornare man mano in quegli ingranaggi quotidiani e abbandonare (se ne è ricaduto) tutti gli atteggiamenti disfunzionali assunti in quarantena.

Alessia Sicuro

Alessia Sicuro
Classe '95, ha conseguito una laurea magistrale in filologia moderna presso l'Università di Napoli Federico II. Dal 2022 è una docente di lettere e con costanza cerca di trasmettere ai suoi alunni l'amore per la conoscenza e la bellezza che solo un animo curioso può riuscire a carpire. Contestualmente, la scrittura si rivela una costante che riesce a far tenere insieme tutti i pezzi di una vita in formazione.

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